E’ in scena al Teatro San Babila, vent’anni dopo aver ospitato ‘Taxi a due piazze’ con Johnny Dorelli, il seguito di quella commedia, scritta ancora dal britannico Ray Cooney con altrettanto umorismo ma molta più modernità rispetto all'opera precedente. Difatti lo spettacolo riguarda sì gli eterni malintesi che fanno sempre ridere gli altri e piangere i diretti interessati, ma la coppia che qualcuno potrebbe ricordare, avendo assistito alla prima commedia, ora la ritrova sposata e con figli che usano telefoni cellulari, computer e internet, che chattano su Facebook e rendono il mondo molto diverso da quello vissuto un paio di decenni prima. Per segnare lo scorrere del tempo, alla regia di ‘Chat a due piazze’ c’è il bravissimo Gianluca Guidi, figlio di Johnny Dorelli e della grande Lauretta Masiero, attrice fantastica proprio nei ruoli brillanti e complicati.
Ora i protagonisti sono Fabio Ferrari, la brava Lorenza Mario, Gianluca Ramazzotti, Miriam Mesturino, Raffaele Pisu e i due più giovani, nel ruolo dei ragazzi: Antonio Pisu e Claudia Ferri, tutti ai massimi livelli, come dimostra l’enorme successo che la commedia sta raccogliendo in mezza Italia per la seconda stagione. Ecco perché intervisto Raffaele Pisu, che non è neppure tanto facile da acchiappare perché pieno di lavoro. Ha 86 anni e ha vissuto tutta la storia della comicità in televisione, quella ancora in bianco e nero e penso che abbia davvero molto da raccontare. Da vedere al Teatro San Babila fino al 9 gennaio prossimo, con doppie messe in scene nella stessa giornata per tutte le festività.
Come mai non riuscivo a parlarle, prima?
Ero via, molto occupato: ho appena finito l’ultimo ciak di un film con Ricky Tognazzi, una commedia all’italiana che si intitola ‘Tutta colpa della musica’. Ma sono facilmente reperibile, suvvia.
Lavora per il cinema, di questi tempi?
Ho finito da poco un altro film, ‘La metafisica delle scimmia’. Non faccio la scimmia, se pensava a quello… La regista è molto brava, ricorda Antonioni, si chiama Marina Spada, ha preso dei premi. La protagonista è Claudia Gerini ed è un team forse un po’ difficile per il pubblico, come certi film di Paolo Sorrentino, ma siamo sul piano importante di cultura, non è proprio una commediola. E’ sempre lavoro.
Ma come mai lavora ancora tanto?
Alla mia età si muore davanti a un televisore, spento perché io non lo accenderei mai, quindi il lavoro tiene vivi, guai a farne a meno. Io dipingo molto, il dipingere mi fa passare il tempo però si dice che uno è bravo quando è morto, quindi cerco altre cose. Ecco perché la commedia ‘Chat a due piazze’ mi è piaciuta tanto, non immaginavo che la gente ridesse tanto. Si vede che ha tanto bisogno di ridere: è impressionante, decine di chiamate a scena aperta. Non è niente di speciale, è una pochade d’altri tempi, alla Feydeau.
Per fortuna che gli altri non la sentono, loro sono entusiasti! E poi c’è suo figlio, per la volta insieme a lei sul palcoscenico. Che mi dice?
Una volta abbiamo fatto assieme ‘Domenica In’ e Pippo Baudo lo ha chiamato. Antonio è venuto e ha detto “Se da fastidio lo porta via”. Ha un umorismo innato, in famiglia è la pecora nera. Io ho avuto tante mogli e ho tanti figli e figlie, impegnati, maggiorenni, ma non parliamone se no non si finisce più. Tra gli altri figli, la prima è infermiera, la primogenita. Di Antonio non volevo saperne, poi l’ho visto di nascosto e davvero è bravo. Claudia Ferri e mio figlio sono i veri protagonisti di questa commedia.
Gianluca Ramazzotti è felice del vostro successo e per la regia di Gianluca Guidi, che regge magnificamente tutto l’impianto dell’allestimento, per niente facile. Conferma?
Gianluca Ramazzotti è un attore ed è anche l’impresario! E’ molto bravo, io sono convinto che sarà un comico del domani, bisogna proprio vederlo. Qui è diverso da lavori precedenti, è proprio perfetto. C’è talmente tanta matematica… Guidi è bravo, molto bravo, io ho lavorato con la Masiero, bravissima, tante qualità, compreso essersi ritirata per anni a crescere il figlio. Anche Delia Scala e Marisa Del Frate, tutte erano brave attrice ma lei di più, sapeva ballare e recitare in modo brillante.
Certo che lei può ricordare tutti i veri big della scena italiano, vero?
Renzo Puntoni, nato a Milano, mi diceva: “Non ho più un’agenda, è diventato un cimitero”. E mi ha parlato di Marisa Ancelli, morta pochi giorni fa, che pensavo di invitare al San Babila adesso. Siamo dei mammouth, dei sopravvissuti. Noi avevamo una compagnia stabile per la Rai, con la Steni, Pandolfi, Bramieri, Vianello, Chiari… Averli conosciuti tutti è sì un bel ricordo, ma vede, noi eravamo stipendiati annualmente, con due lire in confronto a oggi. Io non ammetto e dico che non è giusto che qualcuno prenda 10 milioni di euro oggi in tv per chissà cosa. Non è un discorso di sinistra ma di equità nelle paghe e non è giusto, in tutte le carriere. Non è polemica, ma verità.
Ma sono cambiate così tanto in peggio le cose?
Se lei mi chiedesse con chi parlare per proporre uno spettacolo televisivo, non saprei chi citare. Non c’è più interlocutore, tutti sono messi lì per interessi, non per meriti. Prima, quando parlavi a dei dirigenti, capivano cosa dicevi. Ma se l’immagina andare a parlare con uno come Masi? Ho paura di fare discorsi da vecchio, ormai, come mio padre. Anche mio padre diceva cose simili, ma allora non ascoltavo. Ora che sono vecchio invece capisco tante cose. Una volta si diceva: “Non chiedeteci biglietti omaggio, ma alla prima sì”, per influenzare la critica con gli applausi dei parenti. Eravamo semplici.
Del teatro invece che pensa, oggi?
Io a teatro penso che bisogna divagarsi. Sono catastrofico se penso a quello che vedo: ma scherziamo, accendi un programma televisivo e vedi questa gente... Ma stanno sempre a litigare fra loro e mai qualcuno dica: “Da domani mettiamo qualcosa a posto, diamo lavoro a chi non arriva a fine mese, diamo spazio alle ricerche”. No, si insultano e basta e ma noi li paghiamo pure.
Sembra arrabbiato, anche se la sua voce è allegra. Si occuperebbe di politica?
Ho abitato un periodo vicino a Montecatini e, passando in paese, un giorno ho visto una conferenza ‘Droga perché’ e mi sono fermato a curiosare. Era in comune, c’era un gruppo formato da giovani e c’erano giovani che inveivano “Non avete volontà!”. Sono salito io e ho detto: “Lì c’è scritto ‘Vietato fumare’ e tutti fumano”. Grandi applausi, hanno capito. Il giorno dopo a Montecatini tutti mi volevano parlare. “Ma lei parla ai giovani, prende applausi, vuole venire con noi?’”. E io ho risposto: ‘Ma io prima attacco quelli del suo partito, poi quelli degli altri’. Non si sono visti più. Un altro mi chiama, dopo: “Lei è una persona onesta ma le auguro di non entrare in politica. Lei, se ottiene 100 mila voti, va a Montecitorio. Poi si sente dire: mai attaccare quello dalla Marina perché poi ci darà l’appalto dell’Agricoltura. Se lei non ci sta, il giorno dopo finisce sotto un’auto”. E se ne va.
Meglio occuparsi d’altro insomma, se si è onesti.
Promesse promesse, c’è anche una commedia! Io dovevo fare la parodia di Parole, Parole, con Berlusconi e D’Alema che cantavano. Sa che farò invece? Basta, io spero di andare a Striscia la Notizia, sono stato invitato da Ricci dopo 20 anni e ci sarà un ritorno. Ero vecchio quando ci andai, nel 1991 e 20 anni dopo mi chiamano di nuovo a dire “Non sono ancora morto!”.
Vivissimo, direi!