Intervista a Nicolas Vaporidis: dopo il successo cinematografico, Vaporidis negli ultimi anni è impegnato anche in teatro, ed è in scena ora con ‘L'operazione’, diretto Stefano Reali
Giovane attore romano dal cognome greco, molto cinema e negli ultimi anni tanto teatro, Nicolas Vaporidis ci risponde mentre è in auto, viaggiando verso Milano: è in tournée con L’operazione, commedia scritta da Stefano Reali, nella quale affianca sul palco Antonio Catania.
Dopo "Lo sfascio" di Gianni Clementi e diversi lavori con i fratelli Fornari, ecco il ritorno a teatro con L'operazione di Stefano Reali. Com'è questo spettacolo?
È uno spettacolo interessante: L’operazione è un testo scritto una trentina d’anni fa ed è ancora incredibilmente e drammaticamente attuale; rappresenta uno spaccato di realtà che sembrava prettamente romano e poi si è, invece, rivelato essere addirittura internazionale. C’è una parte di commedia attraverso la quale si veicolano messaggi che, altrimenti, sarebbero troppo pesanti. Non si parla di malasanità, piuttosto di casi umani. Ecco, si parla di umanità, umanità tra disperati: gente che in qualche modo cerca di sopravvivere. La bellezza di questo testo è che racconta appunto l’umanità italiana: piuttosto che denunciare un fatto in modo rigoroso, impeccabile e implacabile, come farebbero i tedeschi, noi invece, con atteggiamento tutto italiota, cerchiamo di giustificarci e di giustificare, rinunciando a un proprio interesse in favore di chi ha veramente bisogno, perdonando. C’è quella clemenza italiana di cui siamo pregni.
Per INFO, e DATE dello spettacolo L’operazione (Scheda dello spettacolo)
Come e cosa racconta questo spettacolo?
Viene utilizzato un codice narrativo, che è quello della commedia, dove i personaggi sono caratterizzati in un modo abbastanza evidente, come l’infermiere che come atteggiamento fisico e movenze rappresenta un tipico infermiere di Roma. L’operazione è stata composta durante i mondiali di Italia ’90 e ha un retaggio di quella roba che forse oggi si vede meno, ma non sono stereotipi e non è una denuncia. È un racconto di un reparto di ortopedia dove all’interno si vede tutta la nostra Italia: umanità, furbizia, tirare a campare, riuscire a passare nelle maglie larghe della legge poco chiara, e una capacità di adattarsi, in un modo furbo, che è chiaramente deprecabile. È una storia di piccoli truffatori che si arrangiano qua e là, ma che poi vengono giustificati perché la loro condizione è veramente una condizione che ti fa venire voglia di perdonarli.
In termini di lavoro e preparazione, quali sono le differenze del teatro rispetto al cinema?
Il teatro ti consente di avere molto più tempo per preparare il personaggio, e proprio la preparazione che si deve avere a teatro, rispetto al cinema, è maggiore: non hai lo stop del regista durante le scene, ovviamente, e la costruzione del personaggio deve essere molto più intensa. Si ha molto più tempo per capire il personaggio, soprattutto quando si va in scena, perché ripetendo per giorni, settimane e mesi, talvolta addirittura anni, alla fine si arriva ad avere una padronanza del personaggio talmente importante e tanto più lo fai tanto più ragioni e più ti domandi delle cose, tanto più cerchi risposte precise a ciò che stai dicendo. Il pubblico naturalmente tutto questo percorso non lo vede, ma ciò che vede sono le sfumature e proprio queste fanno la differenza tra un’ottima performance e un ottimo testo rispetto a qualcosa di arrangiato.
Ecco, le rappresentazioni poco qualitative il teatro non ti consente più di tanto di farle perché poi il pubblico è la, a un metro di distanza, e non c’è il filtro della macchina da presa e soprattutto non c’è la mano del regista. Il cinema lo fanno i registi, il teatro lo fanno gli attori.
In tutte le interviste si parla di Notte prima degli esami. In questa parliamo d'altro: la cosa più strana capitata in carriera fino ad ora.
Recentemente ho lavorato in Tutti i soldi del mondo, diretto da Ridley Scott: è stata molto interessante la presenza di un regista come lui, così come conoscerlo, lavorarci insieme e avere in torno un cast di quel tipo. L’unica cosa strana è che purtroppo Kevin Spacey, uno dei miei attori preferiti, non faceva più parte del film per via dello scandalo relativo alle presunte molestie sessuali. È stata una grande delusione essere ad un passo dal poter lavorare con uno dei miei attori preferiti di sempre e poi, invece, non averlo potuto incontrare (ndr, Spacey fu sostituito da Christopher Plummer per evitare ripercussioni commerciali).
Già, il mondo del cinema e i recenti scandali sulle molestie sessuali.
A livello generale sono anche io disgustato: utilizzare il proprio potere per andare con una donna o con un uomo è veramente deprecabile. Il problema è diffuso in tutti i settori dell’economia del nostro Paese e dei Paesi di tutto il mondo, quindi è una questione culturale e trasversale. Esiste ovunque. È qualcosa che bisogna cambiare iniziando dalla base, dai bambini, insegnando loro i valori e il rispetto verso l’altro sesso.
E' partito dal cinema ma è in ogni settore quindi.
Non è solo il mondo del cinema, assolutamente no. Questo è soltanto il settore più notiziabile, quello che si racconta maggiormente perché le persone che sono vittima o carnefici sono più conosciute e di conseguenza si riversa su di loro tutta la frustrazione di cui siamo pieni, trasformandosi in una forma ipocrita di caccia alla streghe che, con leggerezza, distrugge delle vite. Degli uni e degli altri, perché sono processi mediatici senza il riscontro di un processo vero in tribunale! Ci sono dei tempi e modi per far valere i propri diritti umani e civili, sacrosanti tra l’altro, ma nelle sedi appropriate e non in piazza con un megafono, soprattutto non in un momento in cui sembra che tutti quanti abbiano subito molestie. Un’accusa di questo tipo deve essere ben ponderata e, qualora risulti vera, chiaramente bisogna prendere dei seri provvedimenti, ma ci sono le istituzioni che lo fanno, c’è la magistratura e la polizia, ci sono sedi preposte e non l’infamia pubblica.
Una carriera d’attore iniziata da giovanissimo. Bilancio attuale: aspettative soddisfatte o disattese?
In realtà non mi aspettavo niente di tutto quello che poi c’è stato, certo lo desideravo fortemente ma allo stesso tempo cercavo di non avere troppe aspettative. Anche per una forma di protezione, certamente. Poi ho imparato a desiderare davvero ciò che vuoi e ottenerlo. Sono profondamente convinto, per esperienza, che se immagini in testa quello che vorresti, ovvero costruire un’immagine molto forte di quello che tu sei e di quello che vuoi essere, ecco, questo aiuta moltissimo poi a ottenerlo davvero.
Cosa ha pensato di volere per la sua carriera artistica?
Nella mia carriera ciò che mi ha mosso e continua a muovermi è la passione: in questo mestiere come nell’arte in generale, senza passione bisognerebbe fare un altro mestiere, perché le difficoltà sono tante: inizialmente devi cercare di emergere e quindi di poter lavorare; successivamente , magari hai la fortuna di imbroccare un film o un testo che ti agevola. La difficoltà è quella di riuscire a cambiare personaggio, come nel mio caso dopo Notte prima degli esami, perché per il sistema e per l’industria cinematografica, non per il pubblico, si viene sempre percepiti in quel modo là e secondo loro devi essere replicato fino all’esaurimento.
Quali sono le difficoltà più grandi che ha riscontrato?
La vera difficoltà sta nel destreggiarti all’interno delle varie offerte che si presentano e che spesso sono sempre le stesse. Sono fortunato perché faccio ciò che amo, ma non me l’hanno regalato. Ormai ho 37 anni, sono fiero di aver fatto un ruolo come quello, e anche quelli che sono venuti dopo, alcuni più riusciti e altri meno, ma ho cercato e cerco nuove strade, anche attraverso nuovi campi da gioco.
Cosa la spinge a fare teatro?
Il teatro secondo me è la forma più nobile del nostro mestiere ed è quello che un attore non può non fare: come dire a un cantante di incidere solo dischi e non esibirsi mai in un concerto! Il teatro è un percorso fondamentale e, oltretutto, permette di avere una scelta di personaggi e di storie più ampia rispetto al cinema, perché è una realtà meno costosa e più rapida, e perché il teatro è più sperimentale rispetto al nostro cinema.
Qualche progetto futuro? Magari una trasposizione teatrale dello Iago di Volfango De Biasi?
Ci sono progetti in corso, progetti nuovi e sicuramente nel prossimo futuro…. Ma per ora non posso anticipare nulla! Iago che ritorna a teatro? No, non lo vedrei. Shakespeare è la perfezione che non va modificata, quando qualcosa è riuscito perfettamente deve rimanere così. Sicuramente a teatro vi sono già state reinterpretazioni di Shakespeare in chiave moderna, ma portare a teatro un testo che era già teatrale e che è stato trasformato per il cinema e rifare il giro al contrario, no, non lo farei mai. Se devi portare a teatro Iago, lo porti con Shakespeare!
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