Teatro

Treviso, recital di Roberto Scandiuzzi

Treviso, recital di Roberto Scandiuzzi

Benché vi sia nato e vi abbia casa, le presenze concertistiche di Roberto Scandiuzzi a Treviso non poi così frequenti; e non certo per poca disponibilità verso i suoi concittadini, quanto per gli impegni che portano questo bravissimo interprete ad essere presente nei maggiori teatri del mondo.
E pensare che, benchè la sua più che trentennale carriera sia iniziata ufficialmente nel 1982 alla Scala con “Le nozze di Figaro”, proprio al Teatro Comunale di Treviso un ancor giovanissimo Scandiuzzi si sottopose, fresco di studi, al suo primo provino:  giusto nel dicembre di 35 anni fa, come ha avuto modo di ricordare lui stesso nel corso di un delizioso recital che l’ha visto dialogare con franca simpatia con il pubblico presente, una folta adunanza di spettatori tra i quali non mancavano certo i suoi affezionati fans.
Un concerto diviso a metà, con una prima parte tutta dedicata a Verdi – campo nel quale l’arte di Scandiuzzi sembra trovare il suo luogo di eccellenza - con un progredire temporale che muovendo dal “Nabucco” approdava al “Don Carlo”.  Non a caso, il concerto aveva per titolo “Sulle tracce di una vocalità verdiana”: presentando un’appassionante sfilata di momenti che dimostrano come il compositore di Busseto, pur mantenendo la sua inconfondibile cifra stilistica, mutasse non poco nel tempo il suo atteggiamento verso il registro di basso, la più grave tra le voci virili. Dunque, superbo avvio con «Vieni o Levita…Per la gloria d’Israele”, per passare a «E’ ancor silenzio… Ma quando un suon terribile»  da “I lombardi alla prima Crociata” , cui ha fatto seguito l’immediato confronto con la corrispondente aria di Roger «Oh jour fatal! ô crime!» da “Jèrusalem”, grand-opèra che di quella è la speculare versione francese. E poi dall’Atto I di “Attila” l’aria "Mentre gonfiarsi l'anima", dall’Atto II di “Macbeth” la  drammatica descrizione di  "Studia il passo…Come dal ciel precipita",  da “I vespri siciliani “ l’arioso andante «O Tu Palermo, terra adorata». E per concludere questa rassegna di figure verdiane, la celebre meditazione notturna di Filippo II «Ella giammai m’amò…Dormirò sol nel manto mio regal» che apre il IV atto del “Don Carlo”: un momento tra i più intensi e poderosi  di tutta la storia del melodramma, reso da Scandiuzzi con grande intensità e profonda adesione psicologica.
La seconda parte della serata aveva un carattere più vario, e si è aperta con una potente pagina di Halévy tratta dal suo capolavoro “La Juive”, vale a dire l’aria del Cardinale Brogni “Si la rigueur et la vengeance” , dall’Atto I; poi due composizioni di Čajkovskij dal differente carattere, la grande aria del principe Gremin «Tutti gli uomini cedono al potere dell'amore», dal terzo atto dell’opera “Evgenij Onegin”,  e quindi “La serenata di Don Giovanni” op. 38 n.1, vivace melodia da camera su versi di Tolstoij che ha dato modo a Federico Brunello, sapiente accompagnatore alla tastiera del basso trevigiano, di brillare nel vivace e virtuosistico sostegno pianistico del brano.
Come Scandiuzzi, anche il grande Šaljapin amava molto “Le cor”, una chanson  di Ange Flégier: compositore francese oggi ricordato solo per questo brano che talvolta ricorre nei recitals, ed il cui vero titolo sarebbe "Poème pittoresque" , e che ben si presta ad essere interpretata nel regsitro grave . Per finire, ha fatto seguito una tipica ‘air à boire’ tratta da « La jolie fille de Perth” di Bizet, «Quand la fiamme de l'amour», nella quale il giovane Ralph tesse un elogio invero un po’ melanconico del vino e delle sue virtù consolatorie, intonando «Quando la fiamma dell’amore brucia l’anima notte e giorno, per spegnerla in qualche modo, senza compiangermi, io bevo…».
Pur dopo tanta musica, ricambiando il caloroso ringraziamento del pubblico, non è mancato un doveroso bis che Scandiuzzi ha simpaticamente fatto proporre dal pubblico: la scelta è così caduta – diciamo pure per acclamazione - sull’aria della calunnia dal “Barbiere” rossiniano, nella quale è emerso appieno il fine humour del bravissimo basso trevigiano.