"Le contaminazioni di stili e culture sono all’ordine del giorno in America. Per questo un artista può crescere senza limiti".
Due mondi artistici, due vite parallele: quella americana e quella europea. Roberto Bolle, étoile della Scala di Milano e principal dancer dell’American Ballet di NY, nel suo nuovo “Roberto Bolle and Friends” porta sul palcoscenico alcune delle più splendenti star dell’ABT, tra le quali i principal Julie Kent e Daniil Simkin, e grandi artisti provenienti dalle migliori compagnie d’Europa per un Gala all’insegna dell’eclettismo e dell’internazionalità.
Lo spettacolo, che vede in scena le più famose stelle del balletto di oggi “sfidarsi” amichevolmente nel nome della danza in uno straordinario confronto di tecniche, scuole e stili, tocca sei piazze. Si comincia da Genova e dal suo Teatro dell’Opera, il Carlo Felice, che il 18 e 19 dà avvio ad un tour che prosegue il 22 all’Arena di Verona , il 25 alle Terme di Caracalla – Roma, il 27 al Teatro Rossetti di Trieste, il 29 al Gran Teatro all’aperto di Torre del Lago – Lucca.
Nel programma, assoli e passi a due tratti dal repertorio dei grandi coreografi moderni e contemporanei, “Prototipe”, la coreografia che ha conquistato il pubblico del tour della scorsa estate: un assolo creato per Bolle da Massimiliano Volpini che unisce per la prima volta la danza classica ai più evoluti effetti digitali.
Roberto Bolle, in che cosa si sente italiano e in che cosa americano?
La mia formazione artistica è chiaramente italiana, europea, essendo nato e cresciuto nel vivaio Scala, ma devo dire che questa mia seconda vita americana mi sta influenzando molto. Uno degli aspetti più affascinanti del lavorare in una compagnia come quella dell’ABT è la possibilità di confrontarsi con artisti provenienti da tutto il mondo, con coreografi giovani e talentuosi. Le contaminazioni di stili e culture sono all’ordine del giorno in America. Per questo un artista può crescere senza limiti.
Se la sente di fare un confronto sulle due situazioni, americana e italiana, per quanto riguarda le politiche culturali?
Certo. Il sistema americano è per tradizione aperto ai privati. Tutto è studiato per raccogliere fondi, non si fa affidamento sullo Stato. La concezione di sovvenzione statale, che domina il nostro sistema, non esiste in America. Non dico che sia un sistema giusto a tutto tondo, ci sono chiaramente dei limiti. E’ chiaro che una concezione commerciale troppo spinta a volte può essere dannosa, non tutelando realtà culturalmente importanti magari poco redditizie. Ma è anche vero che oggi, con la crisi economica devastante che stiamo attraversando e lo stato in cui versano arte e cultura in Italia, il nostro Paese potrebbe imparare molto dal sistema americano.
Qualche esempio virtuoso?
In un momento storico in cui lo Stato non riesce più a sostenere e a valorizzare il patrimonio nazionale, serve un sistema che sia in grado di canalizzare nuove forze, incentivare investimenti privati attraverso un processo di defiscalizzazione che attiri risorse. Il decreto Franceschini secondo me rappresenta un passo in questa direzione. Poi servirebbe a mio parere un ripensamento globale sull’approccio al patrimonio culturale e artistico. che in un Paese ricco naturalmente di cultura come il nostro, dovrebbe costituire una voce attiva del bilancio, non un passivo. Pompei che cade a pezzi, per fare un esempio! In un altro paese sarebbe diventata una fonte di ricchezza per il turismo, mentre qui si fatica a tenerla in piedi.
Recentemente allo stadio Franchi di Firenze la Compagnia FirenzeDanza del Maggio Musicale Fiorentino ha portato in scena un grande spettacolo che ha attratto pubblico non abituale e coinvolto giovani calciatori: cosa ne pensa?
Se la qualità è alta sono favorevole a queste operazioni. La danza è un’arte universale che travalica i secoli e le lingue, racconta emozioni universali. Vederla in luoghi inusuali non deve scandalizzare. Non possiamo sapere se qualcuno tra il pubblico di quella serata, magari appassionato di calcio, non si sia appassionato per la prima volta anche della nostra arte. Sarebbe un bel goal!
Qual è il segreto di un Gala di successo oggi?
Nei miei Gala amo fare accostamenti anche azzardati tra classico e moderno, non solo per gli appassionati ma anche per coloro che si avvicinano alla danza per curiosità, anche solo per aver visto una foto sulla copertina del giornale preferito. Il mondo della danza classica nelle sue infinite forme è immenso e affascinante. I Gala sono un’occasione sempre più rara di poter vedere in Italia artisti internazionali che provengono da ogni parte del mondo. Insomma, una finestra aperta su quanto di meglio si muove nel panorama della danza mondiale.