Matteo Ricci, nato a Macerata nel 1552 e morto a Pechino nel 1610, è uno dei figli più illustri della Regione Marche, una figura poco conosciuta in patria ma che onora l'Italia. In Cina e in tutto l'estremo oriente Matteo Ricci è considerato l'uomo del dialogo tra Occidente e Oriente. Arrivato in Cina nel 1582, il gesuita italiano fu accolto nella Città Proibita (primo straniero a varcarne la soglia) alla corte dei Ming quale ambasciatore d'Europa, ottenendo la protezione e il sostegno dell'imperatore per lunghissimi anni; la sua fama si è tramandata nei secoli e ancora oggi è una figura attualissima e studiata nelle scuole cinesi. Egli trasmise la conoscenza scientifico-tecnologica dell'Occidente, iniziando i letterati mandarini all'apprendimento degli studi occidentali, in particolare di astronomia, matematica, geografia. Il mondo occidentale era allora per la Cina un mondo lontano ed estraneo e la sua cultura fino a quel momento sconosciuta. In quegli anni invece più di 150 libri di varie discipline occidentali furono tradotti in cinese da Matteo Ricci e dai suoi collaboratori. Dagli intellettuali cinesi venne ammirato, rispettato, considerato un maestro confuciano occidentale, essendogli stato conferito il titolo di Xitai, reverendo maestro; in Cina Matteo Ricci era chiamato Li Madou. È sepolto a Pechino.
La Regione Marche, in occasione del quattrocento anni dalla morte, ha organizzato mostre ed eventi in Italia e Cina dedicati a Matteo Ricci, che utilizzò lo scambio di conoscenza come seme di dialogo e di amicizia con il “Regno di Mezzo” e che percepiva le differenze come valore aggiunto (scrisse che non esiste “vera unità senza differenze”).
Questa mostra itinerante racconta l'avventura umana e intellettuale di Matteo Ricci, il suo utilizzare la cultura scientifica e letteraria per conquistare buone relazioni e dialogare. Proprio la capacità di dialogo e di interscambio fra culture è stata il lasciapassare per Matteo Ricci. In esposizione oltre 130 oggetti, cinesi e italiani, di grande prestigio. Capolavori di Raffaello e Tiziano, opere di arte libraria, oggetti di scienza e tecnologia capaci di illustrare le nuove tendenze europee dell'epoca. Accanto gli oggetti cinesi: accessori per abbigliamento, opere di pittura e calligrafia, statue di Buddha e artefatti per ricreare l'atmosfera dell'epoca in cui Ricci soggiornò in Cina. Insomma Italia e Cina mettono insieme i propri patrimoni per realizzare un dialogo storico, in continuità con la vita di Matteo Ricci.
Adriano Ciaffi, presidente del Comitato per le celebrazioni su Padre Matteo Ricci, scrive nella premessa al catalogo: Padre Matteo Ricci “si fece penetrare dallo spirito del popolo cinese, mosso da amore e profondo rispetto per la sua civiltà. Con attività instancabile, egli aprì la Cina all'Europa, rivelando poi a quest'ultima, con la prima descrizione accurata che un occidentale ne abbia fatto, dopo quasi trent'anni di esperienza diretta, la civiltà del grande Paese orientale”.
Nel catalogo, curato da Filippo Mignini, uno scritto di Piergiorgio Odifreddi su “Un caso emblematico di eterogenesi dei fini”; Lorenza Mochi Onori illustra la pittura italiana da Raffaello a Caravaggio, mentre Gabriele Barucca le coeve arti minori; Francesco Maglioccola ricostruisce la casa di Matteo Ricci, la prima casa occidentale in Cina; seguono vari saggi sul rapporto tra Matteo Ricci e la cultura cinese: tra questi, particolarmente interessanti gli interventi di Yu Sanle sul cimitero dove riposa il gesuita e di Andrea De Marchi sulle “Pareti per tramezzare all'Indiana”. Completa è la raffigurazione fotografica di tutte le opere in mostra.
Pechino, Capital Museum, dal 6 febbraio 2010 al 20 marzo 2010; Shanghai, Shanghai Museum, dal 02 aprile 2010 al 23 maggio 2010; Nanchino, Nanjing Museum, dal 04 giugno 2010 al 25 luglio 2010; catalogo edito dalla Regione Marche; sito internet www.mondomostre.it
FRANCESCO RAPACCIONI
Teatro