Anche il SODRE Auditorio Nacional Adela Reta di Montevideo ha voluto omaggiare Giuseppe Verdi per i 200 anni dalla nascita e per farlo ha scelto un grande classico, Aida. Sicuramente uno dei titoli più adatti in occasione di una celebrazione come questa, per la sua splendida musica, ma anche per l’impianto scenico che l’opera richiede. Il montaggio di una mise-en-scène così complessa necessita un grande ingegno e intraprendenza, soprattutto se messa a confronto con uno scenario di piccole-medie dimensioni.
Il regista brasiliano Henrique Passini, abile in queste sfide, ha optato per un set perlopiù minimalista per liberare quanto più spazio al coro, ai danzatori e alle comparse, che richiedono una elaborazione di scena che a volte ha portato all’insuccesso varie edizioni di quest’opera, nonostante la qualità dei cantanti protagonisti.
Aida in Uruguay si è resa speciale soprattutto per la sua interprete, l’affermato soprano María José Siri infatti è nato in questo paese, e dopo aver portato Aida in tutto il mondo, non ultimo nel luogo che per eccellenza ospita quest’opera, l’Arena di Verona (nel 100° anniversario del Festival lirico), approda nel paese natio per essere acclamata da un pubblico entusiasta.
In Aida le passioni costringono i personaggi ad agire per quello in cui credono, a operare scelte necessarie che rendono il loro destino ineluttabile. I cinque protagonisti, in questa versione montevideana di respiro internazionale, sono perfettamente intrecciati nelle vicende e molto ben interpretati.
La Siri incarna una dolcissima ma forte Aida, con grande intuizione nella costruzione del personaggio, del suo dramma, della sua fragilità e dei suoi conflitti, in particolare negli assoli e in alcuni duetti con Amneris e Amonasro.
Amneris, il mezzosoprano moldavo Elena Cassian, ha realizzato il suo temperamento vulcanico e drammatico di grande effetto in perfetto stile vocale verdiano. Una interpretazione eccellente anche in termini recitativi.
José Azócar è Radamés, un gran tenore coinvolgente e convincente soprattutto nell’interpretazione drammatica, anche se nel finale non molto aiutato da un costume minimalista abbastanza trasparente. Molto toccante la sua “Celeste Aida...” e il coinvolgimento nei duetti.
L’argentino Leonardo López Linares è Amonasro, anche lui visto in Arena di Verona nel medesimo ruolo, non tradisce il suo buon livello vocale.
Impeccabili erano inoltre il Ramfis Christian Peregrino e il re Sergio Goméz cantati con ottima voce e presenza scenica.
Il coro, diretto da Esteban Louise, ha superato la sfida delle complicate figure che lo stretto scenario imponeva. Lo stesso vale per i balletti, ben eseguiti, nonostante la performance del solista e coreografo uruguaiano Martin Inthamoussú ha veramente sofferto del ristretto spazio a disposizione.
L'orchestra, un po’ ridotta per il modello che richiede quest’opera, ha risposto in modo efficiente sotto la direzione del Maestro Stefan Lano, che ha dato una lettura compiuta della complessa partitura.
In ogni caso il bicentenario è stata un’ottima giustificazione per portare l’esotica Aida in queste latitudini, anche con un’orchestra dal numero limitato.
Grande emozione di Maria José Siri in lacrime davanti ad un pubblico che l’ha omaggiata di un’ovazione quasi da stadio, orgoglioso della cantante lirica uruguaiana più famosa al mondo.