Teatro

Lorella Cuccarini: "Non sono una diva, ma sul palco mi sento forte e sicura"

Lorella Cuccarini
Lorella Cuccarini

Nonostante gli impegni televisivi, nel 2024 è attesa ancora una volta nei teatri italiani per celebrare un importante anniversario

Dal debutto della versione italiana di Grease (1997), il rapporto di Lorella Cuccarini con il palcoscenico si è progressivamente consolidato, tra musical (Sweet Charity, Il pianeta proibito), family show (Rapunzel, La regina di ghiaccio) e perfino un’incursione nella prosa (Non mi hai più detto ti amo), di nuovo in coppia con Giampiero Ingrassia.

Anche in questa stagione, la showgirl è riuscita a coniugare il teatro con i suoi numerosi impegni televisivi: riconfermata tra i professori di Amici, è di pochi giorni fa la notizia della sua co-conduzione, accanto ad Amadeus, della serata cover di Sanremo 2024 (venerdì 9 febbraio).
Ma prima è tornata sul palcoscenico a vestire i panni della perfida Gothel, nel musical Rapunzel, diretto da Maurizio Colombi.

 

Lorella Cuccarini


La incontriamo nel suo camerino, già vestita e truccata da ammaliante antagonista e lei, con la disponibilità che la contraddistingue, rivela: “Nella vita di tutti i giorni non mi comporto da diva, ma sul palco mi sento forte e sicura. A teatro mi piacciono molto le sfide”.

Rispetto al debutto di “Rapunzel” nel 2015, il personaggio di Gothel non è più una sfida: che cosa è diventato?
Il mio personaggio è cresciuto. Io oggi lo porto sul palcoscenico e sento che è totalmente  “a fuoco”, ha tutte le sfumature che deve avere: Gothel è malvagia, ma anche grottesca, buffa, ammaliante, a tratti seducente. Mi piace anche quel momento di rottura, in cui lei alla fine dice “basta!”, perché è troppo faticoso riuscire a rimanere sempre giovane: forse è arrivato il momento che anche Gothel accetti la sua vita per quello che è, con il tempo che passa.

Da “Grease” in poi, passando anche attraverso la prosa con lo spettacolo “Non mi hai più detto ti amo”, come è cambiata Lorella Cuccarini sul palcoscenico?
Grease è stato un grandissimo successo, ma anche lo spettacolo che mi ha visto per la prima volta “senza rete”,  perché io non avevo una preparazione alle spalle che mi permettesse di affrontare quel musical come performer completa.
L’esperienza con la prosa mi ha permesso di mettere da parte il ballo e il canto, che fanno da sempre parte di me, e di essere sul palcoscenico solo come attrice, con una storia nella quale si potevano identificare tante famiglie simili a quella che veniva rappresentata in scena.


E in questi anni, come ha reagito il pubblico?
Al termine di ogni replica, incontrare le persone che mi ringraziano e dicono ‘non ci siamo persi uno spettacolo’, significa anche che il pubblico si fida e questa per me è la soddisfazione più grande.

Secondo te, le produzioni teatrali stanno seguendo la strada più percorribile per avvicinare le giovani generazioni al teatro?
In Italia sono due le strade percorribili: da una parte gli spettacoli importati dall’estero (penso a titoli come Chicago, Cabaret, Sister Act), che hanno comunque successo, malgrado i nostri mezzi economici – che non sono paragonabili a quelli di Broadway o del West End – e soprattutto grazie al talento e alle capacità dei giovani performer nostrani; l’altra strada, il regista Maurizio Colombi la percorre da tempo e consiste nel creare dei “family show” in maniera veramente artigianale.
La forza di questi spettacoli è proprio quella di portare a teatro bambini, genitori e nonni e tutti riescono a trascorrere una serata molto piacevole.


Come scegli i ruoli da interpretare?
Io penso sempre di avere una grande responsabilità nei confronti del pubblico, quindi voglio essere sicura di quello che porto in scena e di come io interpreto il personaggio, perché il pubblico merita il massimo. Ecco perché scelgo ruoli che mi stimolano e possano rappresentare un tassello ulteriore da aggiungere al mio percorso; oppure, se lo spettacolo mi piace veramente, non importa se il personaggio ha le stesse sfumature di un ruolo ho già interpretato in passato.

A proposito di ulteriori tasselli da aggiungere, nel 2024 sei attesa sul palcoscenico per un anniversario molto importante: i 50 anni di “Aggiungi un posto a tavola”, un classico della commedia musicale italiana. Come affronterai questa nuova sfida?
Per il momento posso solo dire che per me si tratta di un grande sogno, perché Aggiungi un posto a tavola è lo spettacolo della mia infanzia: ho visto il cast originale nel 1974 e anche le edizioni successive, avevo 9 anni e conoscevo i brani a memoria. Ho sognato per tanti anni di essere sul palcoscenico nel ruolo di Clementina, e adesso festeggio uno spettacolo che è rimasto nel mio cuore, interpretando il ruolo di Consolazione. E io ce la metterò tutta per cercare di essere all’altezza di attrici indimenticabili come Bice Valori e Alida Chelli.
 

Diciamo allora “Arrivederci alla prossima primavera” a Lorella Cuccarini, che ci tiene a precisare che la sua partecipazione in Aggiungi un posto a tavola è prevista solo nelle repliche del sabato e della domenica, in qualità di special guest.