Lirica
ERNANI

Modena, teatro Comunale, “Ern…

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Modena, teatro Comunale, “Ernani” di Giuseppe Verdi IL CORAGGIO DI ERNANI Ernani è l’opera del coraggio: quello di Elvira di sdegnare l’amore di un re per darsi ad un bandito, il coraggio di De Silva di rifiutarsi di consegnare al sovrano un suo ospite e quello di Ernani di onorare un patto che lo porterà necessariamente alla morte. Mutatis mutandis, il coraggio lo si deve riconoscere anche alla Fondazione Teatro Comunale di Modena per aver messo in scena, in tempi di crisi economica e di tagli di finanziamenti pubblici, questo grande classico verdiano conosciuto ed apprezzato dagli amanti della lirica, che richiede ai suoi interpreti non soltanto elevate abilità vocali, ma anche spiccate doti interpretative per un'opera in cui tutto accade “all’improvviso”, prevale l’azione, il gioco della trama è talmente repentino da diventare quasi violento, le passioni e le ferree regole dell’onore a tal punto vanno in conflitto da schiacciare senza pietà la vita dei due protagonisti principali. Ma Ernani non soltanto ha coraggio: è un grande uomo di parola, è il bandito che lotta contro il potere oppressore, contro un re che vuole e riesce a diventare imperatore e che alla fine, inaspettatamente, avrà il coraggio -ancora una volta questa dote ormai divenuta così rara- di graziare l’avversario e di dargli addirittura in sposa la donna amata. Agli occhi di noi uomini del duemila tutto questo appare quasi fuori dal mondo, fuori dal nostro “buon senso” comune, ma ai tempi di Giuseppe Verdi valori come la libertà, l’onore, l’amor di patria, il rispetto assoluto per la donna amata, facevano parte del sentire comune, del patrimonio culturale di ogni popolo, della sua forza. E proprio la forza è un’altra caratteristica intrinseca dell’Ernani, elemento che sembra quasi connaturato a questa partitura, che richiede perciò fermezza di direzione, sicurezza vocale e che raramente perdona le incertezze. Quello cui abbiamo assistito a Modena è stato uno spettacolo piacevole, ma non altro. La forza di Ernani non veniva trasmessa da Renzo Zulian, nei panni del protagonista, le cui doti vocali non riuscivano certo a rendere la determinazione e la potenza di un carattere così deciso come quello di Ernani; Amarilli Nizza, nel complesso ed impegnativo ruolo di Elvira, ha dato dimostrazione di poter essere un vigoroso soprano verdiano e, pur risultando un poco debole nel fraseggio e oberata dai pesanti costumi, si è distinta nel complesso per una buona prova vocale e scenica. Giacomo Prestia è stato un ottimo ed emozionante Don Ruy Gomez de Silva, con una sicura interpretazione vocale e scenica ed ha avuto un degno contraltare in Luca Salsi che, sebbene nella parte finale dell’opera abbia mostrato qualche incertezza nell’intonazione, ha saputo degnamente e con classe rivestire i panni di Don Carlo. Ernani richiede sicurezza di direzione e, in tal senso, Giampaolo Bisanti qualche ripensamento dovrebbe averlo: il dialogo musicale tra palcoscenico e golfo mistico in certi momenti (in particolar modo nei concertati) è sembrato zoppicare ed i toni forti assunti talvolta dall’orchestra sembravano obbligare i cantanti a sforzi che certamente la partitura non richiedeva. Senza grazia non esiste forza e la grazia in questa lettura di Ernani è stata assente. Le scene e la regia di Massimo Gasparon hanno dato un buon supporto all’opera: peccato per quella mattonatura grigia che ricordava troppo Berlino est prima della caduta del muro e per quell’eccesso di colonne che davano sì solennità alla scena, ma finivano per creare un senso di staticità che contrastava eccessivamente con la dinamicità dell’azione, schiacciando i protagonisti che sembravano lillipuziani in un mondo di giganti. Forse era il senso del destino e della necessità che si voleva trasmettere, ma il risultato, anche se non spiacevole all’occhio, ha dato l’impressione di un’eccessiva rigidità, che si è trasmessa necessariamente anche alle azioni della regia. Ultima nota sul coro: non si può non apprezzarne il lavoro e l’impegno profuso, ma certo un tal coro difficilmente avrebbe ridestato il “Leon di Castiglia” e se anche, malaugurato caso, lo avesse fatto, ancor più difficilmente avrebbe trovato il più nobile tra i felini di buon umore. Visto a Modena, teatro Comunale, il 03 aprile 2009 Mirko Bertolini
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