Leonid Saranov e Nicoletta Manni protagonisti alla Scala per il riallestimento del Don Chisciotte nella versione di Rudolf Nureyev che replica ancora fino al 27 settembre con cast alternati.
Li abbiamo visti nel ruolo di Basilio e Kitri che furono dello stesso Nureyev e della grande Fracci, come di molte altre stelle della danza internazionale. Un confronto da reggere non facile, ma che i due ballerini hanno saputo caratterizzare con freschezza e virtuosismo.
I grandi salti e l'elasticità, di Saranov oltre alla mimica facciale e alla convincente comunicativa, la scattante espressività della Manni aggiunta alla tecnica impeccabile e alle perfette pirouettes, queste qualità dei danzatori sono servite a realizzare in pieno quello che era il principale obiettivo di Nureyev: distanziarsi dalla versione originale di Petipa attraverso il ritmo travolgente e la velocità di esecuzione dei passi, non solo dei protagonisti ma di tutto il corpo di ballo. Inoltre l’umorismo e la teatralità dei personaggi anchefanno di Don Chischiotte e Sancho Panza dei personaggi quasi grotteschi ma dalla grande presenza scenica, come anche il ricco e anziano Gamasche, pretendente di Kitri, che appare come un ridicolo cicisbeo tutto vezzi e lustrini, decisamente antipatico al pubblico e incapace di vera umanità. Caratteristica questa che viene invece data a Don Chischiotte.
Il balletto, grazie anche alla musica di Minkus, può essere considerato uno dei più allegri e brillanti del repertorio classico. Non solo per lo spunto letterario ma soprattutto per una costruzione coreografica che alterna momenti corali di grande effetto, nei quali a tutto il corpo di ballo viene dato l’opportunità di danzare dimostrando la propria bravura, a passi a due e variazioni romantiche come quella interpretata dalla regina delle Driadi Francesca Podini da Amore Daniela Cavalleri. Da citare le coreografie travolgenti come quelle della danza degli zingari guidati dall'esplosivo Mick Zeni, o ancora le e ritmate più allegre nelle quali la tradizione della danza spagnola viene contaminata con quella classico accademica.
Le tensioni comiche si scatenano poi nella scena finale del duello che Nureyev, con maggior senso teatrale non mette più in atto tra Lorenzo , l’oste padre di Kitri e Don Chisciotte, ma tra Lorenzo e lo stesso Basilio e raggiunge il culmine nel momento in cui Basilio Saranov finge di suicidarsi alla scopo di ottenere definitivamente la mano della sua bella. Una scena da Commedia dell’Arte che solo il senso registico di Nureyev poteva creare, facendo della figura di Don Chisciotte il deus ex machina che risolverà tutto l’intrigo.
Teatro alla Scala fino al 27 settembre