Teatro

Slegare la pazzia per moltiplicare l'amore

Slegare la pazzia per moltiplicare l'amore

Sospendere il giudizio sul disagio umano ed accogliere le diverse forme d'amore, questa la ricetta di Giobbe Covatta per vivere felici.

Giobbe Covatta è impegnato in questa stagione teatrale con lo spettacolo "Matti da slegare", una produzione Teatro Carcano di Milano, in cui condivide il palcoscenico con Enzo Jacchetti e Gioele Dix che è regista dello spettacolo.

Come nasce questo spettacolo e questo sodalizio a tre?

Nasce dal mio desiderio di lavorare con amici di vecchia data con i quali è da tempo consolidato, non solo l'affiatamento sul palcoscenico, ma anche quello fuori scena, anzi dire soprattuto quello. Quando sei in tourné vivi a stretto contatto con i colleghi di palcoscenico e a volte arrivi a stare insieme anche 20/22 ore al giorno, capisci che è fondamentale che ci si diverta, altrimenti non è più lavoro ma penitenza! Jacchetti ed io lavoriamo insieme da anni e ci divertiamo sempre moltissimo.

Come mai la scelta di Gioele Dix alla regia? 

Io e Gioele Dix ci conosciamo dal 1983 e abbiamo condiviso di tutto. Pensa che ad inizio carriera è persino capitato che ci scambiassimo i repertori! Negli ultimi anni ho seguito il suo lavoro come regista e mi è piaciuto molto, anzi, diró di piú, quasi quasi lo preferisco piú come regista che come attore.

Un regista che è anche un comico aiuta o ostacola?

Aiuta senz'altro perchè conosce i tempi e i modi della comicitá. Nel caso di Gioele Dix poi c'è un rapporto di fiducia totale per cui ció che il suo occhio esterno suggerisce è sempre ben accolto.

Nello spettacolo il suo personaggio Giovanni é un uomo con grandi difficoltá di inserimento ed interazione sociale e con una mamma violenta che ha generato il suo disagio. Come si è preparato per rappresentare il disagio mentale?

Ah, beh, per il disagio mentale sono quasi 60 anni che mi preparo, giá dai tempi del servizio militare in cui mi hanno dato l'infermitá mentale in quanto disertore. Basta guardarsi intorno per vedere che, ciascuno a suo modo, il disagio a vari livello lo sperimentiamo un pó tutti, mia nonna diceva: "tutti ne hanno di quel pazzo tronco il ramo", a me è capitato tutto il tronco! Ritornando al mio personaggio Giovanni, in realtá causa ed effetto si mischiano tra loro ed è difficile capire se Giovanni è matto perchè la mamma lo picchiava o la mamma è diventata violenta a causa della pazzia di Giovanni.

Lo spettacolo è a lieto fine e l'amore vince sulla pazzia. Succede anche nella vita?

Piú che un lieto fine nello spettacolo ciascuno trova un proprio assetto e il proprio modo per stare al mondo in quella che si puó definire una famiglia allargata. Penso che sia un tema molto attuale e quello che evidenzia lo spettacolo è che non esistono modelli giusti o sbagliati di famiglia ma che l' unico possibile è quello funzionale, ovvero quello in cui tutti gli elementi che lo compongono si sentono in pace ed armonia. Credo che questo accada molto spesso anche nella vita reale e il compito della societá dovrebbe essere quello di proteggere ed incoraggiare questo moto spontaneo anziché, come spesso accade, giudicarlo ed osteggiarlo. Sarebbe bello se tutti facessimo uno sforzo in tal senso.