Andrà avanti fino al 2 dicembre al Teatro Manzoni di Milano l'attesissimo ritorno in palcoscenico di Enrico Montesano, con ...E' permesso?, scritto da lui stesso assieme ad Enrico Vaime e Adriano Vianello, con la collaborazione di Max Greggio e David Lubrano. La coppia Montesano e Vaime aveva già realizzato Trash nel 1994 con grande successo prima in teatro e poi in televisione. Enrico Montesano, aspetto da giovanotto carismatico nonostante calchi le scene dagli anni '60, sorriso pronto e risata contagiosa, risponde con cortesia a qualsiasi domanda.
Il motivo primo di questa nuova tournée?
Voglio esprimere la mia diversità a tutto tondo. Nel '94 parlavamo di trash (immondizia) e si diceva: siccome siamo una società consumistica, qui si butta via tutto, anche il bambino con l'acqua sporca. Vediamo allora cosa c'è da salvare, fra le cose che sono state buttate via.
Ad esempio?
Ad esempio, io sono un diverso: sono un eterosessuale, non sono gay. Vado con la mia donna da 20 anni, mia moglie. E quando sento l'inno nazionale, mi emoziono. Non è un sentimento simile al non volere la guerra. Tutti sono contro la guerra, è logico, chi direbbe il contrario? Io però non sono un paci-finto, ecco.
Nello spettacolo racconti questo?
Le scenografie di Ugo Bertacca mostrano una grande bandiera tricolore con dietro la scena, favorendone i cambi. Serve a rappresentare l'Italia e dietro c'è un locale dove la gente può venire a dire quello che vuole. Quando ne esce invece sta attenta a come parla.
Hai paura che i tuoi personaggi parlino liberamente?
Io sono un vigliacco, mi spavento. Tengo famiglia, non mi ci metto contro i poteri forti.
Ma stare sul palco non ti rende immune, non permette di inventare ciò che si vuole anche per fare un po' di rivoluzione?
Dopo 42 anni che faccio questo mestiere, penso che non serva più. Non ho mai visto un politico dimettersi perché un attore ha fatto della satira su di lui. Piuttosto il contrario. Finché ci sarà un certo margine di libertà si può fare, ma è sempre più difficile andare avanti.
Stai dicendo che andrai in pensione presto?
Sì, questo credo sia il mio ultimo tour. Andrò in pensione, ho sempre pagato i contributi e vorrei sapere perché anche sulla pensione c'è da pagare le tasse. Ma se ho sempre pagato per i prelievi pensionistici, per tutta la vita...! Comunque, forse andrò al Teatro Brancaccio, su richiesta di Maurizio Costanzo. Dopo tanti anni con Gigi Proietti, non si può abbandonare quel posto.
A fare che?
Prima faccio una rentrée di 2 settimane sul palco, ma dovrei farci una scuola di educazione teatrale. Perché recitare non significa solo avere un testo e un attore: ci vogliono i direttori di scena, i tecnici delle luci, ci vogliono buoni amministratori, la sartoria... Se no gli attori come lavorano? I comici non devono fare gli amministratori. Poi, educazione significa che si saluta quando si entra in scena e quando si va via. Strehler faceva i segni sulle suole delle scarpe da usare in scena, perché non dovevano mai servire per andare in strada ma solo in scena... Educazione: chi la conosce più, con tanta televisione trash?
E quelli che lanciano messaggi dal palco?
Ma noi siamo solo dei comici, degli attori... Anche se, a pensarci bene, c'è chi crede che Beppe Grillo debba fare il presidente del Consiglio... e poi? Il Gabibbo come primo ministro e Capitan Ventosa come ministro degli Interni? C'è davvero qualcosa che non va in questo Paese!
Nello spettacolo riesci a infilare questi tuoi pensieri?
Anche. Ma poi ci sono canzoni, coreografie, balletti! E' uno spettacolo per far divertire due ore le persone e solleticare un po', ecco, dire qualcosa che solleciti una reazione, che faccia scattare magari quella molla capace di attivare l'orgoglio e smettere di restare indifferenti.
Citi anche Giorgio Gaber, vero?
Sì, c'è un richiamo a Gaber, che tutti noi abbiamo conosciuto e che io amo moltissimo. Anche in altri spettacoli ho recitato certi suoi testi, che consideravo prosa, vera poesia. E' una forma di omaggio indiretto. La satira è sempre stata fatta contro il potere, ma c'è chi sa farla meglio di altri.
Qual è la tua posizione politica, se si può dire?
Io non sono nè di sinistra, nè di destra, nè di centro. Sono libero. Per errore sono stato due anni parlamentare europeo, col partito socialista europeo e credevo di poter fare qualcosa di importante per il teatro e la cultura. Ma dopo due anni, un enorme lavoro per avere programmi di cultura in televisione senza pubblicità, è andata a finire che non se n'è fatto nulla. E mi sono dimesso, sei mesi prima di prendere la pensione da parlamentare, poiché servono almeno due anni e mezzo in Parlamento, per ottenerla. Ma non ne potevo più: i cittadini non contano davvero nulla, neppure quelli europei.
Cosa pensi di Grillo?
Penso che ha fatto bene a dire quello che pensa. Ha semplificato il linguaggio, ora c'è meno ipocrisia. Invece di tanti 'Egregio Onorevole, dissento dalla posizione che lei...' ecco che ora si dice 'Vaffanculo' ed è finita lì. Chiaro, no?
Teatro