Lirica
DER FLIEGENDE HOLLäNDER

Un “Olandese Volante” con musica eccellente ma poca magia

Der fliegende Holländer
Der fliegende Holländer © Fabio Parenzan

Chissà se Richard Wagner avrebbe gradito per il suo Der fliegende Holländer la mise en scéne che Henning Brockhaus ha impostato al Teatro Verdi di Trieste. Per un motivo, quanto meno: la soverchia, soffocante presenza delle coreografie di Valentina Escobar che invadono quasi ogni momento dell'opera, spesso senza senso. Un vacuo rotear di corpi e braccia, ed un perpetuo rigonfiar di nivei teli – certo per evocare le vele delle navi – che molesta la nostra vista e distrae sin dalla stupenda ouverture.  

Anche le ragazze in casa di Daland, invece di avvolgere la lana sul filatoio sventolano senza sosta simili tessuti al comando d'una Mary troppo simile ad un'equivoca maitresse. Un espediente che maschera un palese vuoto d'idee ed una regia confusa, dove masse inerti fanno solo calca e la singola recitazione è misera cosa. Propinandoci una Senta caricaturale, dalla gestualità da virago wagneriana; perché poi abbia il viso e mani sporche di sangue sin dall'inizio, vallo a capire.

Teatro.it Olandese Volante Trieste 2025 03 Foto F Parenzan

Il navigatore maledetto nella fantasia d'una ragazza

La tesi di fondo di cotal drammaturgia, a scorrere le note di regia, è che l’incontro della ragazza con l'errante nocchiero fantasma sia un sogno, la creazione d'una mente esaltata. Idea plausibile, ma solo se adeguatamente sviluppata. Qui, non lo è. In più manca l'elemento magico, non s'avverte il mistero del sovrannaturale, tanto che sembra d'assistere ad una episodio di famiglie borghesi. 

La scenografia concepita da Brockhaus insieme a Giancarlo Colis –  suoi anche i convenzionali costumi – è un po' folklorostica: raramente abbiamo visto immagini di tale bruttezza descrittiva, quasi ridicole, prive nelle scene marine di un che minimo soffio di poesia. E le videoproiezioni del bravo Luca Scarzella – queste sì un profluvio d'onde e di aromi salmastri – da soli non bastano a salvare questa brutta messinscena, che alla prima è stata sonoramente contestata.

Teatro.it Olandese Volante Trieste 2025 02 Foto F Parenzan

Chiudere gli occhi, ascoltare la musica

Insomma, spesso vien voglia di chiudere gli occhi ed abbandonarsi al fluire delle note perché, grazie al Cielo, a risollevare il nostro morale c'è una componente musicale dove le cose procedono per il verso giusto. La conduzione di Enrico Calesso tiene alta la tensione drammatica, evoca le giuste atmosfere, colloca i personaggi nella giusta cornice; lodevole poi la scelta di eseguire l'opera senza intervalli, per due ore e passa di spettacolo incalzante. 

Il maestro trevisano la concerta con sapienza, massima cura, fraseggio elastico; ottiene dagli strumentisti triestini non solo encomiabile nitidezza ed intensità di suoni, ma anche ricchezza di timbri e di sfumature. Brava l'orchestra, bravissimo il suo direttore. Un doveroso riconoscimento al buon lavoro di Paolo Longo, trainer di un ottimo Coro rinforzato in prima fila da dodici voci virili di Bayreuth, arrivate grazie alla Richard Wagner Verband.

Teatro.it Olandese Volante Trieste 2025 01 Foto F Parenzan

Un Holländer corposo, melanconico, macerato

Voce di grande corposità e ricca di smalto, dall'intrigante timbro baritonale, facile a piegarsi ai migliori effetti espressivi è quella del baritono britannico James Rutherford, un Holländer affatto demoniaco, i cui sentimenti – lo sfinimento per l'infinito errabondare, il desiderio d'una morte a lui negata - sono perfettamente raffigurati. La sognatrice Senta è affidata al soprano russo Elena Batoukova-Kerl, che procede con vocalità fluida, calda e limpida, priva di forzature e sempre omogenea. Nell'ottava superiore, un torrente di suoni fiammeggianti che aiutano a restituire la febbrile esaltazione del suo personaggio. 

Valido esempio di heldentenor, dal registro medio possente e roccioso, l'americano Clay Hiley non è certo avaro di squillo e potenza, ma in più sa pronunciare con rara efficacia la consapevolezza di tradimento che affligge il povero Erik. Albert Dohmen è al suo terzo Vascello fantasma triestino: se nel 2001 e nel 2007 ne era il protagonista ora, approdato ad un registro più grave, ritaglia invece un Daland  quanto mai vigoroso, assai rifinito musicalmente e adeguatamente recitato. Una lezione di stile, decisamente. Il nostro Andrea Schifaudo eccelle quale baldanzoso e fine Steuermann (il Timoniere), mentre  nei panni della nutrice Mary il mezzosoprano serbo Sanja Anastasia si distingue sia per l'ambrato timbro della voce, sia per la precisa e disinvolta recitazione.

Nell'altro cast figuravano nei ruoli principali Lars Fosser ( Holländer), Claire de Monteil (Senta), Alexander Schulz (Erik), Abramo Rosalen (Daland).

Visto il 30-03-2025
al Verdi di Trieste (TS)