Delude e non poco Molto rumore per nulla di Gabriele Lavia.
Certo non si può dire che non abbia preso alla lettera il titolo della commedia di Shakespeare. Molto rumore fanno gli attori. E senza uno scopo teatrale preciso. Lo fanno proprio per nulla. E lo spettatore, già dalla canzone di apertura, capisce che quello sarà un lungo, faticoso spettacolo.
Siamo a Messina, due coppie di amanti si rincorrono tra intrighi, paure, feste e musiche, vestiti di abiti moderni con sopra poggiati una giacca o un abito seicenteschi. Il tema di fondo è l’allegria dei festeggiamenti, dei balli e dei canti. In scena due musicisti, una lunga tavola, sedie. E numerosi attori.
Un palco pieno: di persone, cose, parole.
La star dello spettacolo è ovviamente Lorenzo Lavia, nei panni di Benedetto. Una delle sue peggiori interpretazioni, una bieca imitazione di Paolo Poli, una forzatura nelle battute senza eguali. E non poteva che volersi accoppiare con Edo, la bella, quanto restia all’amore, figlia del sovrano. L’attrice che la interpreta è un’innocente macchina nelle mani del regista, che la vuole caricaturale, maschile ed eccessivamente atletica.
Son tutte macchine gli attori in scena, son tutti atleti e caricature, son tutte macchiette della Commedia dell’Arte. E parlano continuamente, propinando il testo shakesperiano senza nessuna intenzione, con una bellissima dizione, certo, ma senza un minimo accenno di umanità. Nessuna luce negli occhi, nessun errore, tutto studiato a tavolino. Tanto movimento, tante parole e tanta, troppa, musica. Mai un secondo si son fermati i musicisti, mai un momento di silenzio per far si che lo spettatore potesse entrare nella rappresentazione. Ne resta sempre fuori, attonito davanti a tanta confusione e ripetitività.
Ridicolo è poi il balletto con le maschere, dove i personaggi si nascondono dietro mini-mascherine dorate che poco coprono, ma che dovrebbero riuscire comunque a far scambiare i festanti tra di loro. Va bene l’illusione del teatro, ma prendere gli spettatori per sprovveduti, questo no.
Niente umanità, niente emozioni, tanto mal di testa: ecco lo spettacolo di Gabriele Lavia.
Teatro Capodaglio, Castelfranco, Arezzo.
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Regia:
Gabriele Lavia
Autore:
William Shakespeare