Francesco Ventriglia è il direttore artistico della nuova compagnia “Duende” nata pochi mesi fa, con sede al Centro di Danza Balletto di Roma diretto da Flaminia Buccellato e Silvia Martiradonna. Lo scorso mese di dicembre ha debuttato con “Piano Concerto” con la coreografia di Christian Cellini e uno straordinario “Bolero” coreografato dallo stesso Ventriglia. A interpretarlo è arrivata una icona della danza internazionale Ismael Ivo, già direttore della Biennale di Venezia e oggi di ImPuls Tanz a Vienna. Nonostante il momento di crisi e le recenti burrascose vicende attraversate da Francesco Ventriglia il quale ha dato le dimissioni nel giugno 2013 dalla direzione della compagnia di Maggio Danza, è nata una nuova realtà per la danza italiana, formata da dieci giovani danzatori, cinque uomini e cinque donne. Una nuova fucina di talenti per la danza nazionale.
Ventriglia, guardiamo al futuro. Come è nata Duende?
La mia nuova compagnia è un progetto indipendente con sede a Roma e ho voluto darle questo nome, perché “Duende” è il demone del talento di cui parlava Garcia Lorca e io l’ho sempre cercato in me stesso e nelle persone con cui lavoro. Tra l’altro da tempo avevo già un piccolo tatuaggio sul polso con questa parola, quindi evidentemente qualcosa era già segnato nel mio destino. Questa compagnia è formata da dieci bravi e giovani danzatori tra i 18 e i 28 anni che ho portato con me da Firenze, cinque maschi e cinque femmine. Loro rappresentano, diciamo così, lo zoccolo, la base di un progetto più ampio, perché desidero che “Duende” diventi un luogo di aggregazione artistica. Non voglio che diventi il nostro feudo ma, usando il sistema americano, vogliamo cercare di produrre progetti di qualità che riguardino non solo la danza, ma anche la musica e altre forme di arte.
Ventriglia, parliamo un attimo del passato, anche se doloroso. Lei per tre anni è stato direttore di Maggio Danza nel 2010, nel corso della sua direzione ha portato significativi successi di critica e pubblico, ha ampliato il numero di spettacoli, ha creato collaborazioni prestigiose come quella con Sylvie Guillem, ha ottenuto inviti a festival nazionali e internazionali. Poi ha dovuto dare le dimissioni? Sente ancora l’amarezza di questa esperienza?
Quello che avevamo costruito a Firenze era stato veramente un momento magico non solo per me ma per la danza italiana. Questa città era diventata un catalizzatore di talenti e di nuove creazioni. In tre anni di lavoro avevo creduto di poter cambiare direzione, pensando che si potesse scardinare un vecchio sistema per crearne uno nuovo basato semplicemente sulla meritocrazia. Poi la corsa si è interrotta. Oggi dopo nove mesi di distanza vedo una compagnia distrutta, che balla poco e ultimante ha fatto solo uno spettacolo per bambini. Ci sono diciotto persone che non salgono su un palcoscenico da mesi. E’ così che salviamo la cultura? Dico solo: guardiamo cosa era prima la compagnia e che cosa è diventata adesso.
Torniamo al suo nuovo progetto di “Duende”. Cosa bolle in pentola?
In primo luogo una tournée estiva e poi ovviamente costruire spettacoli di qualità e dunque direi che possiamo usare anche il termine di “laboratorio” proprio perché penso ad un centro dove possano nascere delle forme di collaborazione tra vari artisti. L’idea è anche quella di creare un nuovo repertorio facendo riferimento all’apporto di grandi coreografi con i quali lavorare insieme. Dopo Ismael Ivo, che ha danzato per me in “Bolero” di Ravel e con il quale lavorerò ancora insieme, ho già avuto il via libera da parte di William Forsythe e Angelin Preljocaj i quali mi hanno dato la possibilità di avere una loro coreografia in repertorio.