Prosa
IL BAR SOTTO IL MARE

A quasi quindici anni dalla p…

A quasi quindici anni dalla p…
A quasi quindici anni dalla prima messa in scena, il “Bar sotto il mare” di Stefano Benni, per la regia di Giorgio Gallione, torna a Bergamo completamente rinnovato. Forse non è lo stesso spettacolo, certo non è più la semplice riduzione teatrale dell’opera benniana. La nuova versione del “Bar”, con Fabio De Luigi, è qualcosa di completamente diverso, un one-man-show che si è completamente staccato dal testo originale, creando un piccolo capolavoro di comicità che unisce racconti presenti in diverse raccolte dell’autore bolognese. “Il bar sotto il mare” del 1987 resta la fonte principale dello spettacolo, al quale dona l’ambientazione sottomarina e le esilaranti storie di Pronto Soccorso e Beauty Case, di Ettore e Achille, dell’anno del tempo matto. Ma la favola da bar di Cenerutolo è tratta da “Bar sport” del 1976 e “Cappuccetto Nero e Lupo Solitario” dal romanzo “Terra!” del 1983. Se nella prima versione una compagnia di attori interpretava tutti i variopinti personaggi-narratori del libro, nella nuova De Luigi - da solo, circondato da una scenografia essenziale fatta di sgabelli, sedie, tavolini, ribaltati e ribaltabili, pesci rossi su lunghe canne ondeggianti e tende composte da bicchieri-flute – si muove come un bambino nella propria camera dei giochi, saltando da uno sgabello all’altro, giocando con il sipario e lo scarno arredo scenico, immaginando e facendo immaginare al pubblico tutti gli invisibili avventori di un invisibile bar sotto il mare, pervaso dal dolce canto di una sirena. Grazie alla sua straordinaria mimica facciale, agli ammiccamenti, alle movenze poliedriche, alla voce che si adatta a interpretare qualsiasi personaggio – dal giovane motociclista al perfido vigile urbano che parla in falsetto, dalla bella lolita al campagnolo bolognese, dal povero sguattero siciliano alla vecchia sassofonista dalla voce baritonale – De Luigi riesce a ricreare sul palcoscenico spoglio le ambientazioni e le situazioni più disparate. E il pubblico? Il pubblico torna alle origini del teatro, quando gli attori girovaghi sui loro carri, potendo contare solo su pochi oggetti di scena, stringevano un patto silenzioso con i loro spettatori, che promettevano di immaginare tutto ciò che non era presente davanti ai loro occhi, ma solo nei gesti degli attori. Lo stesso patto è sottoscritto dagli spettatori del “Bar” di De Luigi, i quali, guidati dall’esuberante prestazione del giovane comico, non si accorgono nemmeno che le numerose figure che si manifestano davanti a loro, una dopo l’altra, senza tregua, in una girandola di comicità inarrestabile, in realtà non esistono. Bergamo, Teatro Creberg, 18 gennaio 2007
Visto il
al Sala Mercato di Genova (GE)