Sullo sfondo il palazzo dei Dogi di Venezia. In scena dieci attori e due attrici accompagnati da tre cantanti. In scena You are my Destiny (Lo stupro di Lucrezia).
“All'inizio”, dice Angelica Liddell, “ho voluto parlare di desiderio, il potere del sesso sulla volontà; la mia intenzione era di capire Tarquinio”. Tuttavia Angelica si è addentrata nel personaggio così tanto e così bene che dalla comprensione pare essere arrivata ad amarlo. La storia di Lucrezia solitamente è letta come una vendetta per stupro, che ha portato alla fondazione della Repubblica romana. Angélica Liddell non propone una rilettura della leggenda in chiave femminista. Lungi dal tentativo di reinterpretare la sofferenza di Lucrezia, è la sofferenza di Tarquinio ciò a cui si rivolge la sua attenzione, in altre parole, alla sofferenza di un uomo. Non si concentra sull’aspetto politico, cerca un altro piano di lettura; non corregge o sostituisce una prospettiva maschile col punto di vista femminile, propone Tito Livio e Shakespeare come poeti, e se stessa altrettanto, ponendo l’accento sui moti e le rivoluzioni dello spirito.
Questo spettacolo sfugge a qualsiasi tentativo di classificazione. Angélica Liddell mette in scena i corpi e i testi, mette a nudo le anime e gli esseri viventi. You are my destiny (Lo stupro di Lucrezia) si basa sui versi di Tito Livio e Ovidio, prodromi del poema di Shakespeare, della pittura di Tiziano e dell'opera di Benjamin Britten. Questa tragedia è emblematicamente simbolo della caduta dei tiranni, così come degli abusi subiti dalle donne per mano di uomini. La figura di Lucrezia è usata per contrapporre il giusto e l'ingiusto, ma i moti dell'anima non hanno nulla a che fare con la giustizia, afferiscono piuttosto al caos dei sentimenti, alla comprensione della relazione tra desiderio e dolore. Mostrare la fragilità di un uomo al momento in cui viola una donna, non è una cosa da fare nella società soprattutto odierna e la nostra vita è improntata, almeno in apparenza, al giusto e al pulito, mentre i nostri desideri “sono fatti di fango”. A questo fango si rifà questo spettacolo, ma senza apparente giudizio.
Il teatro di Angélica Liddell è espressione della rabbia che la abita, di uno sguardo su nuovi orizzonti. Questo teatro declina parole di dolore, sonda le devastazioni della collettività. L'arte non è la legge, è un atto di catarsi individuale. L'atto di stuprare è atroce, ma nella lettura di Angélica non c'è nessun odio nell’amore, solo l'amore della bellezza. Lo stupro diventa non solo l’acme della fragilità, ma anche una prova d'amore.
Lo spettacolo è un po' in spagnolo, molto in italiano. I cantanti che lo accompagnano sono un formidabile trio ucraino in costume popolare. Cantano a cappella la Lucrezia di Handel e le canzoni popolari e religiose russe. You are my Destiny è anche una cerimonia. I dieci interpreti maschili in cui si scompone la figura di Tarquinio non interpretano, soffrono davvero. È azione pura, è un'invocazione.
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