La Restaurazione - espressione della volontà del Congresso di Vienna di cancellare ogni vestigia dell’epoca napoleonica e di ritornare agli antichi assolutismi pur se toccati dalla ventata illuministica - ha fallito clamorosamente il suo compito perché tanta e tale è stata la forza della vampata di Napoleone da lasciare segni incancellabili in ogni dove visto che la sua azione ha toccato in modo capillare tutti i settori della società.
Figlio della Rivoluzione Francese, Napoleone conosce della Francia ancien régime i fasti e i lussi (riservati peraltro solo agli aristocratici e all’alto clero) che rifiuta in linea teorica senza tuttavia rinnegare l’amore per il bello, il cui ideale supremo viene attinto dalla classicità che finisce con l’influenzare tutti gli aspetti della vita quotidiana e non ultimo l’abbigliamento.
E quando il generale Buonaparte diviene l’imperatore Napoleone - realizzando forse un antico sogno, accarezzato dall’infanzia, esaltato della presenza a due passi dalla casa natia di un ramo dei discendenti dei Comneni (imperatori bizantini dal 1081 al 1185) - intuisce il ruolo dell’abbigliamento quale strumento di potere e di consenso facendo nascere il concetto di ‘moda’ nel senso attuale.
Il mutamento durante la Rivoluzione Francese del vestire porta alla nascita di un nuovo linguaggio che coadiuvato dal sorgere di Costume Parisien, prima rivista di ‘moda’ della storia, pone dunque le radici dell’odierna industria della ‘moda’.
Alla Triennale di Milano è possibile percorrere questa storia singolare, fatta di quotidiano che coniuga spinte dal basso e imposizioni dall’alto, attraverso un’ampia raccolta di stampe, oggetti, copie del Costume Parisien e oltre 50 capi raccolti grazie alla passione entusiasta di Cristina Barreto (brasiliana) e del marito Martin Lancaster (inglese) - veri esperti del periodo, noti e consultati a livello mondiale - che negli anni con certosina pazienza sono riusciti a collezionare migliaia di stampe, centinaia di abiti e accessori originali e un archivio storico della stampa specializzata.
Nelle ampie e accoglienti sale sfilano eleganti abiti e numerosi accessori per tutte le occasioni indossati da silenziosi manichini - costruiti nel rispetto dell’anatomia dell’epoca - dai lineamenti gentili e di bassa statura (com’era anche Napoleone che non sentiva la necessità di ‘surrogati’ per essere all’altezza dei suoi ufficiali) oltreché di struttura corporea minuta (ad esempio la gabbia toracica era più piccola sia per i corsetti utilizzati fino a quel momento, sia per l’alimentazione).
Tali manichini dai visi tutti uguali pare quasi che, spinti dalla vis dell’abito, improvvisamente prendano vita e comincino a passeggiare, chiamandosi con i diversi nomi che li caratterizzano.
Sapientemente restaurati da mani italiane (sembra che siamo tra i più bravi al mondo in questa arte che restituisce l’apparenza del ‘nuovo’ a vestiti creati più di due secoli fa) si possono ammirare abiti - dai colori chiari - fluenti e ampi che non imbrigliano, legano o costringono la donna, anzi le danno una ‘libertà’ mai provata che arriva all’esaltazione delle forme fino a essere senza veli come nello splendido nudo canoviano di Paolina Bonaparte.
Pochi gli esemplari maschili presenti in mostra connotati da aspetto democratico, virile e militare come Napoleone nell’iconografia pervenutaci.
La lettura del catalogo rappresenta un interessate, istruttivo e divertente modo di raccontare la storia sul campo attraverso i costumi dell’epoca e insieme alla mostra costituisce un imperdibile ed emozionante tuffo in un passato divenuto presente.
NAPOLEONE E L’IMPERO DELLA MODA
Milano:
Triennale, Viale Alemagna 6
10.30 – 20.30 martedì, mercoledì, sabato e domenica
10.30 – 23.00 giovedì e venerdì
lunedì chiuso
Fino al 12 settembre 2010
Biglietto mostra: intero € 8.00
Info: 02 724341, www.triennale.org
Catalogo: Skira Editore