Incontriamo Daniele Fior mentre si sposta velocemente da una parte all’altra della città, infatti l’attore che da qualche anno collabora con la compagnia Stabile/Mobile di Antonio Latella, e che è stato tra gli attori che nella stagione 2010-2011 hanno creato un interessante, benché temporaneo, polo di sperimentazione presso il Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, va in scena in questi giorni con due progetti drammaturgici di Linda Dalisi, per la precisione Misfit like a clown ( 9 novembre allo Start di Napoli, il 13 al Teatro Garibaldi Aperto di Palermo, il 16 al Teatro Civico 14 di Caserta ) e Mentre d’intorno infuria il mondo ( il 10 e l’11 novembre al Lanificio 25 di Napoli, il 17 e il 18 al Teatro Civico 14 di Caserta).
Daniele raccontaci la vicenda di Misfit like a clown.
Misftit è una rilettura liberamente ispirata ad Opinioni di un clown di H. Boll. Si tratta di un monologo in cui il protagonista è solo sulla scena, quasi schiacciato tra un dado da gioco gigante e alcuni telefoni. Nonostante si tratti di un testo del dopoguerra, la sua capacità di coinvolgere il pubblico è intramontabile e, comunque, il significato del testo è molto attuale, sembra che il dopoguerra tedesco sia vicinissimo a noi, la società con le sue contraddizioni e le sue ipocrisie sembra davvero essere la medesima. Io credo che non sia uno spettacolo nel senso classico del termine, nel senso che non è uno spettacolo a cui la gente assiste, ma è un’occasione di scambio tra attore e spettatori, un’esperienza unica per me e per il pubblico.
Come nasce questo progetto?
Misfit nasce a Napoli, due anni fa circa dalla collaborazione con Linda Dalisi. Durante la stagione 2010/11, Antonio Latella chiamò al Nuovo Teatro Nuovo un gruppo di sei attori e sei registi per cercare di creare a Napoli un nuovo modello di laboratorio stabile della drammaturgia contemporanea. La sfida era ambiziosa, ci si riproponeva di coprire l’intera programmazione del Nuovo Teatro Nuovo. Misfit nacque in quell’anno e poi ha avuto una propria circuitazione, approdando anche ad alcuni festival con grandi soddisfazioni per me e per Linda. Soprattutto con grande partecipazione di pubblico.
Invece cosa è Mentre d’intorno infuria il mondo?
Si tratta di un lavoro ispirato a Il soldatino di piombo di Hans Christian Andersen e non è un monologo come Misfit, infatti con me in scena ci sono Fabrizio Ferracane e Candida Neri. La regia è sempre di Linda Dalisi e la produzione, ovviamente, dello Stabile/Mobile Compagnia Antonio Latella. Io interpreto il soldatino a cui manca una gamba, quello che nella favola si innamora perdutamente della ballerina, l’amore del soldatino per la ballerina è anche una ricerca di libertà, il tentativo di infrangere la regola. Andersen sembra quasi un precursore di Toy Story, i giocattoli che si animano sulla scena ci chiedono di essere amati, di poter vivere , di non essere abbandonati. La sfida al potere è sfida alla stasi, ecco perché i personaggi si muovono spesso su un filo. Il funambolismo è la metafora di una ricerca dell’oltranza che può essere condotta solo in nome dell’amore, come in un sogno in cui tutto è possibile. Ciò che distingue questi giocattoli da quelli di Toy Story è che qui i giocattoli restano giocattoli, non si antropomorfizzano e noi non capiremo mai se la storia d’amore tra il soldatino e la ballerina è stata una storia reale o solo un sogno destinato allo scacco.