Teatro

Gabriella Pession: "Il teatro e la realizzazione professionale mi rendono una madre migliore!"

Gabriella Pession
Gabriella Pession © Ansa

Mamma di uno bimbo di quattro anni e sposata con l'attore irlandese Richard Flood, l'attrice nata negli States da genitori italiani si racconta a Teatro.it: "Se dovessi rinunciare a questo lavoro non sarei me stessa"

La gioventù dedicata al pattinaggio di figura, poi il brutto infortunio che pone fine anzitempo alla carriera agonistica. Chiusa una porta, si apre un portone: Per Gabriella Pession cambia tutto e nel 1997 c’è l’esordio cinematografico (Fuochi d’artificio di Pieraccioni). Molta tv e tanto cinema, fino ad arrivare addirittura a Los Angeles con apparizioni da guest star in Wilfred e infine il ruolo di Eva Vittoria nella serie Crossing Lines

Nel suo presente c’è il recente successo della serie tv La Porta Rossa, che la vede protagonista accanto a Lino Guanciale, poi il ritorno a teatro con After Miss Julie (sempre in coppia con Guanciale). E, infine, in uscita nelle sale Se son rose, in cui è diretta nuovamente da Pieraccioni. 
 

Dopo il grande successo in TV, ecco il ritorno a teatro con After Miss Julie e, infine, il cinema. Dei tre, cosa preferisce?
Nel mio percorso professionale sono state necessarie tutte e tre: ho iniziato col cinema d’autore di Lina Wertmüller e poi è arrivata la televisione, che mi ha portato grande popolarità. Il teatro per un attore però è diverso: è il luogo in cui occorre mettersi le bombole d’ossigeno e ricominciare a respirare questo mestiere perché si può trovare un approccio differente al lavoro e c’è anche una cura e un tempo diverso che si può dedicare allo studio del personaggio. Indubbiamente il teatro ti dà la maniera di entrare nel profondo di quello che è il nostro mestiere. 

 

After Miss Julie  (©Noemi Ardesi)


Come è nato l’interesse per After Miss Julie di Patrick Marber? 
Me ne innamorai immediatamente dopo averlo visto in scena a Londra nel 2016 e nel quale mio marito (l’attore irlandese Richard Flood, ndr), che aveva già lavorato diverse volte con Patrick Marber, interpretava il ruolo che nella nostra rappresentazione è di Lino Guanciale. 
Fui colpita sia dal testo che da una modernità di riscrittura eccezionale, come se Marber, con un setaccio, condensi nella sua scrittura il meglio di Strindberg! 
After Miss Julie è stato rappresentato a Londra e New York e io ne ho acquistato i diritti perché volevo fortemente portarlo per la prima volta in Italia, e ce l’abbiamo fatta: ci ho messo due anni e poi sono approdata al Teatro Franco Parenti da Andrée Ruth Shammah, che si è innamorato anche lui del testo. In quel momento stavo lavorando con Lino Guanciale a una serie TV fortunata (La Porta Rossa) e, adorando Lino sia come attore che umanamente, ho voluto fortemente che ci fosse lui nel ruolo di Gianni nella nostra produzione.

In una recente intervista a Lino Guanciale ha dichiarato che il teatro è per lui il luogo in cui sviluppare lo spirito critico. Cosa ne pensa? 
Con il teatro acquisisci una capacità di critica diversa: un passo all'indietro e cercare di capire cosa stai facendo in scena, ponendoti in ascolto rispetto a quello che accade ogni sera sul palcoscenico. Ha poi una funzione altamente catartica: le tante cose che si aggrovigliano nella propria vita emotiva e nel proprio lavoro trovano una cristallizzazione sul palcoscenico, riesci a dargli forma anche attraverso le parole dei grandi autori. Non a caso esistono anche gli psicodrammi e tanti ragazzi li interpretano per gestire le proprie ansie o le proprie passioni.
 

Lino Guanciale e Gabriella Pession   (©Laila Pozzo)

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Ha dichiarato che il Teatro Franco Parenti di Milano è a livello dei teatri newyorchesi. Com'è fare teatro in Italia? 
Trovo che il Franco Parenti sia un teatro indubbiamente moderno. Già come luogo sembra magico: con la bella scritta Teatro, la piscina esterna dei Bagni Misteriosi, il colore dei camerini… c’è una cura nel dettaglio ed è un luogo dove gli attori sono amati, c’è amore per il nostro mestiere ed è una cosa per me commovente che purtroppo in Italia è rarissima. Andrée Ruth Shammah ha, secondo me, un talento incredibile nello scegliere e individuare i cartelloni in ogni stagione: varietà nei generi, artisti differenti che si possono misurare, oltre che un’apertura mentale e una volontà di mettersi in ascolto, anche rispetto ai gusti del pubblico. 

Gabriella Pession è anche moglie e mamma, oltre che attrice. Come si riesce a conciliare vita privata e vita professionale? 
Guarda [ride], proprio la logistica è difficile e mi crea non poca frustrazione, ma fino ad oggi sono stata molto fortunata: mio figlio ha quattro anni e mezzo e io sono stata ferma due anni, che ho dedicato quasi interamente a lui, sia perché avevo in cantiere After Miss Julie sia perché ero in attesa di un testo interessante. 
Credo che per essere una mamma felice dovrò essere anche una donna realizzata e voglio che mio figlio veda anche una mamma che dà valore al lavoro e a quello che si guadagna. Allo stesso tempo mi rendo conto di essere una privilegiata perché quando lavoro vengo aiutata molto: vengo da un’esperienza TV in cui tutta la mia famiglia è venuta con me e la produzione mi ha aiutata in tutto. Tante mamme questa fortuna non ce l’hanno. 
 

Gabriella Pession


Ha mai pensato di rinunciare a questo lavoro? 
Se dovessi rinunciare a questo lavoro non sarei me stessa. Sarei un’ipocrita, sarei a metà. Così come se non avessi il mio meraviglioso bambino che è la mia vita. Sono due aspetti molto importanti che fanno parte di me e credo che non si debba abbandonare la propria identità se si sente un bisogno verso qualche cosa. Io ho un temperamento artistico forte, inquieto, ho necessità di esprimermi e se non lo faccio implodo e per cui credo che per essere una mamma migliore devo fare questi spettacoli di sera [ride divertita]. 

Negli ultimi anni è stata protagonista di storie con donne vittime di violenza...
Sono stata protagonista della serie Rossella per portare in TV, realmente mossa da un senso di giustizia e indignazione, la storia e il percorso di una donna che a inizi Novecento denunciava una violenza domestica, e cioè uno stupro da parte del marito, cosa che non era considerata tale, ma anzi era una vergogna. Probabilmente una parte di me inconscia ha scelto After Miss Julie anche perché ha una valenza molto forte rispetto a quello che è la libertà della donna: un uccellino in gabbia rappresenta una costrizione legata, in particolare per After Miss Julie, anche a un determinato contesto storico. Al di là della violenza è necessario partire un passo più indietro: dal rispetto e dal combattere una misoginia che è ancora molto forte nel mondo del lavoro e nella nostra società. Subiamo tutto ciò sulla nostra pelle, spesso accettandolo. Noi donne non siamo uguali agli uomini, ma il reciproco rispetto e ascolto deve essere fondamentale. È una prevaricazione che mi fa arrabbiare profondamente: la combatto, la denuncio, ne parlo e non l’accetterò mai. E credo che il teatro sia uno strumento importante per creare uno spunto di riflessione su questi temi. 
 

Per INFO, DATE e BIGLIETTI dello spettacolo After Miss Julie (Scheda dello spettacolo)