Teatro

Daniele Gatti conclude Ferrara Musica

Daniele Gatti conclude Ferrara Musica

La musica di Beethoven ha concluso una stagione particolarmente intensa con un programma assai interessante nel confronto tra due Sinfonie vicine nel tempo ma lontane per altri aspetti.

La conclusione di Ferrara Musica, rassegna concertistica fondata da Claudio Abbado, sigla una stagione particolarmente intensa. Spetta a Daniele Gatti, alla testa della Mahler Chamber Orchestra, chiudere il ciclo beethoveniano che li ha portati a girare l’Italia. In questa occasione vi è la possibilità di ascoltare la Sinfonia n.8 in fa maggiore op.93 e la Sinfonia n.9 in re minore op.125 “Corale”.

Nonostante la vicinanza, per quanto attiene genere e catalogo, non potrebbe esserci distanza maggiore tra due opere stilisticamente e cronologicamente assai differenti. La prima risale all’estate-autunno 1812, durante il soggiorno di cura a Teplitz, ma il debutto ebbe luogo solamente il 27 febbraio 1814 alla Redoutensaal di Vienna. In rapporto alle sue dimensioni ridotte, richiamanti stilemi settecenteschi, sono ravvisabili tracce umoristiche e burlesche che ricordano da vicino le caratteristiche compositive mozartiane e haydniane. Molti illustri contemporanei la amarono profondamente, sottolineando le sue particolari componenti musicali. La presenza di abbozzi e varianti testimonia l’impegno del compositore nella stesura di una partitura tutt’altro che scontata e semplice.

La Nona sinfonia è, al contrario, frutto di un’ideazione lunga tutta una vita. Già nei prima anni Novanta del Settecento, Beethoven si innamorò dell’ode schilleriana An die Freude che tanto aveva ammaliato un’intera generazione di giovani tedeschi. Deciso a metterla in musica fin da subito, l’autore dovette accantonare il progetto per iniziali problemi di censura e poi per altri impegni compositivi. Man mano, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, molti frammenti della futura Nona si reperiscono non solo in lavori minori ma anche in appunti e schizzi contenuti nei taccuini beethoveniani, fin dal 1794. Un primo passo verso l’ultima sinfonia è ravvisabile tanto nella primitiva idea di concludere la Pastorale con un coro religioso, quanto nella concezione innovativa, e inneggiante alla pace e alla gioia, della Fantasia in do minore per pianoforte, coro e orchestra. Tralasciando i numerosi rimandi, reperibili nel catalogo beethoveniano, sono del 1817 i primi veri abbozzi che proseguono fino al 1819 quando, per esigenze economiche impellenti, Beethoven si occupò di altre composizioni. Finalmente, nel 1822 il lavoro riprese di gran lena e confluì in una partitura rivoluzionaria per commistione stilistica e sintesi musicale precorritrice dei risvolti sinfonici ottocenteschi.

A cogliere i messaggi veicolati da due partiture così antitetiche cooperano Gatti e la Mahler. Il direttore italiano, che divide il pubblico per le sue scelte, nasconde nel gesto ruvido preziose indicazioni, alle volte solo parzialmente comprese dagli stessi orchestrali. Ma, in quest’occasione, l’intesa è palpabile: alle indicazioni del podio, estremamente attente alle dinamiche e alle agogiche, fa seguito una reazione orchestrale vibrante, con particolare efficacia nel settore dei fiati. Gli impasti beethoveniani trovano una valorizzazione sovente negletta: il merito è da ricercarsi nella profonda intesa tra guida ed esecutori. Precisa e delicata la lettura dell’Ottava, in bilico tra raffinato classicismo ed empiti romantici. I primi tre movimenti dell’ultima sinfonia risuonano tersi, ricchi di spunti ed eleganza; l’ultimo, tuttavia, risente di qualche genericità, abbinata a lievi scollamenti. L’apporto dei due cori spagnoli, l’Orfeó Català e il Cor de cambra del Palau de la música catalana, preparati con rigore da Josep Vila I Casañas, è assolutamente imprescindibile, data l’alta statura qualitativa degli interventi di entrambe le compagini vocali. Sottotono la prestazione dei quattro solisti: Christiane Oelze, soprano decisamente perfettibile, Christa Meyer, mezzosoprano, Torsten Kerl, tenore, e Steven Humes, basso.

Tripudio finale per coro e orchestra cui si sono associate numerose chiamate alla ribalta per direttore e solisti.