La Confraternita preraffaellita fu costituita a Londra nel 1848 dai pittori Hunt, Millais e Rossetti, fra gli altri. Contro l'accademismo della cultura ufficiale e contro il convenzionalismo vittoriano e i mali della società industriale, i Preraffaelliti miravano al recupero di un'arte più spontanea e ispirata alla natura, che essi credevano di individuare nell'opera dei pittori del passato fino a Raffaello, da cui il nome della Confraternita. Di questi artisti, essi si proponevano di imitare non tanto lo stile, quanto la presunta aderenza alla natura, esigenza che si rivolve spesso in un teso, minuzioso realismo: una “confraternita della purezza”. Le tematiche delle opere oscillano fra soggetti di ispirazione contemporanea e soggetti storici, letterali e religiosi, influenzati dai Nazareni. I Preraffaelliti si ispiravano a un medioevo talora di prima mano (le tradizioni patrie, Dante e gli stilnovisti) ma non di rado filtrato attraverso la poesia dei romantici (Keats) o dei contemporanei (Browning).
Numerosi sono i richiami alla cultura italiana che caratterizzano tanti temi della poetica e dell'estetica preraffaellite: se in pittura essi guardavano con attenzione agi artisti emersi agli albori del Rinascimento italiano, in letteratura all'amore per Shakespeare si aggiungevano richiami di fortissima suggestione suscitati dalla poesia di Dante. Assume quindi anche un valore simbolico la collaborazione che si è avviata, in occasione di questa mostra, fra l'Ashmolean Museum di Oxford, custode di molte delle opere più significative dei Preraffaelliti (a partire dal lascito di Thomas Combe nel 1894), e la città dell'ultimo asilo di Dante, custode della sua tomba. Ulteriore suggestione quella legata a George Gordon Byron, ispiratore letterario di Rossetti e poeta amato dagli altri Preraffaelliti, il quale, proprio a Ravenna, nei mesi del suo legame con Teresa Guiccioli, visse a contatto con patrioti le cui idee assecondarono la decisione di raggiungere la Grecia, dove il suo slancio romantico avrebbe avuto il fatale epilogo di Mussolungi.
La sezione introduttiva della mostra è dedicata agli artisti del Quattrocento italiano: Taddeo di Bartolo, Gentile da Fabriano, Beato Angelico e Perugino fra gli altri. Infatti l'esposizione presenta un affascinante esempio dell'influenza dell'arte italiana sugli artisti britannici, i quali trassero ispirazione da numerose fonti italiane, dai poeti ai pittori, nelle cui opere intravedevano un'autenticità e una religiosità che mancavano all'arte inglese del XIX secolo; inoltre studiarono da vicino la storia, l'architettura ed i paesaggi italiani. Alcuni esponenti di spicco della Confraternita, come Rossetti (figlio di un esule italiano, un carboraro riparato in Inghilterra dopo i moti napoletani del 1820), non visitarono mai l'Italia; altri vi trascorsero lunghi periodi, come Millais (che visse a Firenze negli anni Sessanta dell'Ottocento) e Edward Burne-Jones e John Ruskin, che vi tornavano di frequente.
La seconda sezione è dedicata alle tavole del Camposanto di Pisa, opera di traduzione degli affreschi che fu importantissima per i Preraffaelliti e i Nazareni. Quindi i soggetti tratti dalla storia e dalla letteratura italiane (reinterpretati), Dante soprattutto: in questa sezione bellissime le opere di Rossetti. Poi una notevole sezione dedicata a John Ruskin e i suoi seguaci e l'Italia, una lunga teoria di acquerelli di città, monumenti, paesaggi, dettagli di affreschi e sculture. Nonostante il suo scioglimento dopo pochi anni, la Confraternita preraffaellita esercitò una notevole influenza sulle future generazioni di artisti britannici, fra cui la Scuola etrusca, che riuniva un gruppo di artisti inglesi e italiani formatosi a Roma nel 1883 su influenza di Giovanni Costa, qui ben documentati.
La sezione dedicata a “Estetismo. L'ispirazione rinascimentale” è la più stupefacente e soprattutto quella che il grande pubblico attende. Verso la metà del XIX secolo la pittura britannica registrò una progressiva mutazione verso un estetismo sempre più sofisticato, introdotto dall'apertura alle idee dell'Europa continentale e sintomatico di un allontanamento dalla tradizionale finalità documentaria dell'arte intesa come racconto del reale. Scopo della nuova pittura e tratto distintivo della nuova scuola di artisti divenne quello di veicolare sogni e immaginari fantastici, suggerire significati nascosti ed evocare associazioni mentali. Ecco allora la Grecia classica di Lord Leighton, i volti femminili tipici di Rossetti, le fonti storiche e mitologiche filtrate da Burne-Jones, l'acquerello di Marie Spartali Stillman (amica e modella dei Preraffaelliti) ispirato a un episodio del Decamerone, la “Dolce primavera” di Frederick Sandys, artista letterario. A conclusione, per la prima volta, viene mostrato al grade pubblico uno dei più ambiziosi progetti di Burne-Jones, la decorazione a mosaico della cappella della chiesa americana di Roma, San Paolo dentro le mura.
Il catalogo della mostra, pubblicato da Silvana Editoriale, si apre con la presentazione di Claudio Spadoni, che segue le tracce dell'incerta fortuna dei Preraffaelliti in Italia. Maurizio Isabella parla dei patriottismi incrociati in Italia e Inghilterra nell'Ottocento, mentre Martin McLaughlin analizza il rapporto fecondo tra Preraffaelliti e letteratura italiana, lasciando a Colin Harrison il rapporto tra Preraffaelliti e l'arte italiana prima e dopo Raffaello e a Christopher Newall “I Preraffaelliti e l'Italia”. Quindi la riproduzione e le schede delle opere in mostra, le biografie degli artisti e una bibliografia.
"I Preraffaelliti - il sogno del '400 italiano da Beato Angelico a Perugino, da Rossetti a Burne-Jones", Ravenna, MAR, fino al 06 giugno 2010, aperta fino al 31 marzo da lunedì a venerdì dalle 9 alle 18, sabato e domenica dalle 9 alle 19; dal primo aprile da lunedì a giovedì e da sabato a domenica dalle 9 alle 19, venerdì dalle 9 alle 21, ingresso euro 8,00, catalogo Silvana Editoriale, infoline 0544.482477, sito internet www.museocitta.ra.it
FRANCESCO RAPACCIONI
Teatro