Parodia di uno spietato uomo d’affari, Carcarlo Pravettoni ebbe enorme successo a Mai Dire Gol una diecina di anni e, grazie a questo personaggio, lo stesso avvenne con Paolo Hendel, che lo ha inventato e lo reso produttore di biscotti all’asfalto e merendine alla stricnina, trafficante d’organi e quant’altro. La sua carriera di cabarettista però era nata negli anni ’70 quando, giovane laureato in lettere, Hendel si lanciava prima nel teatro e poi nel cinema. Negli anni ’80 ha collaborato con David Riondino e il successo lo avrebbe raggiunto con il Maurizio Costanzo Show poco tempo dopo.
Lo ospita il Teatro Ciak con un monologo intitolato Il tempo delle susine verdi in cui Paolo Hendel, fino al 22 marzo, esprime i suoi pensieri e quelli di Piero Metelli, suo coautore, esibendosi con il musicista Ranieri Sessa alla chitarra che suona dal vivo le proprie musiche originali. Paolo, in un ritorno al romanticismo, ci parlerà d’amore mentre Carcarlo Pravettoni si presenterà per discutere di attualità politica col solito cinismo che muove all’ilarità ma inquieta per alcune terribili somiglianze con una certa realtà, che vorremmo non conoscere mai.
Caro Hendel, Prevettoni torna perché l’Italia ne ha bisogno?
Purtroppo peggio vanno le cose in Italia e più Carcarlo Prevettoni si fa sentire, più funziona con le sue ricette estreme. In questo caso, poi, per me è stata una chiave che ha risolto lo spettacolo perché non avevo voglia di costruire un altro monologo sul quale girare intorno per anni, divertendomici e aggiornando di volta in volta lo spettacolo. Considerato che in Italia le cose vanno sempre peggio, mi sono detto: questa volta è il caso che cambi argomenti. E allora ho indossato la parrucca di Carcarlo Prevettoni, che per me è sempre una grande emozione –sentirmi i capelli in testa, voglio dire- e ho detto, guardandomi allo specchio: tu ti occupi di attualità, io mi occupo del personale. Di amore, dell’amore per i figli.
Amore per i figli?
Io sono modestamente parlando, un tipico esempio di neo-padre rincitrullito per il troppo amore e gliele do tutte vinte, alla mia creatura. Per fortuna c’è la mamma, che sa come fare. Grazie a mia figlia ho riscoperto il piacere del gioco e di raccontare una fiaba. Però lì ho trovato una difficoltà: conciliare col mondo di oggi, la nostra sensibilità, le favole che abbiamo sentito da bambini e su questo ho aperto: ho dedicato una parte dello spettacolo, cioè alla rivisitazione delle fiabe classiche per riaggiornarle al mondo moderno. Per esempio, per un genitore di oggi, sensibile al politically correct, la favola di Biancaneve e i sette nani… già il titolo non va, perché dovrebbe essere ‘Biancaneve e i diversamente alti’….
Ho capito, si è divertito. E poi?
Poi irrompe la politica e riporto un francobollo. In una radura Biancaneve vede una casina e chi ci vede qui? Il ministro Brunetta e i suoi amici?” Così lego i vari passaggi. Quando si trova la strega col nasone e il porro in faccia ci si chiede: ‘Toh, guarda Veltroni, si è messo a vendere mele?’
Ma quando entra Prevettoni?
La figura di Prevettoni irrompe in scena e sconvolge tutti gli equilibri, usa una qualificatissima équipe di esperti: Topo Gigio, Pupo, Franco Califano, l’incredibile Hulk… Andremo avanti… Oddio, sto usando il plurale! Siamo uno l’opposto dell’altro, io e Prevettoni ma, a forza di metterlo in scena, sto diventando un po’ schizofrenico e lui si proporrà come candidato sindaco. “Mi dispiace per la mia amica Letizia ma sono così convinto della mia candidatura che non aspetto neppure le elezioni, vado lì a Palazzo Marino, mi insedio e comincio”.
Dice così?
“Ho sentito che si attende un Vaticano-bis per Milano. E cosa abbiamo di meno noi milanesi, che non possiamo avere un Vaticano? Da sindaco, metterò lo stadio–bis in piazza del Duomo, il Duomo lo si mette fuori città e il Papa-bis lo fo io, Carcano Primo…
C’è musica?
La band dal vivo è la grande novità per me, quattro musicisti molto bravi che mi permettono di ispirarmi a farmi ballare e cantare, il meno possibile in rispetto del pubblico che viene a teatro. Con loro c’è un meccanismo di improvvisazione, sera dopo sera, un motivo di gioco in più. Ci saranno alla chitarra l’autore delle musiche, Ranieri Sessa, alla batteria Stefano Rapicavoli, bravissimo, al contrabbasso Amedeo Ronga e al sassofono Stefano Negri.
Tornando a lei, come ti senti da neo-genitore?
Lo avessi saputo, avrei fatto un figlio prima. Non è accaduto perché ho sempre avuto una paura terribile, una gran paura all’idea di diventare padre, delle responsabilità, forse a causa del mestire che mi sono scelto, molto precario, molto vago, che può andar bene un anno, male l’anno dopo, può avere degli stop, non ripartirre, è appeso a un filo e questo mi dà un senso di precarietà, di insicurezza che mi porta a pensare all’avere figli come difficilmente gestiblie. Ora che ho questa bambina, che ha 3 anni e mezzo, devo dire che avrei voluto averla fatta prima per godermela di più e magari per averle dato un fratellino, in modo che entrambi possano un domani occuparsi del loro vecchio babbo.
Vabbè, fa sempre in tempo a darle il fratellino, no?
La natura non è sempre così giusta. Io ho fatto un po’ tutto dopo, in ritardo: a pensare all’idea di fare spettacoli di giro in ritardo, il primo monologo che ho fatto avevo già più di 30 anni. Mi sono laureato a 40 anni, mi sono sposato a più di 50, tutto in ritardo. Comincerò a fare le cose come si deve verso gli 80 anni, prenderò il ritmo giusto verso i 90…
Che prepara per dopo?
Ecco, quando sei appena riuscito a mettere in scena uno spettavolo da un paio di mesi, già ti fanno questa domanda. Si è cominciato a gennaio, io lo aggiorno di volta in volta, seguo le follie di Prevettoni sindaco aggiornandolo a seconda della città. Io sono lento e lo spettacolo non arriva mai alla fine e si trasforma sempre. Quando raggiunge la forma che davvero ti convince è il momento di buttarlo via e questo dispiace. Potrà durare due stagioni, girando tutta Italia e quando ti sei completamente affezionato e vedi che funziona come si deve, lo si abbandona.
Mi dispiace. Non si potrà rivedere ancora?
C’è anche la possibilità di registrare lo spettacolo e metterlo su dvd, in modo da offrirlo al meglio di tutto. Ma è solo davanti al pubblico che un personaggio vive per davvero e il palcoscenico, col pubblico dal vivo, è un’esperienza unica.
(foto di A.Botticelli)
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