Continua con successo la tournèe di Flavio Insinna e della sua commedia musicale “Senza swing”, regia di Gianpiero Solari. Il noto conduttore-attore è tornato da qualche mese al suo primo vero amore, il teatro, dopo le soddisfazioni ottenute al cinema e in televisione.
Perché ha scelto lo spettacolo “Senza swing”?
E’ un testo di Palladino che mi è molto caro. Ho cominciato da ragazzo a portarlo in scena con la banda. Aspettavo da anni di ripresentarla. Quella di oggi è una versione riscritta a più mani. Nasce da un’idea di Giampiero Solari. E’ una piccola sfida.
Che significa vivere… senza swing?
Chi non segue lo swing non sa entusiasmarsi, emozionarsi. Lo spettacolo invita a riflettere sull’importanza del sogno e a rifiutare la mediocrità e i furbetti. Occorre seguire fino in fondo le proprie passioni e non fermarsi al primo ostacolo. Credere nei propri desideri e nella possibilità di realizzarli seguendo una strada onesta. Come diceva Italo Calvino, i veri valori sono l’impegno, la gioia, lo sforzo, la leggerezza.
C’è qualcosa di autobiografico in questa commedia?
Si, c’è il mio modo di vedere la vita, i valori. Credo sia fondamentale essere sempre se stessi, nel bene e nel male. Io sono così, voglio vivere con lo swing dentro, provare a raggiungere gli obiettivi, vedere se sono in grado di realizzare i miei sogni, mettendo in conto anche i no e le delusioni.
Ci parli della storia e dei personaggi.
E’ la storia di un gruppo di nove musicisti che vivono in una caserma e che sognano una vita gloriosa. La banda recita sul palco attraverso gli strumenti e accompagna il racconto dei vari personaggi che io man mano interpreto. Mi diverto a cambiare continuamente dialetto, passando dal direttore di banda ingenuo e appassionato, al romano più disonesto e furbetto. E’ una commedia leggera, divertente e ironica.
La vediamo dividersi tra teatro, fiction, cinema, televisione. Dove si sente davvero a casa?
Non ci sono dubbi: a teatro. Essere a contatto stretto con il pubblico e sentire la gente che ride, che partecipa, che si emoziona è straordinario. Il palcoscenico è come la vita reale. Non puoi dire ho sbagliato, rifacciamo. Io, poi, sono un tipo malinconico; recitare e divertire è una cura per gli altri e per me stesso.
Come è nato l’amore per la recitazione?
E’ colpa dei miei genitori. All’età di sei anni portavano me e mia sorella all’Opera a vedere L’Aida e al cinema per assistere ai film di Sordi, Proietti, Volonté. La loro intenzione era di allevarci come spettatori. Mai avrebbero immaginato di avere un attore in casa. Mia madre mi trovava spesso in camera a ballare e cantare le canzoni di Sinatra. Ricordo, inoltre, che a scuola imitavo compagni e professori così come in caserma. Volevo sempre esibirmi.
Finita la tournèe di “Senza swing” che farà?
Mi riposerò. Poi valuterò un progetto di RaiUno. Si tratta di un telefilm molto interessante che riguarda la Prima Guerra Mondiale. Una commedia forte ma basata sul sorriso e i grandi sentimenti. Un’altra sfida con la quale non vedo l’ora di confrontarmi.
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