Teatro

Discarded-Rifiuti

Discarded-Rifiuti

Siamo tutti benpensanti, siamo tutti invasi dai nostri buoni sentimenti, siamo tutte persone per bene; siamo tutti pronti ad inorridire rispetto all’ingiustizia, all’indifferenza, all’egoismo. Ebbene, ecco un testo che ci smaschera: “Rifiuti” è una breve opera teatrale in due atti che mette in discussione tutte le nostre certezze di buoni cittadini. Tony Padilla, autore di origine cubana, tocca le nostre coscienze e mostra come di fronte ad un qualunque imprevisto che urta la nostra quotidianità andiamo immediatamente in crisi: ognuno di noi, imbattendosi in un problema che lo costringe a cambiare un programma, un’abitudine, un suo piccolo obbiettivo, si innervosisce, sfugge, si ribella, fino a perdere magari il senso delle cose, l’ordine di importanza dei valori, fino al punto da dimenticare l’etica della vita. Cosa fa l’uomo moderno di fronte ad un conflitto che tocca i valori fondamentali dell’essere ma che lo costringe a prendere una posizione? Siamo sicuri di non essere sempre schiavi del nostro egoismo? Esistono uomini migliori e uomini peggiori? La civiltà, il progresso, la modernità hanno davvero reso migliore l’uomo? Ecco tutte le domande nascoste in questa piccola grande opera teatrale. La vicenda narrata in “rifiuti” è di grande attualità: in un parco, anzi in Central Park (il parco al centro di New York e quindi al centro della capitale dell’impero della modernità), viene scoperto un neonato gettato in un cassonetto dei rifiuti. Il testo mostra i discorsi e gli atteggiamenti psicologici dei vari personaggi che casualmente si trovano di fronte a questo evento. Cosa fare di fronte ad una tragedia simile? Occuparsene? Dare l’allarme? Salvare il neonato? Ignorarlo? Scappare? Continuare la propria giornata e tornare in ufficio? Naturalmente è facile da spettatori pensare il meglio e ritenere di dover praticare il bene. Ma appunto come spettatori. E invece Tony Padilla dimostra che se proprio noi fossimo protagonisti di questa storia non è certo che il nostro agire sarebbe immediatamente a favore del bene. Più facile per tutti noi sarebbe abdicare, lavarsene le mani, tirarsene fuori, ritenersi estranei ed innocenti. Del resto mica lo abbiamo gettato noi il neonato nel cassonetto! Così pensò anche Ponzio Pilato, che più di ogni altro nella storia ci rappresenta nella nostra eterna mediocrità. Lo stile di scrittura, contemporaneo ed essenziale, parla il nostro linguaggio e ci fa davvero intravedere il nostro quotidiano, i nostri pensieri, la nostra fragilità, il nostro essere piccoli uomini feroci. Il testo non è estraneo ad una certa ironia e a tratti dal cinismo che investe ormai tutta la realtà che ci circonda e che è entrato inesorabilmente a far parte dell’uomo dal ‘900 in poi. Il libro è una splendida scoperta che dobbiamo a Leonardo Franchini, traduttore dell’opera, che rende sempre in maniera impeccabile un altro testo inedito nel nostro paese. Dopo la lettura, resta davvero la voglia di vedere quest’opera realizzata in teatro. Per le compagnie che fossero interessate alla messa in scena il testo è reperibile gratuitamente scrivendo a: [email protected]