Teatro

Marco Batti:'Mi sento un pedagogo, penso al futuro dei giovani talenti'

Marco Batti:'Mi sento un pedagogo, penso al futuro dei giovani talenti'

"Sono fondamentale un pedagogo e a questi ragazzi cerco veramente di dare tutta la mia energia".

Abbiamo incontrato Marco Batti, giovane direttore del Balletto di Siena, nella splendida cornice del  Teatro dei Rinnovati, a due passi da Piazza del Campo, poco prima del debutto del suo nuovo lavoro “Butterfly” creato per i giovani componenti della sua compagnia, nata nel 2012 allo scopo di permettere a giovanissimi danzatori di età compresa tra i 18 e i 25 anni di accedere al mondo del lavoro, collaborando con professionisti affermati e coreografi di fama internazionale.
La compagnia, formata da 18 elementi con contratti regolari e  provenienti da tutta Italia e anche dall’estero (alcuni di loro si sono diplomati alla Scuola di Ballo della Scala, al Teatro San Carlo, all’American Ballet Thaatre NTC oppure alla Compagnia Nazional de Danza di Madrid di Nacio Duato), rappresenta una importante novità nel panorama artistico italiano e internazionale. Recentemente si è fatta conoscere anche all’estero con la produzione “Lucifero”, firmata dallo stesso Batti in collaborazione con Giacomo Quarta.

Marco Batti, lei ha soltanto ventisette anni ed ha alle spalle una carriera di danzatore nella compagnia “Motus” e a New York nell’”Eglevsky Ballet”. Come mai ha deciso di fermarsi per formare una compagnia a Siena, sua città natale?
Ho smesso di ballare perché volevo insegnare e perché ad un certo punto della mia carriera di ballerino mi sono reso conto che volevo fare il pedagogo. Era questa la mia strada, anche se come danzatore ho avuto delle bellissime esperienze e mi ritengo fortunato. Ho cominciato per caso a undici anni e la mia maestra è stata mia zia Simona Cieri, direttrice della compagnia “Motus”, nella quale poi sono entrato a 14 anni. Intorno ai diciotto anni, ho avuto anche una piccola crisi che mi aveva portato quasi alla decisione di smettere di danzare. Poi Suzanne Marek mi disse di andare a New York a prendere delle lezioni, pensavo mi cacciassero subito perché non mi sentivo per nulla all’altezza. Infatti durante la lezione, arrivato all’adagio, il direttore dell’American Ballett mi sussurrò qualcosa all’orecchio. Preso dall’agitazione, uscii dalla sala convinto mi volesse cacciare. Invece non era così. Mi rincorsero fuori e mi dissero che lui mi voleva nella compagnia.

Poi si è dedicato allo studio per diventare insegnante?
Sì ho studiato all’Accademia Vaganova di San Pietroburgo (infatti io insegno principalmente metodo Vaganova) e all’American Ballet Theatre di New York dove mi sono diplomato come maestro per il National Training Curriculum Abt diventando nel 2013 “ docente affiliato”.

Quindi lei principalmente insegna a questi ragazzi solo danza classica? Non pensa che oggigiorno sia un po’ troppo limitante per i giovani che intraprendano questa carriera?
Assolutamente sì, un danzatore deve essere poliedrico, non deve concentrarsi solo su un’unica  disciplina. Certo io sono molto esigente, diciamo che li faccio lavorare anche in modo molto atletico, con passi a due molto dinamici e di potenza. Oggi, soprattutto i ballerini maschi, sono meno fortunati di una volta, quando erano meno e non era necessario avere grandi doti fisiche. Oggi devono essere molto elastici e le donne, al contrario di una volta, molto più forti.

Come definirebbe il suo stile?
In realtà non saprei, diciamo che lo sto ancora cercando. Potrei dire neoclassico, ma mi piace anche molto il teatrodanza. Comunque tutto sommato non mi ritengo ancora un coreografo. Ripeto, sono fondamentale un pedagogo e a questi ragazzi cerco veramente di dare tutta la mia energia.

E’ vero che la sua compagnia non riceve alcun finanziamento pubblico?
Sì faccio tutto io da solo, diciamo che ci autofinanziamo. Non abbiamo nessun contributo né dalla Provincia, né dal Comune, tanto meno dal Ministero. Tutte le attività, i corsi, gli stage che organizzo vanno a finanziare la compagnia, e ovviante gli spettacoli. Poi ci sono i genitori degli stessi ballerini che contribuiscono, e la Scuola, ovvero l’Ateneo della Danza, che ho fondato a Siena quando sono tornato dove si sono iscritti molti giovani aspiranti ballerini.

Come mai ha deciso di mettere in scena un lavoro dedicato alla figura di Madama Butterfly?
Erano anni che volevo affrontare questo personaggio, anche se avevo comunque difficoltà a considerare la musica di Puccini adatta per un balletto. Poi ho conosciuto Riccardo Joshua Moretti che aveva composto le musiche per un film su Puccini, le ho sentite e sono rimasto affascinato.

Prossimi progetti?
Uno Schiaccianoci con 34 coreografie tutte fatte da me che debutterà nel dicembre 2014 e nel gennaio 2015 con il Balletto di Siena e l’Istituto di Barcellona.