
Tutti per uno, uno per tutti! Il celebre motto che sancisce il trionfo di un’amicizia indissolubile risuona sui palcoscenici italiani nell’innovativa versione musicale del capolavoro di Alexandre Dumas: I tre moschettieri, prodotto da Stefano Francioni insieme con il Teatro Stabile d’Abruzzo.
Un’avventura senza tempo dove “buoni” e “cattivi” si affrontano a fil di spada, contrapponendo valori quali onore, fedeltà e onestà ai pericoli derivanti da ambizione, potere, vendetta e seduzione.

Un allestimento contemporaneo
La regia e la direzione artistica del progetto sono affidate a Giuliano Peparini, che ha scelto un taglio decisamente contemporaneo per questa “opera pop”, che - almeno nelle intenzioni - sembra proseguire il percorso tracciato da precedenti illustri (Notre Dame de Paris, Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo, Tosca, amore disperato).
Lo spettacolo comincia, infatti, nel presente, mentre il pubblico attende che si spengano le luci in sala, tra le impalcature di una fabbrica presumibilmente dismessa, dove alcuni operai trovano un libro: uno di loro, incuriosito, comincia a leggere e diventa l’autore (Alexandre Dumas), che trasporta gli spettatori nella Parigi di Luigi XIII.

L’espediente drammaturgico di far raccontare (cantando) le gesta dei suoi personaggi all’autore è ormai largamente sfruttato in teatro, poiché favorisce una comprensione più immediata da parte degli spettatori di ciò che accade sul palcoscenico.
Roberto Rossetti, nel ruolo di Dumas, assolve con passione e convinzione al suo compito, costruendo un ruolo nello spettacolo che assume una rilevanza simile a quella di D’Artagnan nel romanzo.
L’elemento realmente innovativo dello spettacolo sono le dinamiche coreografie che rendono l’ensemble proveniente dalla Peparini Academy, protagonista attiva non solo dell’azione scenica, ma di quella drammaturgia utile al pubblico per “partecipare” alla vicenda.

Uno spettacolo ambizioso
Giò Di Tonno, oltre a interpretare Athos, esordisce come compositore scrivendo tutte le musiche dello spettacolo, le cui orchestrazioni propongono spesso finali troncati. Un motivo ricorrente è il brano che descrive la città di Parigi e il contesto storico nel quale si svolge la vicenda: l’esecuzione è affidata a Leonardo Di Minno, nei panni di uno spavaldo e disilluso Rochefort.
A livello musicale, si tratta di un’operazione ambiziosa, ma sul piano drammaturgico i testi assolvono essenzialmente una funzione di raccordo tra le scene, senza far emergere le peculiarità caratteriali dei tre protagonisti (Giò Di Tonno, Vittorio Matteucci e Graziano Galatone) i quali si distinguono principalmente per il carisma delle rispettive voci e per i costumi curati nel dettaglio.
Scenograficamente, vengono spesso utilizzati teli e proiezioni, per bilanciare un disegno luci poco fantasioso nella sua continua alternanza tra luce e buio.

Amore e potere
Lo spettacolo mette in risalto la storia d’amore tra D’Artagnan e Costanza, Sea John, nel ruolo del giovane guascone, ha l’aria dell’indomito e spensierato seduttore, ma insieme a Beatrice Blaskovic è protagonista dei duetti più emozionanti dello spettacolo.
Cristian Mini non è un Richelieu infido e dedito a tramare, quanto un uomo sicuro di sé, che si è conquistato il potere ed è determinato a mantenerlo. La voce fresca, ma carica di mordente rock, di Camilla Rinaldi esprime con fierezza le complesse sfaccettature della personalità di Milady; la seducente, spietata e vendicativa antagonista femminile, alla quale il finale di questa versione nega ogni (possibile) eventualità di redenzione.

Occhio ai giovani
Tra i giovani interpreti del cast, non passano inosservati Gabriele Beddoni (Planchet, Duca di Buckingham), un performer completo che, con l’esperienza, potrebbe diventare un brillante caratterista; e Luca Callà nel ruolo di Re Luigi XIII, che in una singola scena, senza dire una parola, ma solo con la sua presenza scenica, cattura l’attenzione e la simpatia del pubblico.
Lo spettacolo si presenta, dunque, come un’operazione ambiziosa e che necessita di tempo e qualche piccolo aggiustamento, a livello drammaturgico, per poter essere ricordato tra gli spettacoli importanti della stagione. Il potenziale c'è!