Ai nastri di partenza il Festival delle Arti di Strada, nel cuore storico e nevralgico di Milano.
Tutto pronto per l’inedito StràFestival, che dal 25 al 27 settembre renderà la Milano turistica – e non solo – cuore nevralgico delle Arti di Strada, con artisti di vario genere che si sperimentano fra tradizione e innovazione del tessuto urbano.
Teatro.it, media partner dell’iniziativa, ha incontrato Giulia Staccioli – fondatrice dei Kataklò e direttrice artistica del Festival – la quale ha spiegato la genesi di questo progetto, soprattutto in rapporto alla città di Milano, ma anche la propria visione dell’artista di strada.
Come nasce l’idea di Strà Festival e in quale rapporto si pone il progetto artistico con la città di Milano?
“Alla base del progetto artistico c’è proprio Milano come metropoli, un luogo dove tradizione innovazione sono a stretto contatto. Abbiamo pensato a un festival delle arti di strada che non ospitasse solo artisti di strada tradizionali, ma con uno spirito e un’apertura sul contemporaneo e quindi anche su quegli street artist che, negli ultimi anni, hanno “invaso” le città metropolitane. Ecco allora che a Milano porteremo non solo mangiafuoco, fachiri e trampolieri, ma anche i writers”.
Questo “sguardo sul contemporaneo” quanto si discosta dalla radice dei Kataklò?
“Si discosta molto. Quello che è il mio percorso artistico con la Compagnia Kataklò è proprio una ricerca sul movimento e sul gesto attraverso la commistione di vari generi. Gli artisti di strada contemporanei hanno come riferimento non il borgo medioevale, ma proprio il tessuto urbano di una città metropolitana, dove compiono la ricerca di nuove espressioni artistiche.
Può essere corretto dire che la matrice del Festival è un po’ la stessa, quella della sperimentazione, che con Kataklò io porto avanti ormai da vent’anni. Sicuramente io sono molto attratta dagli artisti che cercano di andare in direzioni nuove”.
Parliamo un momento dei luoghi scelti per lo svolgimento di questo festival…
“Il festival si sviluppa lungo un asse molto centrale di Milano -da San Babila a piazza del Duomo/Castello Sforzesco – che chiaramente ha un’impronta storica milanese molto forte, ma che negli ultimi anni, soprattutto con l’arrivo di Expo, è stata anche rinnovata molto, con la presenza di installazioni in stile contemporaneo. L’apertura verso gli spazi della Darsena, quindi sul Naviglio, testimonia un ulteriore collegamento con la tradizione, sempre nell’ottica di una recente riqualificazione. Inserire l’artista di strada in questi spazi, molto frequentati dai turisti, è qualcosa di magico”.
Nel programma del festival sono presenti anche gli allievi del Centro di Alta Formazione dell’Accademia Kataklò. Quale sarà il loro tipo di impegno?
“Si tratta di ragazzi che si stanno formando per diventare performer di teatro fisico e quindi stanno acquisendo quelle competenze che costruiscono anche la figura dell’artista di strada. I ragazzi, come volontari del Festival, stanno già animando la città con diverse performances, proprio per contribuire alla promozione dell’iniziativa, realizzando delle “installazioni umane” in alcuni punti nevralgici della città. Forniranno poi il loro contributo ad alcune compagnie ospiti, che li coinvolgeranno nelle loro creazioni. Un momento formativo molto importante per loro, ma nello stesso tempo un riconoscimento di qualità”.
Nella stagione teatrale entrante quante saranno le produzioni in tour della Compagnia Kataklò?
“Continueremo la tournée italiana con Puzzle e stiamo preparando il tour in Brasile, previsto la prossima estate, in occasione delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016”.
In una Milano che ha accolto in una maniera non proprio calorosa il Cirque du Soleil all’Expo con lo spettacolo ‘Alla Vita’, quale prevedete possa essere la reazione del “pubblico della strada” in questi tre giorni di festival?
“A me dispiace sempre molto vedere che in Italia non sosteniamo e valorizziamo i nostri artisti e questa cosa genera comunque un po’ di sconforto. D’altra parte, io cerco di guardare avanti lo stesso, perché all’estero invece certi risultati si ottengono ed è un piacere.
Io vedo il festival anche come un’opportunità per “educare” i milanesi e i loro ospiti allo spettacolo dal vivo, perché io credo che in questo momento ci sia proprio la necessità di tornare a “toccare” l’arte in modo vivo. Quindi l’artista di strada che ti sorprende guardandoti negli occhi può diventare un veicolo evocativo per le persone, per le famiglie, stimolandole a comprare biglietti per andare a teatro. Può essere un meraviglioso investimento!”