Teatro

Addio a Bobò, anima del teatro di Pippo Delbono

Bobò 
Bobò  © Luca Del Pia

Venerdì 1 febbraio è mancato all’improvviso ‘Bobò’, l'artista più intimamente legato al teatro di Pippo Delbono.

Se ne è andato all'improvviso venerdì 1 febbraio, a causa di complicazioni dovute a una broncopolmonite, Vincenzo Cannavacciuolo, meglio conosciuto come Bobò, ex detenuto dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa poi diventato attore; aveva 82 anni.

A darne notizia il regista genovese Pippo Delbono, che ha scritto su Facebook: “Se ne è andato Bobò. Lo straordinario uomo che avevo incontrato 22 anni fa nel manicomio di Aversa, sordomuto ed analfabeta, è morto. Così, all'improvviso. Ci mancherai Bobò. Ci mancherai”.

Bobò e Pippo

Nato nel 1936 a Villa di Briano in provincia di Caserta, sordomuto, affetto da microcefalia, analfabeta e con problemi di deambulazione, Bobò è entrato nel manicomio di Aversa a sedici anni e ci ha vissuto per più di quarant'anni, prima di incontrare nel 1995 Pippo Delbono, in occasione di un laboratorio teatrale tenuto dallo stesso regista. Artista irregolare e provocatore, all'epoca già affermato e conosciuto, Delbono esplora e scava nel disagio esistenziale, dando voce agli ultimi, emarginati, soli. 
L’incontro con Bobò è qualcosa di diverso, speciale, unico; tra i due nasce subito un’intesa, un legame d’affetto profondo, un un rapporto artistico privilegiato ''che va al di là del linguaggio e di quella strana finzione che siamo soliti chiamare ragione. Bobò e Pippo. Pippo e Bobò'', come recita il comunicato che porta il triste annuncio della Fondazione Emilia Romagna Teatro.
Bobò riesce ad intuire e tradurre tutto quanto voluto dal regista, al di là delle sue menomazioni: il rapporto tra Bobò e Delbono trova nel teatro la dimensione e il tempo per vivere, una zona franca dove arte e vita si intrecciano indissolubilmente.
 


Nel 1995 Bobò entra in compagnia e diventa protagonista dei principali spettacoli di Pippo Delbono, da Barboni, nel '97 seguito da Guerra (1998) e poi Esodo (2000), Il Silenzio (2000), Gente di Plastica (2002), Urlo (2004), Questo Buio Feroce (2006), La Menzogna (2008), Dopo la battaglia (2011), Orchidee (2013), Vangelo (2015), La Gioia (2018) e nelle opere liriche Cavalleria rusticana (2012), Don Giovanni (2014), Madama Butterfly (2014), Pagliacci (2018), e presente in molti dei suoi film.

“Dal 1995 Bobò non ha mai smesso di accompagnare Pippo e la sua famiglia teatrale, nelle rigorose e impervie e giocose e amarissime scorribande tra vita e teatro, alla ricerca di una sincerità assoluta nel vortice delle maschere, che Pippo, prendendo per mano Bobò, ha saputo da allora danzare. Da quel momento in poi, la sua vita sono dodici spettacoli, dodici continenti che spaziano per ogni dove, dodici stelle che accompagnano e accompagneranno il nostro cammino, dodici stazioni di una umanissima e lancinante “commedia” dalla rabbia alla gioia”.
 

"Dopo Bobò c'è sempre un vuoto"

Dice Delbono: "Ho conosciuto Bobò durante un seminario nell'ex manicomio. Lavoravo con attori di un gruppo locale. L’ho invitato a salire sul palco: aveva una presenza, una precisione, una verità straordinarie. Era quello che per me dovrebbe essere un artista".

Una storia artistica lunga quella di Bobò: nella sua innocente e inconsapevole gestualità lui incarna più di ogni altro la verità del gesto di un attore, come disse una volta Delbono. Negli anni Bobò si è guadagnato riconoscimenti importanti, è stato nominato Cavaliere delle Arti a Parigi e nel 2016 il consiglio comunale di Aversa, proprio la città dove era stato recluso per anni in manicomio, ha deciso di concedergli la cittadinanza onoraria.

L'ultima volta di Bobò in scena è stato con La gioia, un lavoro prodotto da Ert, l'istituzione che più ha sostenuto il teatro di Delbono e che ora si stringe a lui, alla compagnia e alla famiglia nella gratitudine e nell'affetto per "l'amico prezioso. Insieme a tutti coloro che lo hanno amato e continueranno per sempre ad amarlo, ci piace ricordarlo così: un saggio bambino ottantaduenne circondato da un tripudio di fiori, capace di vedere, dalla sua panchina/osservatorio, sulla scena della Gioia, ben al di là delle apparenze. Ciao, Bobò e grazie di tutto", hanno scritto tecnici, maestranze e direttore del teatro.