Teatro

Daniele Pecci, tra televisione e teatro

Daniele Pecci, tra televisione e teatro

Una incursione nelle scelte professionali dell'attore, che ci ha raccontato il suo ritorno in televisione con il giallo di Canale 5 'I misteri di Laura', dove interpreta il simpatico Ispettore Matteo Maresca, gettando un occhio all'Amleto, spettacolo teatrale del quale è protagonista.

Daniele Pecci, attore apprezzato dal grande pubblico grazie alla sua partecipazione nelle fiction ‘Il bello delle donne’ e ‘Orgoglio’, prima di incontrare la televisione ha un inizio di carriera che lo vede ininterrottamente a teatro. Nel suo percorso professionale non mancano le occasioni cinematografie (per citarne alcuni ‘Fortapàsc ‘ ‘Mine vaganti’, ‘The tourist’ e ‘Manuale d’amore 3’). Queste esperienze, unite alle sue capacità attoriali e ad una profondità umana, lo rendono un artista che si lascia costantemente scoprire ed apprezzare, regalando alle sue maschere tutto lo spessore che la passione, per quello che si fa, conserva.

Detective genuino ma con rimandi al poliziotto americano. Questo matrimonio tra i generi è casuale o pensato?

Onestamente non so se l’ispirazione viene dai telefilm americani. Il mio è un personaggio della squadra mobile proveniente dalla squadra antirapina. L’abbigliamento che i poliziotti usano è comune, in modo tale che possano confondersi. Girano in borghese, vestiti ed acconciati in modo particolare. Per costruire il personaggio ho pensato a loro, ne ho conosciuti alcuni in occasione di altre fiction girate. Mi sono documentato, ho fotografato. Poi non so se ricordo il personaggio di un poliziesco d’oltreoceano.

In queste poche puntate andate in onda de ‘I misteri di Laura’ è evidente il livello qualitativo dei protagonisti. E’ insolito e probabilmente incide sul gradimento del pubblico. La tua percezione, dal punto di vista dello spettatole, qual è?

L’appetibilità della fiction per il pubblico è relativa. Dipende molto da quanto proposto dagli altri canali principali. Non si può competere con una fiction trasmessa da Rai1, quindi i grandi risultati si possono ottenere se non si va contro quel prodotto. Gli ascolti variano in base alla credibilità della rete. Per le fiction, Rai1 e Mediaset si contendono i risultati. Al momento Mediaset si rivolge a format stranieri, cerca di non andare in onda in serate importanti per la concorrenza. Nel piccolo, la fiction ha un livello alto, qualitativamente parlando. Piacciono i protagonisti e riceviamo consensi e commenti positivi. Ma prevalgono altri dati a decretarne il consenso.

Il pubblico va intrattenuto ed anche educato. E’ possibile ottenere questo risultato con ‘I misteri di Laura’?
No, dalla fiction no, così come non si possono ottenere risultati da una televisione generalista. Per educare si ha bisogno di presentare qualcosa che contenga elementi di una storia da raccontare, un tema che informi, qualcosa di mirato in sintesi. Ma è raro si possa ottenere un effetto del genere.

Sei di nuovo a teatro con l’Amleto. Quando lavori a due progetti diversi, in contemporanea o comunque in tempi ravvicinati, quali sono i pensieri, le priorità, i confronti che ti trovi a fare con te stesso?

Spesso la contemporaneità è virtuale. In questo caso ad esempio, la fiction è stata conclusa tempo fa. Se una sera devo salire sul palco ed in tv trasmettono una puntata della fiction, spero che la gente venga a teatro. La fiction raggiunge un numero di ascoltatori nettamente superiore a quelli che potrebbero essere presenti in sala.

Il tuo è un Amleto rivisitato. Cosa si deve aspettare il pubblico entrando in sala e quale messaggio lo spettacolo vuole trasmettere?

L’adattamento è contemporaneo, è attualizzato a ciò che l’uomo è oggi. Come dovrebbe essere il teatro in questo tempo, contemporaneo appunto, diretto allo spettatore per come è, per quello che pensa, le sue influenze e lo stato di comprensione. L’Amleto racchiude fondamentalmente la struttura dell’uomo e della società. Abbiamo voluto rileggerlo con gli occhi del pubblico dei nostri giorni. Questo non vuol dire che vestiamo con abiti alla moda o portiamo in scena i telefonini. Gli abiti sono moderni, della nostra epoca, il 900, in modo tale che fra 20 o 30 anni, possano essere gli stessi e ci si possa rispecchiare (come si può fare con uno smoking ad esempio).

Quali sono i dubbi amletici di Daniele Pecci?

Non credo di averne. E se fosse sarebbero gli stessi di Amleto. Essere o non essere uomo, dover vivere o dover morire, esserci o non esserci, denunciare o stare in silenzio. Sarebbero i dubbi di una coscienza che parla e che viene stimolata, dove ognuno di noi possa trovarci dentro il vero.

Ti viene data la possibilità di presentare tre proposte di legge in materia spettacolo. Cosa proponi?

Partirei con una legge dove una fetta dei proventi dei biglietti vadano ad incrementare il budget necessario alla fattibilità di progetto successivo. Un’altra proposta riguarda le detrazioni considerevoli per chi investe e fa spettacolo, una defiscalizzazione a chi promuove e sponsorizza l’arte, in modo che la somma defiscalizzata vada a sostenere i costi non solamente per gli spettacoli ma per mostre od eventi, ad esempio. Sicuramente stanzierei un fondo ingente che possa permettere a chi fa questo mestiere, di avere più possibilità lavorative, più chances. E’ necessario che i finanziamenti e le opportunità non siano riservate sempre alle stesse figure che ruotano nel cinema, teatro e tv ma che anche altri addetti ai lavori possano usufruirne.

Sei molto riservato sulla tua vita privata. Quando vieni ‘paparazzato’ quale reazione hai?

Non me ne accorgo solitamente e comunque ora non ho nessun tipo di reazione, sono piuttosto indifferente. Un tempo mi infastidiva, mi infastidivano i commenti dei giornalisti o sedicenti tali, i loro titoli per il pezzo. Anche se oggi accade con con molta meno frequenza del passato, se accade è acqua fresca.

Hai rifiutato o rifiuteresti un ruolo? Se si, perché?

Mi è capitato di rifiutare ruoli perché mal scritti, che non potevano far emergere una verità, perché non erano interessanti a livello interpretativo. Forse sono più le cose che ho rifiutato che quelle che ho affrontato. Oggi rifiuterei un ruolo se lo trovassi brutto.

Progetti immediati e futuri?

Sarò a teatro con l’Amleto fino a Natale. A Febbraio, porto in scena Medea per la regia di Gabriele Lavia. Sta per uscire su Rai1 un format al quale ho partecipato, una fiction sull’educazione dei figli. Per l’estate è previsto un grosso progetto ma per scaramanzia, al momento, taccio.