Questo curioso nome non si riferisce ad un basso turpiloquio, né ad un testo pornografico, ma ad un vero e proprio dramma individuale causato da questo imbarazzante cognome.
Il testo teatrale nella versione di Massimo Perrotta è tratto da un racconto di Sebastiano Addamo intitolato “Fine di una giornata” e con lo stesso titolo è edito da La cantinella edizioni catanesi.
La scrittura fine ed accurata riporta il dramma psicologico di una esistenza segnata da un cognome infelice che viene vissuto come una rinuncia totale ad ogni carriera, ad ogni possibilità, ad ogni speranza. Il signor Ficarotta è disarmato, esausto, depresso, incapace di combattere un pregiudizio insulso su un particolare della sua vita di cui egli stesso non ha colpa. Non vuole accettare di fingere, né di mascherare, né di cambiare il suo cognome; non è capace di reagire contro le convenzioni sociali, contro la superficialità. Non accetta la sfida della vita che a volte impone trucchi e trucchetti per la sopravvivenza. Ficarotta è un uomo rigido e orgoglioso e non trama, non escogita, non scende a compromessi. Quello è il suo cognome e la sua esistenza non può essere che nulla. La moglie lo rifiuta, le occasioni di lavoro si perdono, gli amici si distraggono, la vita si allontana.
La solitudine di un uomo che è vittima di convenzioni e condizioni esterne ed inevitabili è la cifra dell’esclusione dal gioco della vita che tante persone provano e subiscono per i motivi più diversi. Un testo brevissimo ma intenso.
FINE DI UNA GIORNATA
Sebastiano Addamo
Versione teatrale di Massimo Perrotta
Edizione La Cantinella Catania 2008
Euro 5,00
Teatro