Teatro

Andrea Burrafato e la sua 'scommessa' vincente in Sicilia

Andrea Burrafato e la sua 'scommessa' vincente in Sicilia

Il Direttore artistico di Scenica 2016 ci racconta i retroscena del festival, divenuto un 'must' di livello internazionale.

A Vittoria (Rg) è pronto il debutto di Scenica 2016 (clicca qui per maggiori dettagli), una quattro giorni all’insegna dell’arte e dello spettacolo, nelle sue più varie forme espressive, che quest’anno allieterà il centro storico della cittadina iblea dal 12 al 15 maggio.

Giunta ormai all’ottava edizione, la rassegna rappresenta un piccolo miracolo nel deserto di iniziative locali, distinguendosi per l’alto livello qualitativo degli spettacoli in cartellone e la forte carica innovativa che li contraddistingue. Un’ardua selezione compiuta con cura dal direttore artistico della manifestazione, Andrea Burrafato, cui abbiamo chiesto ulteriori notizie sull’evento e qualche ‘dritta’ sui nuovi traguardi culturali in ambito regionale ed oltre.

Osservando il calendario degli eventi in programma per il festival Scenica, l’impressione è quella di avere dinanzi un grande caleidoscopio, un contenitore di realtà artistiche varie e di forme espressive molto diverse tra loro, tutte valide ed innovative. Ma quali sono i temi conduttori della manifestazione, nel suo complesso?
Non è davvero possibile individuare un filo conduttore: il vero punto di forza dell’evento risiede proprio nella sua eterogeneità contenutistica e formale. A questa fa da pendant la strenua volontà di innovare l’offerta culturale, proponendo un cartellone di spettacoli esclusivi, mai visti prima nell’intero meridione. E pure la diversa commistione tra i vari generi artistici è appunto un elemento secondario, la risultante della selezione fatta a monte: qualche volta è stata rappresentata maggiormente la componente musicale, altre quella teatrale, circense, etc.

A proposito di circo. Tradizionalmente relegata in un ruolo di secondo piano, in quanto considerata quasi un’ arte povera, ‘da strada’, quella circense è una forma espressiva sempre presente nella programmazione dello Scenica Festival: puoi dirci di più in merito a questa scelta?
Bisogna distinguere il circo tradizionale, che nasce appunto come arte popolare e girovaga, adatto ad una fruizione estemporanea ed itinerante, dagli spettacoli circensi ‘da sala’, una sorta di evoluzione artistica dell’originaria modalità di rappresentazione, più conosciuta all’estero, ma poco presente sul nostro territorio. Quest’ultimo è anche il genere circense di cui è possibile fare esperienza nell’ambito di Scenica, così come del resto accade in molte altre rassegne di settore cui mi è accaduto di prendere parte: inoltre alcuni giovani dell’associazione Santa Briganti -organizzatrice dell’evento- possono vantare un’importante formazione in tal senso ed uno di loro ha una competenza specifica nel circo francese.

Il festival Scenica è giunto ormai all’ottava edizione: in che modo è nato il progetto iniziale e che cosa è variato nel tempo, dal punto di vista organizzativo?
Intraprendere un nuovo progetto è sempre una scommessa. All’esordio potevamo contare soltanto sulle compagnie a noi vicine; quindi, grazie all’incoraggiante riscontro di pubblico, il festival è cresciuto sia in termini di numeri, che di proposta artistica, divenendo ‘lo spettacolo’ più atteso a Vittoria e non solo. La programmazione si è gradualmente estesa fino a comprendere lavori più ‘difficili’, ma la struttura organizzativa e logistica rimane sostanzialmente invariata rispetto agli esordi e può contare su un gruppo di collaboratori forte e coeso.

Ti occupi anche della rassegna "Teatro Aperto" presso il Teatro Comunale di Vittoria: esistono punti di contatto con il festival?
Sono due contenitori diversi. La rassegna "Teatro Aperto" ha un taglio particolare, che guarda esclusivamente al teatro, e a quello contemporaneo, nello specifico. Scenica, in qualità di rassegna aperta ad un pubblico eterogeneo, si presta maggiormente alle sperimentazioni e consente grande libertà di allestimento.

Quali le barriere da superare nella ricerca teatrale, a tuo giudizio?
Purtroppo l’unico limite invalicabile, per una piccola associazione come quella di cui faccio parte, è rappresentato dalle restrizioni di budget. Con i finanziamenti pubblici riusciamo appena a coprire i costi necessari ai cachet. Non è facile concordare appuntamenti per date non suscettibili di variazione con artisti di livello internazionale. Avendone la possibilità economica, potremmo ancora estendere la strumentazione in nostro possesso, usufruendo così di mezzi più all’avanguardia in ambito tecnologico.

Occuparsi di arte, nel profondo sud, di solito, è cosa assai difficile. Hai incontrato particolari difficoltà nell’allestimento di un evento di simile portata?
È un dato di fatto: i colleghi operanti in realtà come la Toscana o il Lazio, ad esempio, sono di certo avvantaggiati. Le spese di viaggio per arrivare in Sicilia possono talora superare il compenso dovuto: risentiamo dell’ isolamento geografico legato alla distanza.

Hai notato anche un isolamento culturale? Legato al sentire comune?
Per niente. Allo Scenica festival possiamo contare su un pubblico di larghe vedute, estremamente aperto all’interscambio culturale e agli argomenti di frontiera. Sabato prossimo, ad esempio, avremo in scena “Fa’ afafine”, un lavoro teatrale di grande successo, che tratta il problema dell’identità di genere, vista con gli occhi di un bambino.

Si può allora dire che uno dei motivi ispiratori dell’allestimento sia l’arte come strumento di apertura verso l’altro e il ‘diverso’? A tal proposito, mi viene in mente il motto del festival, unito al logo della motoape: “Senza paura”.
L’apertura all’alterità, nelle sue diverse sfaccettature, è un punto cardine della presente edizione: oltre allo spettacolo appena citato, l’ultima giornata in calendario sarà dedicata per intero alle tematiche interculturali legate al fenomeno migratorio. In realtà, il motto “Senza paura” si riferisce, sin dalla prima edizione, ai notevoli ostacoli materiali da superare per la concreta realizzazione del festival.

Infatti aveva ben impressionato proprio il programma della giornata finale, presso il Centro di Assistenza Straordinaria di Gerico. Colpisce, in positivo, la presenza di numerose attività rivolte espressamente ai più giovani. Ritieni che l’arte -ed il teatro, in particolare- possano rivestire un ruolo importante nel percorso formativo dei ragazzi in fase di crescita?
È una nostra priorità. I laboratori teatrali per bambini e adolescenti sono, da sempre, un punto fermo tra le attività messe in campo dall’associazione Santa Briganti.

Pensi di occuparti ancora in futuro di questa manifestazione?
Sì, Scenica è nato con me e negli anni si è creato un forte legame affettivo.

Una nuova sfida o un progetto artistico che ti piacerebbe intraprendere prossimamente?
Questo festival è già una piccola bomboniera, un contenitore di talenti e creatività. Per il futuro sogno un’espansione dell’attuale operato in termini quantitativi: più spettacoli e un ampio pubblico, se possibile…dai due-tremila spettatori attuali a diecimila e più…

Ti senti di segnalare un lavoro da non perdere in ogni caso?
No, la varietà delle opere in programma è tale da rendere impossibile un consiglio: sono allestimenti pensati per target del tutto diversi tra loro.

Un ultimo augurio rivolto a quanti, in generale, amano il teatro?
Considerando il contesto locale, credo che il principale obiettivo, per la Sicilia, dovrebbe essere quello di abbattere ogni forma di isolamento: aprirsi al confronto, innanzitutto con le altre realtà isolane, spesso misconosciute, potrebbe essere il primo passo per costituire una rete virtuosa attraverso cui avviare operazioni artistiche più complesse.