“Le macchine sono un prolungamento del corpo”, lo diceva Leonardo Da Vinci il quale attraverso la sua geniale ricerca scientifica che sconfinava nelle arti come la pittura, l’architettura e persino la ricerca musicale, il corpo umano lo aveva studiato, eccome.
Non solo attraverso i suoi celebri schizzi anatomici, ma la plasticità e l’elasticità dei movimenti lo avevano da sempre affascinato. Non a caso la tridimensionalità dei suoi quadri era proprio creata dalle linee dei corpi che dipingeva.
“Corpi e macchine vive capaci d’amore” afferma Giulia Stacciali ex ginnasta e campionessa olimpionica prestata alla danza, che dal 1995 dirige con instancabile passione la compagnia dei “Kataklò”, ormai conosciuta a livello internazionale per avere sviluppato un nuovo linguaggio scenico, definito “phisical theatre”, nel quale ginnastica, acrobazia e danza si mescola magicamente con il teatro.
Ed è proprio alla figura di Leonardo Da Vinci che i “Kataklò”, il cui nome deriva dal greco e significa letteralmente “io ballo piegandomi e contorcendomi”, dedicano il loro nuovo spettacolo intitolato “Love machines” e che andrà in scena dal 4 al 14 novembre al Teatro Ciak Webank – Fabbrica del Vapore di Milano.
Un piccolo anteprima dello spettacolo è stato dato al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, che ha collaborato alla realizzazione dello spettacolo seguendo un percorso avviato già da tempo dal Museo, di impegno nella ricerca e nella sperimentazione di nuovi linguaggi per incrementare l’interesse e la partecipazione del pubblico con attività in grado di promuovere e sviluppare la cultura scientifica.
Quale è dunque il collegamento tra lo spettacolo “Love Machines” e la figura di Leonardo Da Vinci?
Premesso che l’obiettivo principale, a detta degli interessati ovvero sia della compagnia che della direzione del Museo non era quello di confezionare un lavoro didascalico sull’opera di Leonardo Da Vinci bensì un prodotto che in qualche modo facesse riflettere sulla ricerca di questo personaggio, la coreografia si basa su una drammaturgia molto semplice ma efficace.
“Il punto di partenza è stato uno studio sui piani inclinati – spiega la Staccioli – ho fatto lavorare i miei ballerini su delle strutture in legno a forma di triangolo, sulle quali per quasi due anni si sono esercitati a compiere delle evoluzioni. La sfida era quella di capire come il corpo potesse compiere dei movimenti in questa situazione di precarietà. Danzare su un piano inclinato non è cosa facile. Una piccola variazione dell’inclinazione mette in difficoltà l’atleta danzatore. Cambia il suo punto di vista ma anche quello dello spettatore”.
Nella costruzione dello spettacolo Giulia Staccioli, che da anni si avvale della collaborazione di Jessica Gandini, ha tenuto d’occhio una massima che Leonardo Da Vinci ha fatto da sempre sua: non fermarsi mai davanti ai limiti.
“ Me lo ha insegnato anche il mio maestro Moses Pendleton con il quale ho lavorato negli anni dei Momix - spiega ancora la ex ginnasta e coreografa – e del resto mio progetto si è proprio ispirato al pensiero di Leonardo il quale non si è mai voluto fermare davanti alle apparenze”.
Lo spettacolo diventa dunque simbolico, un racconto metafora durante il quale due personaggi, un uomo e una donna con due approcci completamente diversi nei confronti della vita, lui più aggressivo, lei più sensuale, si muovono in uno spazio atemporale.
Sembrano due esploratori del futuro in movimento su un pianeta che ancora non conoscono, alla ricerca di un nuovo vocabolario del gesto. Si avvicinano a forme diverse che non conoscono e all’inizio sembrano intimoriti. Intorno a loro, ad aiutarli in questa ricerca verso nuove forme di conoscenza, una piccola tribù di alieni, vestiti con costumi dai colori della natura che esaltano e mettono a nudo il corpo, al punto tale da indossare sulla testa delle calotte a forma di cervello.
Tutto succede sopra, attraverso e intorno a questa macchina scenica dell’amore sulla quale i danzatori atleti si arrampicano, compiono le più probabili evoluzioni, alla ricerca di una nuova conoscenza.
“Negli studi di Leonardo – conclude Giulia Staccioli ideatrice di questo nuovo spettacolo dei Kataklò intitolato “Love Machines”- non c’è solo scienza, ma anche e soprattutto cuore”.
Teatro Ciak Webank.it – Fabbrica del Vapore dal 4 al 14 novembre ore 21. domenica ore 16