Incontriamo l'attore a pochi minuti dall'inizio di una delle tante repliche della commedia brillante "I suoceri albanesi".
Incontriamo l'attore a pochi minuti dall'inizio di una delle tante repliche della commedia brillante "I suoceri albanesi" scritta da Gianni Clementi con la regia di Claudio Boccaccini, che lo vede impegnato in questa stagione in molti teatri in tutta Italia.
Come e quando nasce la passione per il teatro?
Ho cominciato a fare questo mestiere a 19/20 anni, facevo teatro a scuola e con piccole compagnie. Poi alla fine degli anni '70 è scoppiato il boom delle televisioni private, i canali si sono moltiplicati e così anche il materiale da doppiare e quindi per me il doppiaggio è diventato, in quel periodo, più importante ed impegnativo. Ho sempre continuato a fare teatro in parallelo ma in modo più contenuto; per esempio una stagione con il Teatro Stabile di Trieste e una serie di esperienze solo su Roma che mi hanno permesso di lavorare quotidianamente come doppiatore.
Tra tutti gli spettacoli che ha interpretato, qual è quello a cui è particolarmente legato?
A parte l'ultimo, "I Suoceri Albanesi" che è sempre il più amato e che è molto bello, sicuramente ho nel cuore "Esercizi di Stile" di Raymond Queneau che ho interpretato con Gigi Angelillo e Ludovica Modugno per vent'anni. Uno spettacolo molto stimolante per un attore perchè permette di cambiare personaggio ogni secondo. Insomma una performance davvero divertente.
Qual è invece l'autore o l'opera teatrale che non ha mai interpretato e che le piacerebbe portare in scena?
Ce ne sono tantissimi. Qualche classico mi piacerebbe farlo prima o poi, Shakespeare o Pirandello per esempio. Mi piacerebbe avere la possbilità di cimentarmi in questo genere di opere. Non faccio titoli nello specifico perchè tutte le volte che ho espresso il desiderio di fare un certo spettacolo non è mai accaduto.
Cosa le piace del teatro, rispetto alle altre forme d'arte? Cos'ha di diverso?
Intanto in teatro il responso del pubblico è immediato. Si percepisce subito se stai piacendo, se stai annoiando, se il pubblico si distrae o se ti sta seguendo; "I Suoceri Albanesi", devo dire, è molto apprezzato, per fortuna.
In generale, da quando posso scegliere, preferisco fare spettacoli che incuriosiscano e fidarmi di autori bravi come Gianni Clementi, uno degli autori italiani contemporanei più rappresentati, che ha scritto apposta per noi una storia attuale, nella quale la gente si puo' ritrovare, che porta sul palcoscenico i problemi di una famiglia alle prese con il conflitto generazionale ma anche con la capacità di acccettare persone di altre lingue e culture. I protagonisti dello spettacolo, che hanno idee molto politically correct, vedono cambiare le prospettive quando il problema si presenta nella propria casa e tocca i propri figli. Una tematica molto attuale direi.
Secondo lei il teatro è ancora una forma d'arte attuale?
A giudicare dall'affluenza al nostro spettacolo e da quello che mi dicono i colleghi, per fortuna i teatri sono ancora molto frequentati. C'è una quota di popolazione che ama andare a teatro. Il teatro secondo me è sempre una bella emozione perchè durante lo spettacolo il pubblico entra con gli attori nella vicenda che viene narrata. Credo che il teatro non possa morire.
Cosa pensa delle nuove generazioni di attori che, a volte, passano direttamente dai talent al palcoscenico?
Io sono per la libertà assoluta. Tutti hanno diritto di cercare la loro strada. In teatro comunque non puoi barare, puoi essere anche molto bello ma se non hai talento in teatro non resisti. E il talento è molto raro.