Il celebre virtuoso russo Boris Belkin, in occasione di un altro appuntamento del Ciclo Cajkovskij, suonerà con l'Orchestra Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna .
Talento precoce, il solista di rinomanza internazionale, Boris Belkin ha studiato al Conservatorio di Mosca, suonando quindi in tutta l’Unione Sovietica con le più importanti orchestre nazionali. Nel 1974 è emigrato in Occidente e da allora si è esibito in tutto il mondo con le maggiori orchestre, diretto dai più famosi direttori, tra i quali si ricordano Bernstein, Ashkenazy, Mehta, Maazel, Muti, Ozawa, Sanderling, Temirkanov, Dohnányi, Dutoit, Gelmetti, Herbig, Tennstedt, Rattle, Haitink, Berglund, Mata, Chung, Hirokami, Fedoseyev, Welser-Möst, Ahronovich, Sir Charles Groves, Eric Leinsdorf, William Steinberg.
Estro, poesia, pathos, nobiltà: il violinismo russo racchiude queste e cento altre definizioni assieme a tutto il peso di un itinerario storico che è un certificato di garanzia, ma nello stesso tempo nasconde un’inevitabile sfida. Boris Belkin , russo, per nascita e formazione, di quella terra prolifica di giganti del virtuosismo ha fatto il trampolino dal quale proiettarsi verso Occidente, in un percorso in crescendoche lo ha portato ad affermarsi anche oltreoceano, al fianco delle orchestre statunitensi. Il suo status internazionale si conferma per le esperienze e gli stretti legami con i maggiori direttori, come Bernstein, Ozawa, Haitink, Mehta, con le più grandi compagini e con solisti del calibro di Bashmet e Maisky.
Oggi è corteggiato dai centri musicali più illustri del mondo, e il suo viaggio prosegue, sempre alla ricerca di nuovi pubblici con cui dialogare. Se nell’immaginario collettivo sul palcoscenico, a pari merito, si collocano due tipologie d’artista, il filologo e il virtuoso, qualità spesso ritenute in contrasto fra loro, l’impronta della tradizione russa è un abito cui tutti siamo visceralmente affezionati. Che cosa si aspetta il pubblico ancora il virtuoso russo o l’artista cosmopolita? Rigoroso nel controllo dell’intonazione e del fraseggio, potente e delicato nei volumi, agguerrito nelle dinamiche, profondo nel lirismo e brillante nella varietà timbrica. Queste alcune delle peculiarità di Belkin, che conosce e sa tradurre nel migliore dei modi il mondo musicale russo, ma da quelle tinte sa distaccarsi per parlare un linguaggio proprio e unico, attraverso le maglie del repertorio che di volta, in volta presenta.