Quando si pensa ad una ballerina di danza classica, il pensiero va subito a personaggi come Carla Fracci, Luciana Savignano, Oriella Dorella, Margot Fonteyn, Marcia Haydee. Questi sono solo alcuni dei nomi più conosciuti, anche dalle giovani che oggi intendono intraprendere questa difficile carriera e che ai giorni nostri hanno il poster di Tatiana Zakharova e Roberto Bolle sopra il letto, al posto di quello di Nureyev e Fonteyn, gelosamente custodito dalle generazioni di aspiranti ballerini degli anni Ottanta.
Un sogno irraggiungibile per molti, ma non impossibile. Tanto studio, sacrifici, almeno otto anni di accademia trascorsi lontano dalle famiglie per ottenere un diploma e forse, un giorno, anche un lavoro e un contratto in una comapgnia. Liliana Cosi è riuscita a riassumere tutte queste qualità: etoile alla Scala, fondatrice assieme a Marinel Stefanescu della Scuola di Balletto Classico di Reggio Emilia e direttrice della Compagnia Cosi-Stefanescu.
Signora Così, lei come ha cominciato a danzare? È stato un caso oppure una vocazione?
Direi che sono stata fortunata perché in realtà non avevo una mamma che voleva realizzare attraverso me il suo sogno di diventare ballerina, ma sono stati degli amici di famiglia i quali, vedendomi sempre ballare, all’età di nove anni mi hanno portato alla Scala dove ho fatto il provino per entrare nella Scuola di Ballo. Tanto per capirci quando sono arrivata io c’era già Carla Fracci e poi è arrivata anche Anna Maria Prina, come molte altre che sono diventate bravissime ballerine.
Quale è stata poi la grande occasione che l’ha portata ad avere la sua invidiabile carriera?
Nel 1972 mi chiesero se potevo andare a sostituire Margot Fonteyn in un galà a Madrid. Colsi la palla al balzo e fu lì che incontrai Marinel Stefanescu.
Ecco appunto, come ha fatto a conciliare la carriera di ballerina, con quella di fondatrice di una scuola di ballo e quella di direttrice di una compagnia di danza?
La prima idea di fondare una scuola mi è venuta all’inizio degli anni Sessanta, andando a fare degli stage al Bolshoi di Mosca, poi la scuola l’abbiamo fondata nel 1978 e con Stefanescu non abbiamo mai più smesso di lavorare e di danzare insieme. La scuola Associazione Balletto Classico esiste da trent’anni e io ho continuato per anni a danzare, portare avanti la compagnia e la scuola. Pensi che ho smesso di ballare a sessant’anni.
Ritiene che partecipare ai concorsi sia il giusto trampolino di lancio per intraprendere la carriera di danzatore professionista?
Sinceramente, se le devo dire la verità, nella mia vita non ho mai partecipato a concorsi. I maestri che mi hanno seguito mi hanno sempre corretto e nessuno mi ha mai detto di essere brava.
Quindi che cosa consiglia ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera?
Io ritengo che la danza sia un linguaggio espressivo la cui finalità principale dovrebbe essere quella di rendere felici gli altri. Sei tu la protagonista, o il protagonista, che si esprime attraverso la danza. Non servono tanto le doti quanto le capacità. Non si danza per diventare famosi, ma la missione principale è quella di essere in grado di arrivare al pubblico.
Lei ha ballato nella sua carriera con tanti coreografi, da Bejart a Balanchine e molti altri tanto per citarne alcuni. Perché ha scelto Marinel Stefanescu?
Perché il suo stile classico è molto libero ed è basato sulla fantasia. È questa caratteristica che mi ha sempre affascinato.