Tra i volti giovani del panorama artistico nazionale, Leonardo Mazzarotto sta terminando in teatro le repliche del musical “Una volta nella vita (Once).
Si è appena concluso nei teatri italiani il secondo anno di repliche di Una volta nella vita (Once), l’ultima produzione di Compagnia della Rancia: un musical tratto dall’omonimo film irlandese, scritto e diretto da John Carney, vincitore nel 2008 del Premio Oscar per la migliore canzone originale (Falling Slowly).
Nel cast è presente anche il giovane Leonardo Mazzarotto, entrato “in corsa” in questa stagione per interpretare il ruolo di Eamon: classe 1998, musicista, attore e scrittore, protagonista di molte serie di successo (La Compagnia del Cigno, sulla Rai e Un amore, prossimamente su Sky), nello spettacolo il suo violino restituisce alla colonna sonora – scritta da Glen Hansard e Markéta Irglová – quel mood struggente tipicamente irlandese.
Come hai affrontato questo impegno teatrale?
Una tournée nel cast di un musical non era nei miei piani. In questi mesi, stavo seguendo un percorso più cinematografico. Si è resa necessaria la sostituzione di alcuni dei performer già coinvolti nel progetto, e tra i ruoli vacanti il regista Mauro Simone ha subito pensato a me.
Ho comunque sostenuto alcuni provini perché era giusto verificare che io fossi la persona più adatta per interpretare il ruolo di Eamon, ovvero il proprietario dello studio di registrazione nel quale i due protagonisti (Luca Gaudiano e Jessica Lorusso) incidono la musica da proporre alle case discografiche.
Tutti i performer in scena in questo musical suonano anche uno strumento musicale: a te è toccato il violino. Qual è il tuo rapporto con la musica?
Negli ultimi anni tutta la mia vita ruota proprio attorno all’incontro tra la musica e la recitazione. Io nasco come violinista, mi sono laureato da un paio d’anni al Conservatorio e subito dopo il liceo mi avevano chiamato per entrare nel cast della “Compagnia del Cigno”, che prevedeva un cast interamente formato da musicisti.
La musica è stata la mia priorità per molti anni e in seguito mi ha fatto avvicinare al mondo della recitazione. Adesso mi sto dedicando al teatro, ma senza mai abbandonare la musica.
E invece, qual è il tuo rapporto con i social?
Non sono mai stato un grande appassionato dei social. Fosse per me li eliminerei dalla faccia della terra – e di questo sono abbastanza sicuro – perché credo che gli aspetti negativi superino di gran lunga quelli positivi. Detto questo, riconosco che è anche giusto stare al passo con i tempi ed è il motivo per cui cerco di utilizzarli quanto basta.
Riprendendo il claim dello spettacolo (“Hai mai incontrato l’amore?”), secondo te come si può raccontare l’amore attraverso la musica, il teatro e la scrittura?
È una domanda molto impegnativa, non penso ci sia una risposta universale. Io credo che il modo migliore per farlo sia raccontare la propria esperienza personale con sincerità, mettendola a disposizione degli altri, in qualsiasi forma. Quando suono, io racconto un amore; allo stesso modo, quando scrivo, mi collego a delle emozioni che magari sto provando in quel momento.
In Italia si sta percorrendo la strada più giusta per avvicinare le giovani generazioni al teatro?
Il teatro dovrebbe essere vissuto da tutte le generazioni, non c’è un teatro adatto esclusivamente ai giovani. In generale, chi ama la cultura ha il dovere di fare la sua parte per trasmettere questa passione, soprattutto considerando il momento molto complicato che sta vivendo il teatro e anche un certo tipo di musica.