Teatro

LA FAVOLA DI AMORE E PSICHE

LA FAVOLA DI AMORE E PSICHE

In una sala dell'appartamento farnesiano di Castel Sant'Angelo, accanto alla sontuosa sala Paolina, vi è raffigurata, nel fregio sottostante il soffitto, la favola di Amore e Psiche declinata in nove riquadri e commissionata da Paolo III. Potrebbe apparire poco conveniente la scelta del papa di un soggetto apparentemente profano e dedicato al trionfo dell'amore, raffigurato pochi anni prima nella splendida loggia della villa Farnesiana dipinta da Raffaello e dai suoi aiuti e negli affreschi esuberanti di Giulio Romano a palazzo Te a Mantova. Ma occorre considerare che la favola, grazie alla filosofia neoplatonica che aveva permeato la cultura rinascimentale, veniva interpretata come simbologia del percorso dell'anima e quindi aveva acquistato un profondo significato morale e cristiano.
La mostra prende spunto dal dato farnesiano recentemente restaurato, ripercorre la storia del mito di Psiche dall'antichità al periodo neoclassico, presentando le diverse interpretazioni che le culture nel corso dei secoli hanno dato alla favola. La storia, descritta da Apuleio nell'Asino d'oro e considerata da Voltaire come la favola più bella dell'antichità, è caratterizzata da una trama complessa, ricca di episodi, di traversie, di scontri drammatici e offre più piani di lettura e infinite suggestioni che hanno ispirato capolavori in tutte le epoche: Raffaello, Giulio Romano, Rubens, Van Dyck, Canova, Jacques-Louis David, Edward Bourne-Jones.
Il percorso è cronologico e tematico al tempo stesso. Nella sezione archeologica sono presenti il gruppo Amore e Psiche e la Psiche alata, opere provenienti dalla Grecia, accanto al cammeo che raffigura Eros che trattiene Psiche per i capelli conservato al museo archeologico nazionale di Firenze. Ma si parte dai sigilli di Delo e da anelli dell'epoca romana, passando per affreschi staccati, papiri, sarcofagi, marmi, argille e terrecotte. Nel rinascimento arrivano le opere a stampa, le sanguigne di Raffaello e soprattutto la serie di 32 incisioni del Maestro del Dado (provenienti dall'istituto nazionale per la grafica) che raffigurano i vari episodi della favola e si confrontano con gli olii (Dosso Dossi e altri) e le maioliche urbinati. Il revival romantico in epoca neoclassica parte all'arazzo del Quirinale per centrasi su Canova senza tralasciare le operine in biscuit e veri capolavori di Thorvaldsen, Pietro Tenerani, Angelika Kauffmann. A chiudere una porcellana di Wedgwood. Tutto documentato nel catalogo, ricco di foto, schede e saggi, pubblicato da “L'Erma” di Bretschneider. La mostra “La favola di Amore e Psiche. Il mito nell'arte dall'antichità a Canova”, curata da Maria Grazia Bernardini con la collaborazione di Marina Mattei per la sezione archeologica, resta aperta fino al 10 giugno 2012 presso il museo nazionale di Castel Sant'Angelo.
“Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce” dice Pascal riportato da Umberto Broccoli nella sua introduzione al catalogo. Il percorso della mostra lo esprime in modo suggestivo: quello che l'arte in Italia può fare. E solo in Italia.