Teatro

Una donna nuova

Una donna nuova

Una nascita perpetua

L’ universo femminile che si è mostrato ancora una volta sul palcoscenico è magico e meraviglioso o assurdo e sconvolgente.
Raffaella Azim, la donna del caso nostro, l’interprete dei tre monologhi in origine affidati da Dario Fo alla moglie Franca Rame, ben la mette in scena questo universo.  Il suo spettacolo, Una donna nuova, presentato al Teatro Duse di Genova dal 14 al 18 Gennaio, dà vita a una creatura dura e forte ma nello stesso momento fragile e debole, a una donna che cerca orgogliosa una sua vita curandone nel mentre altre mille - il marito, i figli, la suocere, chi passa per casa. E di questo si lamenta pur non potendone, forse per sua natura, farne a meno.
Una signora di mezza età abbandonata dal marito, il grande e bello fisico nucleare, che stagna nella sua tristezza, trovando consolazione nel cibo e in voci finte, voci e facce di attori riunite a  creare un uomo perfetto.
Una madre stufa del mondo, di un orgasmo di 21 secondi con un uomo addormentato, di figli piccoli a cui badare, che scappa, fugge in cerca di nuovi profumi, di nuove vie per poi tornare alla sua stessa casa, al suo stesso letto, sola.
Sono donne in crisi quelle che mette in scena il regista Ferdinando Ceriani, donne che sviano consapevolmente la crisi ondeggiando sul baratro, fluttuano in un mondo vuoto fatto di nebbia e voci metalliche, di stanze d’albergo e odori fittizi. Sono donne grottesche che galleggiano nell’acqua del tragico rischiando ogni istante di bucare il comico che le tiene sospese.
E poi Medea, una Medea popolare dall’ accento umbro toscano, che si chiude in casa rigettando la legge dell’uomo sempre alla ricerca di una donna più giovane, più bella, che urla contro le sue amiche, che impazzita non vuole rimettere la propria esistenza per quella dei figli e compie l’atto osceno, l’uccisione. “Mori, mori”, grida, “nasce una donna nuova’! Getta il coltello nella carne tenera per togliersi il giogo, per liberarsi dalla schiavitù a cui è stata sottoposta.
Poi il sipario si chiude e possiamo solo approvare o meno questa donna, criticarla o elogiarla.  Ma non possiamo non riconoscere che lei è una delle donne del nostro tempo.