Teatro

La poesia in movimento di Vladimir Olshansky

La poesia in movimento di Vladimir Olshansky

Il famoso clown-attore russo racconta il significato e il senso della sua arte. In primavera uscirà il suo libro sul metodo per allenare i muscoli del corpo e dell'anima.

Vladimir Olshansky è un uomo gentile, dallo sguardo limpido e dai gesti precisi. E' un Clown che viaggia in giro per l'Italia, dove vive, e per il mondo, con l'unico grande obiettivo di esprimere e far conoscere il senso e il valore della sua arte, attraverso i suoi spettacoli e i suoi intensi laboratori. Tra gli artisti del suo genere più affermati al mondo, è stato la guest star del Cirque du Soleil e anche il protagonista, nella parte del clown giallo, nello Slava Snow Show di Slava Polunin, con cui a San Pietroburgo aveva fondato il Gruppo Clown "Lizidei" (attore). Ha studiato all'Accademia del Circo di Mosca nei primi anni Settanta e i suoi maestri e ispiratori sono stati Charlie Chaplin, Max Linder e Buster Keaton, oltre ai registi russi Mejerchol'd e Vachtangov. Un incontro molto importante è stato quello con il clown russo Leonid Engibarov, il primo a combinare insieme l'arte del Circo e l'arte dell'attore: proprio su questo binomio ha sviluppato tutto il suo percorso artistico. Tra i suoi spettacoli si segnalano Strange Games (per cui ebbe la speciale menzione della BBC "Late Addition"), Ma Arlecchino dove sta? (sulle tecniche della Commedia dell'Arte), La giornata degli Sciocchi (costruito sull'improvvisazione) e La strada di un clown. In Italia Vladimir Olshansky è anche il Direttore Artistico e uno dei tre fondatori di SOCCORSO CLOWN, promotore della professione del clown ospedaliero, insieme al fratello Yury e all'attrice italiana Caterina Turi Bicocchi. Lo abbiamo incontrato in occasione del suo stage di tre giorni tenuto in Campania, al Nostos Teatro di Aversa, per diciotto apprendisti clown: un'occasione per fare il punto su questa arte troppo spesso fraintesa e poco conosciuta.

Una domanda necessaria: Chi è un clown?

Il clown non è un cliché, non è una maschera di carnevale, ma un modo di vivere. Il clown è un attore dal grande talento comico. E' un uomo dalle molte abilità. Deve saper gestire il corpo e le proprie energie, deve approfondire il suo stato emozionale. Deve conoscere la tecnica dell'attore, della pantomima, deve saper suonare uno strumento musicale, saper ballare, saper lavorare con la voce. Il clown è un attore, un regista, un autore del suo materiale, deve avere la capacità di creare e improvvisare e nello stesso tempo avere una grande preparazione che va dall'arte comica all'arte drammatica. Si può dire che l'abilità di creare una scenetta di un clown è la stessa di Shakespeare. È difficile. Per fare un esempio, basta ricordare la figura di Grock, nata dal lavoro di una vita di Charles Adrien Wettach.

Ci sono clown secondo lei in Italia?

In Italia manca una scuola per clown, una cosa strana visto che è nata proprio in questa nazione la commedia dell'arte da cui deriva l'arte del clown. Infatti ad esempio, tra i caratteri dei clown quello di Augusto deriva da Pulcinella, quello di Bianco da Arlecchino. Ma questa forma artistica, originariamente italiana, proprio qui non si è evoluta ma standardizzata, e quindi si vedono in giro molti cliché. Certamente esistono anche dei bravi attori clown italiani, ma del mio tipo non ne ho visti. Il mio approccio è un po' diverso: io racconto storie brevi, senza parole, basate sull'azione fisica. Il mio è un lavoro sugli archetipi. Mi rifaccio alla poesia, alla brevità della poesia Haiku giapponese: sono solo cinque caratteri ma hanno un significato denso. Questa forma di drammaturgia corta, che si ritrova in Marcel Marceau ad esempio, per me è ideale per l'entrée del Clown.

Effettivamente i suoi spettacoli possono essere definiti piccole poesie in immagini, in movimento, magie intense, emozionanti. Com'è arrivato a questo modo essenziale di esprimersi?

Ho studiato molto il modo per creare questo tipo di forma. Il mio approccio è simile a quello del famoso Slava Polunin, con cui ho anche lavorato nel ruolo del clown giallo nel suo Slava Snow Show. Creiamo una forma di arte drammatica in piccole pièce.

Da chi si lascia ispirare nelle sue creazioni?

La materia prima è la vita. Lasciarsi ispirare dalla vita e poi avere a cuore le altre persone. Non esiste un grande clown senza l'amore per gli altri. Lo scopo della vita dovrebbe sempre essere crescere come esseri umani e far crescere la nostra anima. Un Clown è un attore con grande talento comico, che gioca con il suo umorismo e la sua fantasia e ha l'obiettivo di creare gioia. Se si chiede a un Clown qual è il senso della sua vita, la risposta è l'amore.

Come si può lavorare in questa direzione?

Personalmente, ho sviluppato un metodo che insegno sempre nei miei corsi per crescere da un punto di vista fisico ma anche spirituale. Il più grande nemico dell'arte del clown è l'ego, la parte intellettuale che con le sue paure e i suoi giudizi può essere il più grande ostacolo per l'espressione della nostra creatività.

E come è strutturato questo metodo?

Mette insieme Stanislavskij, Cechov, la teoria dei Chakra e la fisica quantistica. Un metodo che si occupa di allenare i muscoli fisici e anche quelli spirituali, basato sull'idea che tutto è possibile per noi, sulla convinzione che il nostro pensiero crea la realtà e che la giusta gestione dell'azione scenica nasce dall'uso consapevole dei centri di energia. Così ognuno impara a conoscersi meglio, a sentire le proprie potenzialità creative e ad utilizzarle. Il punto importante è comprendere che ogni persona può trovare la propria parte comica e l'attore che è in sé. Il metodo che utilizzo aiuta a conoscersi meglio, il sottotitolo i alcuni miei corsi infatti è alla scoperta della forza della creatività.

Un percorso appassionante, non ha mai pensato di scrivere un libro…?

L'ho fatto. E' già uscito in russo ma la prossima primavera verrà pubblicato anche in italiano. Per il momento il titolo dovrebbe essere lo stesso del mio spettacolo sull'arte del clown: La strada di un clown. Tradotto da Benedetta Sforza, spiega questo metodo e anche la storia del sorriso terapia. Un percorso che ho vissuto e vivo in Ospedale come clown ospedaliero e che ritengo molto importante. In Italia non c'è molta diffusione della figura del clown ospedaliero e spesso non c'è neppure una formazione appropriata. Invece questa figura ha un compito importantissimo per il bene degli altri. E' una figura di grande amore.

Un'ultima domanda: dove possiamo rivedere un suo spettacolo?

Il 19 e 20 dicembre siamo a Spoleto con lo spettacolo Art de la joie presso la Mama Umbria International.