Teatro

DECENNALE DELLE MUSE

DECENNALE DELLE MUSE

Era il primo novembre 1943 quando una bomba apriva uno squarcio nel soffitto del teatro delle Muse di Ancona, dove qualche mese prima era andata in scena Madama Butterfly. Anni di incuria da parte dei proprietari, poi il passaggio al Comune di Ancona e la decisione assurda di demolire l'interno, un teatro all'italiana con quattro ordini di palchi per mille spettatori. Quindi la ricostruzione lentissima successiva allo sventramento che salvava solo la facciata monumentale neoclassica e la riapertura, finalmente: era il 13 ottobre 2002.
A dieci anni la Fondazione Teatro delle Muse ha celebrato la ricorrenza con un'intera giornata di visite guidate, convegni, annullo filatelico speciale, pubblicazione di un volume fotografico che racconta dieci anni di allestimenti di opere liriche e un concerto serale.
Il programma si è aperto con la sinfonia di Nabucco, di cui Carla Delfrate alla guida dell'Orchestra Filarmonica Marchigiana ha sottolineato la forza romantica. Quindi ancora Verdi, La forza del destino: Dimitra Theodossiou ha interpretato Pace, pace mio Dio con spigolosità nella voce; il suo acuto resta potente ma il grave è spolpato e il centrale oscilla; una prestazione poco omogenea che convince appieno soltanto nella ripetizione del Maledizione finale.
Cambio di programma, repertorio belcantistico: Jessica Pratt, una regina del genere, dà una superba interpretazione di Ah tardai troppo... O luce di quest'anima da Linda di Chamounix di Gaetano Donizetti: la voce è morbida e sicura in acuto, limpido e luminoso. Il primo violino di spalla offre un'interpretazione commovente di Meditation da Thais di Jules Massenet, pagina assai intensa. Chiude la prima parte del programma Paolo Fanale, che ha ricevuto il Premio Corelli: il tenore cura le smorzature di Una furtiva lagrima a cominciare da un attacco personalissimo, inizio di una raffinata versione dell'aria.
Dopo l'intervallo la sinfonia di Norma, esaltata nella morbidezza degli archi dai tempi non serrati. Superba Jessica Pratt in Quel guardo il cavaliere dal Don Pasquale, ancora Donizetti: con So anch'io la virtù magica l'australiana incanta il pubblico per ironia e perfezione vocale. A seguire Macbeth di Verdi, il celebre preludio al primo atto e La luce langue con Dimitra Theodossiou. Chiude il programma, sontuosamente, una Carmela Remigio in forma smagliante con la Canzone del salice dall'Otello di Verdi; il soprano esalta le raffinatezze della partitura e ne scorre tutte le pieghe intime con una tecnica impeccabile che le consente di valorizzare al meglio la sua voce sempre espressiva. Due i bis: i quattro cantanti impegnati con Rossini ma poco udibili sopra l'orchestra e la sinfonia della Forza del destino, che era stata diretta da Riccardo Muti e suonata dalla Filarmonica della Scala dieci anni fa. Chissà perchè nulla in programma di Mozart: il suo Idomeneo segnò il ritorno della lirica alle Muse e molte sono state le opere del salisburghese allestite in queste dieci stagioni.
La Filarmonica Marchigiana ha mostrato di essere in gran forma e affiatata con Carla Delfrate. Pubblico numeroso e moltissimi applausi.