Giochino sospeso tra teatro e cabaret, appena sufficiente a strappare qualche sorriso - sorriso stentato purtroppo - The Yalta Conference cerca di riproporre, in chiave accennatamene parodica, un momento cruciale del ‘900, cioè la conferenza di Yalta, un vertice tenutosi nella lontana e fredda Crimea, in cui F.D. Roosvelt, W. Churchill e Stalin, mentre la guerra devastava ancora l’Europa, si confrontarono circa le evoluzioni del secondo conflitto mondiale, affrontando questioni di politica internazionale che avrebbero condizionato l’immediato dopoguerra.Sulla scena, invece, i tre potenti Capi di Stato si trasformano in tre personaggi infantili, golosi e sovrappeso che discettano sull’assetto futuro del mondo – con particolare attenzione alla Polonia – attraverso piccole schermaglie, dispetti, sberleffi apparentemente innocenti che, con ogni probabilità, vorrebbero alludere alla superficialità, all’avidità ed alla leggerezza con cui i protagonisti della Storia hanno interpretato, in quel fatidico febbraio del 1945, il proprio ruolo politico facendo, della Storia stessa, l’oggetto fatuo di un personalissimo e miope capriccio.
L’idea, senza dubbio accattivante e potenzialmente dissacrante, si vanifica in una messinscena debole e monotona che, priva anche di una drammaturgia robusta e vivace, si riduce in una proposta teatrale statica ed inefficace, una proposta in cui la cifra sarcastica del rovesciamento ulceroso resta solo nelle intenzioni, senza mai tradursi in vera e propria realizzazione scenica.