Teatro

E DENTRO E' L'UNO, E DI FUOR L'ALTRO IO SENTO

E DENTRO E' L'UNO, E DI FUOR L'ALTRO IO SENTO

Spostato di qualche giorno per un'improvvida serata di pioggia, il concerto che portava in epigrafe proprio lo stesso titolo dato al Festival della Valle d'Itria 2012 si è infine tenuto nel chiostro del Convento di San Domenico, un luogo carico di storia e di arte collocato proprio nel cuore di Martina Franca, e da poco restituito alla fruizione pubblica dopo un opportuno restauro.
«Donna, il vostro disprezzo e 'l mio disdegno / son doppio mio tormento / e dentro è l'uno, e di fuor l'altro io sento» sono tre versi tratti dalle "Rime" di Torquato Tasso, i quali ben potrebbero adattarsi alla tormentata figura di Tancredi, l'eroe della "Gerusalemme liberata" le cui celebri pagine hanno trovato numerosi cantori musicali. Fra tanti, in particolare con Monteverdi il quale inserì nel VII° Libro dei madrigali la stupenda composizione a tre voci "Il combattimento di Tancredi e Clorinda", in assoluto una delle vette drammaturgiche della sua produzione; e nel bresciano Carlo Pallavicino (Salò ca. 1630 - Dresda, 1688), che scrisse per il teatro veneziano di San Zanipolo il melodramma "La Gerusalemme Liberata", portato in scena ai primi di gennaio del 1687. Il libretto approntato da Giulio Cesare Corradi in realtà appare svincolato dal poema tassesco, traendo ispirazione da esso solo nell'impianto narrativo e nei caratteri dei personaggi; ed omettendone poi interamente tutta la parte iniziale, sino a condurci direttamente all'assedio crociato di Gerusalemme con Rinaldo già prigioniero d'Armida. Sotto la scelta critica e l'accorta guida musicale di Antonio Greco è stata presentata al pubblico martinese una folta selezione di brani di questa partitura del Pallavicino, dando rilievo ai personaggi fondamentali della vicenda: vale a dire il condottiero Goffredo di Buglione e le due coppie di amanti, Tancredi/Clorinda e Rinaldo/Armida. La scelta musicale di Greco ha privilegiato in tal modo l'esecuzione di brani solistici oppure a due voci, palesatisi tutti di notevole qualità musicale, che dalla languida riflessione «Un'acerba rimembranza» di Goffredo giungevano nella scaletta sino ad arrivare alla lunare atmosfera ricreata da Clorinda in «Silenzi della notte», ideale premessa proprio a "Il combattimento di Tancredi e Clorinda" del cremonese posto a conclusione della serata. Opera ovviamente di ben superiore qualità, quest'ultima, che rendeva evidente come, al contrario della coppia Pallavicino/Corradi, Monteverdi prediliga e sappia esaltare al massimo grado il limpido lirismo del grande sorrentino. «Diedi di piglio al divin Tasso, come poeta che esprime con ogni proprietà & naturalezza con la sua oratione quelle passioni, che tende a voler descrivere»: questa infatti la precisazione apposta nella prefazione dei "Madrigali guerrieri et amorosi", da cui sono tratte queste splendide pagine.
Ma parliamo ora degli esecutori: dopo una luminosa esecuzione della "Sinfonia a V" dal  VII° Libro dei madrigali, il duttile ensamble barocco (archi, liuto, tiorba e spinetta) tratto dalle fila dell'Orchestra Internazionale d'Italia diretto con molta maestria da Antonio Greco ha accompagnato nelle pagine del Pallavicino le voci di alcuni partecipanti ai masters dell'Accademia del Belcanto Rodolfo Celletti: ed erano il soprano Michela Antenucci (Tancredi), Sara di Giampietro (Clorinda) e Maria Meerovich (Armida), il controtenore Ilham Nazarov (Rinaldo), il basso Emanuele Cordaro (Goffredo).  Nella pagina monte verdiana finale, il Testo era cantato dal tenore Matteo Falcier, mentre il tenore Giuseppe Cacciapaglia impersonava Tancredi e Sara di Giampietro Clorinda. Che dir di tutti loro? Che sono giovani molto bravi, molto entusiasti,  ed assai ben addestrati in quella grande fucina di talenti che è l'istituzione martinese.
Senza pretese registiche, Fabio Ceresa ha pensato una lineare 'mise en space' che desse una minima parvenza di rappresentazione scenica; la voce narrante di Sara Putignano ha collegato gli episodi musicali con una traccia narrativa, ora del tutto libera, ora basata sugli stessi versi tasseschi.