Il teatro Massimo di Palermo ha presentato un nuovo progetto artistico per il 2013: in coincidenza con il bicentenario della nascita di Richard Wagner andrà in scena Der Ring des Nibelungen. Per la prima volta nella sua storia, il teatro palermitano produrrà un nuovo allestimento del capolavoro wagneriano, programmandolo in un'unica stagione, raggiungendo una capacità programmatica e produttiva di rilievo, risultato di un percorso virtuoso impresso dalla direzione del Teatro.
Il Ring verrà allestito con la regia di Graham Vick e con le scene e i costumi di Richard Hudson, sul podio Pietari Inkinen.
La città di Palermo quindi, già cara a tanti artisti tedeschi e a Wagner (che vi trascorse i mesi invernali fra il 1881 e il 1882), torna a ospitare il compositore tedesco realizzando il suo più ampio progetto musicale e drammaturgico. La terra “dove fioriscono i limoni”: così la ricorda Goethe, in un'espressione che è l'archetipo di ogni aspettativa riposta dai viaggiatori che, dal nord, sono sbarcati in Sicilia. Con il progetto “Wagner a Palermo”, il teatro Massimo tenta di rinverdire i fasti di una Palermo in cui il turista possa coniugare la “villeggiatura” nel senso più alto del termine con le moderne prerogative del turismo culturale.
Il Ring andrà in scena nel 213 come segue: Das Rheingold 22-31 gennaio, Die Walküre 21 febbraio – 3 marzo, Siegfried 19-30 ottobre, Götterdämmerung 23 novembre – 4 dicembre. I cantanti coinvolti, da Franz Hawlata nel ruolodi Wotan, a Robert Brubaker in quello di Mime, a Sergei Leiferkus come Alberich, Lise Lindstrom come Brünnhilde e Christian Voigt come Siegfried, sono tutti specialisti del repertorio tedesco wagneriano e rispondono al meglio anche alle esigenze teatrali dello spettacolo.
Ha sottolineato il sovrintendente Antonio Cognata: “Di solito il Ring è considerato un'impresa ammazzateatri: noi crediamo invece che sia possibile realizzarla restando in piena vitalità e sfidando la crisi (nel 2013 il budget artistico a disposizione sarà il più basso nella storia del Teatro Massimo), purché non vengano a mancare le più basilari risorse”.
“Mettere in scena il Ring – ha dichiarato il regista Graham Vick - è una sfida che raccolgo sempre con entusiasmo; l'ho già affrontata a Lisbona ma soprattutto nel mio teatro a Birmingham dove ho presentato una mia versione cameristica in due sere che ha avuto molto successo. In più, si aggiunge il piacere di lavorare in un teatro come il Massimo di Palermo che amo moltissimo, che ha dimostrato negli ultimi anni una maturazione artistica e gestionale significativa, che cerca di rinnovare costantemente la proposta culturale e che, alla luce dei suoi traguardi, esige maggiore attenzione da parte delle istituzioni. Considerando le caratteristiche di questo nuovo progetto del Teatro Massimo, sto preparando un “Ring” per un pubblico che non l'ha mai visto, un pubblico fresco, entusiasta e interessato come quello di Palermo. L'idea nasce dal Teatro stesso e dall'atmosfera che sprigiona. Fra gli elementi che mi affascinano del Ring, c'è la possibilità di interpretarne le tematiche in modo cosmopolita, senza tempo, e non soltanto secondo gli stereotipi germanici. Ho quindi immaginato Palermo e il suo Teatro come metafore possibili per il Ring e in più sono convinto che la società palermitana e siciliana siano di per sé storicamente predisposta alla fruizione del Ring, un Ring inteso non come ciclo ma come percorso i cui protagonisti non sono il Reno e i suoi eroi, ma l'umanità. Il cast col quale lavorerò è particolarmente adatto proprio a questo intento: comprende sia giovani sia veterani. Palermo è il Reno e il Teatro Massimo il suo Walhalla. Sono poi molto stimolato dai tempi stretti imposti dalle esigenze di programmazione: saranno quattro nuovi spettacoli da mettere in scena in successione e tenere uniti nei significati. Senza contare che è divertente lavorare intorno a una grande “favola sul potere e i soldi” in un momento in cui se ne lamenta ovunque la mancanza!”.
Il direttore artistico Lorenzo Mariani spiega così il casting per questo progetto: “l'idea di Vick di un Ring “umanistico” si rispecchia anche negli interpreti scelti, le cui caratteristiche costituiscono una ragione artistica in più: fra essi ci sono giovani e meno giovani provenienti davvero da tutto il mondo e dalle più diverse etnie, per un cast estremamente cosmopolita che possa tradurre le più attuali circostanze del vivere civile”.
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