Teatro

I professionisti di 'Amici' escono dalla Tv e ballano in teatro

I professionisti di  'Amici' escono dalla Tv e ballano in teatro

Dalla televisione, al teatro. I professionisti di “Amici”, arrivano allo Smeraldo di Milano dal 4 al 16 maggio, con il loro spettacolo intitolato “Let’s Dance”, che racconta in chiave teatrale le vicissitudini del coreografo Garrison e dei suoi ballerini più amati, alle prese con una inattesa telefonata di Alessandra Cementano che porterà scompiglio durante la preparazione di una coreografia d’apertura per una importante kermesse di danza all’estero.

Dopo il successo di “Io ballo 2009”, il produttore dello spettacolo Antonio Gnecchi , l’autore Antonio Alemanno e il regista Patrick Rossi Gastaldi, costruiscono apposta questo nuovo “Let’s Dance” cucito sui personaggi di tre ragazzi di “Amici” 2010, Stefano Martino, Elena D’Amario e Michele Barile, e sui professionisti Arduino Bastoncello, Francesca De Luca, Francesco Marmittoni, Amilcar Moret, Martina Nadalini, Eleonora Scopelliti e Maria Zaffino, volti noti del teleschermo e amati soprattutto dai giovanissimi che vogliono avvicinarsi al mondo della danza.

Tra i protagonisti anche Marina Marchione, una delle pochissime sopravvissute del corso di recitazione e lo stesso Garrison Rochelle che veste i panni di se stesso.

Garrison, qual è l’obiettivo che volete raggiungere con uno spettacolo che propone sostanzialmente un collage di coreografie concepite per la televisione, ma presentate in teatro?

La maggior parte delle mie coreografie sono teatrali, io vengo dal teatro e quando creo un nuovo balletto penso soprattutto all’emozione che questo deve trasmettere al pubblico. Prima c’è l’emozione e dopo viene la tecnica. La cosa bella del teatro è che questa emozione viene condivisa con gli spettatori che ti guardano e sentono quello che provi mentre danzi. Nello stesso tempo il danzatore comunica loro le sue emozioni.

Ma anche quando siete in uno studio televisivo c’è il pubblico, dunque dove sta la differenza?

In realtà è tutta un’altra cosa, non c’è quella concentrazione che ti dà il teatro e poi quando inizio a creare una coreografia io penso al teatro, non penso alla televisione. Quest’anno mi sento anche molto orgoglioso del mio lavoro non solo perché ho trovato degli allievi che mi hanno permesso di alzare il mio livello qualitativo artistico, ma anche perché ritengo sempre il mio lavoro un work in progress.

Pensa veramente che il pubblico che viene a vedervi in teatro sia solo quello che guarda questi personaggi in televisione?

Io penso che la maggior parte delle persone che vengono a vedere i nostri spettacoli, a teatro non ci sono mai state perché hanno sempre guardato la danza in televisione e dunque questo è un grande risultato per noi. Molti magari, torneranno ancora in teatro e non è detto che vengano a vedere solo i nostri spettacoli, ma anche quelli di altri ballerini. Così si crea un vero interesse. Poi penso anche che i veri appassionati della danza e quelli che la conoscono bene, forse non ci vengono a vedere. Comunque questo “Let’s Dance” vuole rompere proprio il diaframma creato dallo schermo televisivo e far venire la gente a teatro. Lo spettacolo dura un’ora e venti e siccome alla fine la gente continua ad applaudire e vuole che continuiamo a ballare, abbiamo fatto un “medley” finale, per allungarlo.

Dunque nel suo futuro di coreografo, ci sono più progetti teatrali o televisivi?

C’è anche un nuovo progetto teatrale, un musical tutto scritto da me, dove si balla si canta e si recita perché questa è la forma di espressione artistica che più mi piace.

L’utilità di un programma come “Amici”?

Quella di avere dato per esempio quest’anno, nove contratti di lavoro a dei giovani che possono fare esperienza nelle più importanti compagnie di danza mondiali come il “Boston Ballet” e “Complexions”.