Con “Erodiade” di Giovanni Testori s’inizia un percorso tra le riscritture contemporanee di figure femminili tra storia e mito. La prima è proprio la madre di Salomé, che ha colpito il drammaturgo milanese più di ogni altro personaggio nell’uccisione di Giovanni Battista.
Ilaria Forte, protagonista dello spettacolo e regista, racconta: “Conoscevo la figura di Erodiade solo come la madre di Salomè. Testori la immagina in un’altra veste: innamorata di Giovanni Battista e affascinata dal personaggio al punto da spingere la figlia a chiedere la sua morte. E’ una donna passionale, contraddittoria e complessa”.
Infatti nella sceneggiatura di Testori, è stata lei stessa a spingere la figlia Salomé tra le braccia di Erode e a chiederle la testa di Giovanni, colpevole di aver rifiutato il suo amore.
“Mi piacciono le donne non convenzionali – spiega l’attrice - che possono far uscire in scena personaggi che nella vita non potresti mai essere. In questo caso interpreto un’assassina ed è un campo di scoperta esistenziale. Uno dei privilegi della’attore in fondo è proprio questo: la recita e il gioco di scena si fonde con la scoperta della vita al di fuori di se”.
Completamente identificata nella sua passione impossibile, Erodiade sfida il Dio carnale di Giovanni e cerca la morte in scena. “Dopo la morte del profeta, la madre di Salomè mette in crisi il suo ateismo e inizia a rivalutare il suo atteggiamento nei confronti della religione. Io non sono credente ma ho una vocazione teatrale che va costantemente interrogata e fatta mia, perché non diventi scontata”.
All’attrice è affidata anche la regia dello spettacolo. “Spesso le attrici preferiscono spezzare il ruolo in scena dalla ricerca stilistica che sta dietro ad uno spettacolo e che compete al regista. Io ho provato a fare mio il testo, ho scelto una scenografia essenziale con una scala di marmo dai molteplici significati.
Il testo contiene già in sé non solo la letteratura ma il teatro stesso. La lingua di Testori, infatti, è composta da odori e colori, misteriosa e musicale e ha bisogno di essere interpretata non soltanto attraverso la parola, ma anche attraverso il corpo, con passione e lucidità. “Quando ho letto il testo di Giovanni Testori mi ha affascinata molto, soprattutto per la lingua ricca che è stata usata. La lingua italiana è troppo spesso bistrattata dalla tv. Testori usa una forza immaginifica del testo e porta a un pensiero alto che non per forza è autoreferenziale. Una scrittura molto colta e allo stesso popolare unisce l’alto e il basso per un approccio immediato con il pubblico”. Un secondo approfondimento della lingua di Testori per l’attrice arriverà con “I promessi sposi alla prova”, testo che metterà in scena dal 26 ottobre al 14 novembre al Piccolo teatro di Milano. “Articolare una lingua complessa crea pensieri e domande complesse anche negli spettatori. Questa piece rappresenta una volta di più le capacità di Testori. La riscrittura di Federico Tiezzi, poi, è impeccabile”.