In occasione del decimo anniversario della scomparsa del grande scenografo Emanuele Luzzati e del bicentenario della pubblicazione della novella di Hoffmann, dalla quale prende spunto la trama del balletto "Schiaccianoci", al Teatro Arcimboldi di Milano va in scena dal venerdì 2 a domenica 4 dicembre il balletto che Amedeo Amodio, per molti anni direttore dell'AterBalletto, allestì nel 1989.
Ora il balletto, in tournèe per l’Italia, arriva venerdì 2 dicembre per tre giorni consecutivi nel grande teatro milanese degli Arcimboldi per la gioia di grandi e piccini. Sono tanti gli Schiaccianoci che girano sui palcoscenici italiani e con l'avvicinarsi del Natale, l'offerta del balletto natalizio per antonomasia cresce a dismisura.
Scegliere questo Schiaccianoci significa assistere allo Schiaccianoci italiano più bello, uno dei più interessanti della storia della danza, senz'altro uno dei più magici. Con le scene e i costumi originali di Emanuele Luzzati, già di per sé un’opera d’arte, Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio rappresenta anche una delle pagine più originali ed importanti della storia della coreografia italiana del ‘900.
Il cast prevede, in alternanza, le prime ballerine Ashley Bouder (New York City Ballet), Rebecca Bianchi Teatro dell’Opera di Roma) e Anbeta Toromani, affiancate dai primi ballerini Andrew Veyette (New York City Ballet), Vito Mazzeo (Balletto Nazionale Olandese), Alessandro Macario (Teatro San Carlo di Napoli) e Alessio Rezza (Teatro dell’Opera di Roma), insieme al corpo di ballo e ai solisti della Daniele Cipriani Entertainment.
Si tratta di una produzione su grande scala, paragonabile per dimensioni e qualità solo a quelle dei più importanti teatri lirici. In scena si vedranno 40 artisti (37 ballerini, 2 artisti del teatro d’ombre e un trampoliere). A lavorare dietro le quinte una quindicina di persone, tra maîtres, e staff tecnico. Uno spiegamento di talenti che fa di questo Schiaccianoci uno degli eventi principali della stagione.
In questa nuova ripresa del balletto Amedeo Amodio recupera le ombre che nel contrasto con le tinte vivaci e brillanti della tavolozza di Luzzati, rendono ancor più tangibile e magico il confine labile tra realtà e fantasia.
Il balletto si era imposto all’attenzione dei più importanti teatri europei per la sua indiscutibile bellezza ma anche per lo spessore della rivisitazione in chiave psicologica che lascia intatto, anzi esalta, l’elemento fiabesco concentrandosi sulla potenza dell’immaginazione infantile.
“Ho voluto rimanere il più possibile fedele al racconto originale di Hoffmann: la realtà vista con gli occhi di una bambina, Clara, che conserva il senso della ‘realtà magica’ -spiega lo stesso Amodio- il fantastico presente nella realtà quotidiana dove i confini tra il mondo dell’immaginario e la realtà di tutti i giorni sono così attenuati che, a volte, non sappiamo quale sia più vero e più concreto”.
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