Teatro

Alberto Astorri racconta Tutto il mio folle amore

Alberto Astorri racconta Tutto il mio folle amore

Debutta il 24 febbraio e resta in scena fino al 1° marzo, al Teatro dei Filodrammatici di Milano, uno s-concerto poetico per un profeta popolare: Pier Paolo Pasolini, realizzato da Alberto Astorri e Paola Tintinelli che lo interpretano assieme. Lo spettacolo si intitola Tutto il mio folle amore e inaugura una rassegna, Gli arrabbiati del Naviglio, che il Filodrammatici dedica per un mese intero a quattro realtà teatrali formatesi artisticamente a Milano. Ogni settimana un debutto e il primo è diretto e interpretato dai giovani Alberto e Paola i quali, da quando si sono conosciuti al Festival di Santarcangelo nel 2002, fanno coppia e sono già considerati come artisti emergenti, in un panorama teatrale che non offre molti vantaggi economici ma solo tante soddisfazioni personali. Alberto Astorri mi parla per raccontarci cosa intende comunicare col suo spettacolo. Per cominciare, da dove nasce il titolo? E’ una canzone di Modugno tratto credo da ‘Che cosa sono le nuvole’, una delle due farse che aveva fatto. ‘La terra vista dalla luna’ era la seconda, che noi abbiamo visto e studiato tante volte. Lui vestito da netturbino cantava questa canzone. Nel film c’erano anche Totò, Ciccio e Ingrassia. E’ un bel titolo. Perché parlare ancora di Pasolini oggi? A noi interessava entrare nel mondo di Pasolini e capire quali fossero le sue radici d’amore . Una di queste è stato certamente Totò e un certo tipo di teatro popolare. Per questo siamo partiti da questi riferimenti. Nel nostro spettacolo ci sono Fefè e Fofò, due attori comici che ricevono una lettera luterana di Pasolini e capiscono di essere stati ingaggiati per dire le parole di un morto. Quali materiali avete utilizzato? Abbiamo spaziato a 360 gradi prendendo brani dagli Scritti Corsari, da Le ceneri di Gramsci e abbiamo scelto diversi versi friulani tratti da una raccolta che si chiama La meglio gioventù. Poi ci sono i film, che si percepiscono grazie a una colonna sonora, con le voci tipiche di Accattone, ma tutto è costruito come fosse un concerto. E’ molto musicale. Parlate di lui come persona? Non raccontiamo la sua biografia ma ci interessava, attraverso le cose da lui scritte, cogliere lo sguardo sul mondo che aveva descritto, che è di un’attualità incredibile. Lui è il poeta degli esclusi e per noi, in questo momento, è importante dare voce agli esclusi, quelli che stanno sull’orlo della vita. La classe della bellezza e la classe della ricchezza è una poesia che daremo al pubblico all’inizio perché dice: ‘Questo è un mondo che ti lascia fuori dalla porta’. Vorreste, come faceva lui, mettere in luce chi conta poco? Esiste un popolo che non si è lasciato omologare e a loro vogliamo dare voce. Di Pasolini è ancora importante la sua critica al progresso ed è stato frainteso da chi lo riteneva solo un pessimista. ‘Io piango un mondo di morti ma non sono morto io che piango’, scriveva Pasolini. Diamo voce a uomini calpestati, a cui è stata annientata la bellezza e la verità della vita. Cosa vi affascina di Pasolini? Il suo amore per la gente di strada. Lui aveva già avvertito il pericolo fortissimo che la società imponeva un modella che avrebbe schiacciato qualsiasi diversità, come accade oggi. Imporre un modello, come spiega in Uccellaci e uccellini, quando Ninetto Davoli dice a Totò: ‘Guarda che fra poco ci sarà il totofone’. ‘Ma che è?’ dice Totò. ‘Quella cosa che tutti parlano, mangiano uguale, tutti sono uguali’. ‘Ma a te piacerebbe?’ gli chiede Totò. ‘E che, so’ più stupido io?’ risponde Ninetto. Ed ecco come il modello imposto dal sistema di potere è capace di cancellare le diversità e l’ingenuità viene usata per annullarne le identità con l’omologazione. Pensate che sia importante ricordare questo grande artista scomparso? Era un grande sorvegliante di quanto stava accadendo. Noi in scena stiamo col copione, diciamo i suoi versi, le sue parole. Tutte da ascoltare e apprezzare. Da quando ci lavorate su? Il lavoro è stato concepito un paio d’anni fa, quando io e Paola siamo andati a vivere sulla catena del monte Raut, ai piedi delle Dolomiti. Siamo stati ad Andreis, dove si parla una lingua autoctona e abbiamo conosciuto Federico Tavan, uno che ci ha lavorato, con Pasolini e che oggi gode della legge Bacchelli, dopo che gli psicofarmici che gli hanno somministrato nei manicomi lo hanno devastato per anni. Un tipo come Alda Merini, solo che lui sta peggio. Recitava i versi friulani di Pasolini e ora io e Paola stiamo portando avanti questo lavoro. Avete già ottenuto dei buoni risultati? Non ha ancora avuto molto successo ma ci tenevamo tanto. Abbiamo avuto dei problemi in principio e lo abbiamo portato solo in qualche festival. Questa di Milano è un vero debutto, lo avevamo portato alla Casa della Cultura a Milano 3 anni fa, anche alla Fabbrica del Vapore ma ora il Filodrammatici è il primo teatro che ci offre una intera settimana di repliche. Tu e Paola Tintinelli lavorate bene assieme? Abbiamo condiviso tutto, viviamo assieme nella vita e nell’arte e abbiamo deciso di buttarci su Pasolini da quando abbiamo vissuto diversi mesi da soli in Friuli. La compagnia siamo io e lei, ci facciamo tutto noi, anche luci e musica, tutto dal palco. Paola suona, ha sviluppato un interessante lavoro fonico di partitura sonora. Me lo spieghi meglio? Vedi, concepiamo il lavoro come un lavoro aperto. Non c’è drammaturgia: abbiamo i due comici, ci sarà una radio e il tutto è concepito come un’opera aperta. Abbiamo un amico, Cristo il Mandrione, che ha cantato con noi e cerchiamo di coinvolgere il pubblico come fosse una festa popolare. Lavorando con Pasolini vogliamo riagguantare il piacere dello stare insieme e soprattutto il piacere del dare gioia, che il popolo ha per sua natura e che secondo Pasolini la borghesia, nel suo essere seriosa, ha un po’ messo da parte. Una volta il panettiere o il garzone, lavorando, fischiettavano. Ora non succede più. Cosa ci possiamo aspettare venendo a vedervi? Il pubblico potrà essere coinvolto da una partitella di calcio, altro amore di Pasolini e poi cercheremo di ballare col pubblico. Lo avevamo fatto in Friuli e tutti si erano alzati e il teatro si era trasformato in una balera. Una cosa bellissima, che cercheremo di ripetere. Poi non so, magari viene una cosa terribile… Io spero che la gente si diverta e magari approfondisca certi pensieri.