Teatro

“Cicoria”

“Cicoria”

Teatranti per caso. Ascanio Celestini e Gaetano Ventriglia si conoscono, si frequentano, si parlano, si raccontano e così danno vita ad uno spettacolo quasi loro malgrado, senza una precisa intenzione ne’ un progetto di testo unitario. “Cicoria” è un testo che nasce e cresce insieme con il tempo che loro trascorrono insieme, discutendo di vita, di cucina, di emozioni e del loro comune interesse per Pasolini. Così, mezzo programmato e mezzo no, un po’ copione scritto e un po’ libero pensiero, un po’ colloquio e un po’ spettacolo, nasce la serata intitolata “Cicoria. In fondo al mondo, Pasolini”, presentata per la prima volta al Teatro Sant’Andrea di Pisa nel 1998. Lo spettacolo è una riflessione intermittente sul tema della morte che avvicina un padre (già trapassato) ad un figlio (nel momento del trapasso). L’espressione è popolare, il linguaggio è dialettale, ma il momento è delicato, i pensieri sono filosofici, i rimandi sono simbolici e i significati sono toccanti. Cicoria padre e Cicoria figlio sono la vita e la morte che dialogano come se ci fosse tra loro una continuità, un’omogeneità, una linea senza interruzione. In questo libro è maggiormente interessante la riflessione sull’origine e sullo stato attuale di queste forme di teatro per “attori solisti”. Il genere, ormai diffuso e noto anche al grande pubblico, fu praticato con grande successo da Gigi Prioetti, Dario Fo, Marco Paolini, Moni Ovadia, Paolo Rossi, Marco Baliani. Ma il libro è anche la storia di un attore: dai laboratori del teatro del Montevaso alla elaborazione di uno stile personale di teatro Ascanio Celestini ripercorre la sua carriera di artista scientemente incapace di dividere la vita dal teatro, incapace di “fare” teatro ma deciso e determinato nell’essere sè stesso “teatro”. Egli non costruisce spettacoli, egli “si offre” come spettacolo, per essere egli stesso racconto e narrazione. Ascanio non è personaggio ma è capace di evocare personaggi nella mente di chi lo ascolta. E’ il narr-attore. Il capitolo intitolato “L’identità e la memoria” analizza in modo chiaro e approfondito questa specifica forma di teatro che si è recentemente imposta, rivelando il curatore Soriani come brillante e fine studioso del panorama teatrale contemporaneo. Il libro non è un testo unitario ma un insieme di studi, riflessioni e materiali inerenti ad Ascanio Celestini e, in misura minore, a Gaetano Ventriglia. Vi si trovano infatti oltre al testo teatrale “Cicoria”, interviste, riflessioni, ricordi loro e di spettatori che videro lo spettacolo, recensioni, commenti. Il genere di teatro praticato da questi due autori-attori non è affatto nuovo, poichè si collega direttamente all’espressione prima e originale del teatro del narratore di strada, del cantore di gesta, dell’aedo, dell’affabulatore di corte, del racconto intorno al focolare domestico. E’ possibile ricondurre questa arte in regressione via via fino alle forme di teatro più elementari della tradizione occidentale: il parlare in pubblico con il suo relativo incantamento. Il libro curato da Simone Soriani si rivela ricco di stimoli e soffre forse solo di una eccessiva mancanza di costruzione e continuità secondo un andamento coscientemente frammentario e sapientemente intermittente, improvvisato, incostante; la scrittura è una aggregazione di pensieri e di idee, di ricordi e di immagini, senza rielaborazione, senza “confezione”, senza “sintesi”. Un libro particolare e fluido, così come una conoscenza durante un “lungo viaggio in macchina”, come “una chiacchierata tirando tardi a tavola” come uno spettacolo di Ascanio Celestini. Cicoria Del teatro di Ascanio Celestini e di Gaetano Ventriglia a cura di Simone Soriani Edizioni Titivillus 2006 Euro 14,00