Teatro

Il Macbeth di Emma Dante conquista Edimburgo: la coproduzione del Massimo di Palermo insignita dell’Angel Herald Award

Il Macbeth di Emma Dante conquista Edimburgo: la coproduzione del Massimo di Palermo insignita dell’Angel Herald Award

Il prestigioso riconoscimento della critica al Festival di Edimburgo corona il percorso di successi conseguiti dal nuovo allestimento del Macbeth di Verdi, per la regia di Emma Dante

Ancora una volta la sagace irriverenza della regista Emma Dante ha centrato nel segno: mettere insieme i migliori talenti artistici, le maestranze e i mezzi organizzativi di alcune tra le principali fondazioni lirico-teatrali italiane (Teatro Massimo di Palermo, Teatro Regio di Torino ed Associazione Arena Sferisterio-Macerata Opera Festival) per dare vita ad una eccellente rivisitazione del Macbeth di Verdi, opera lirica su libretto di Francesco Maria Piave, - ispirata all’omonimo dramma shakespeariano - qui proposta nell’edizione francese del 1865.
Dopo il debutto al Massimo di Palermo lo scorso gennaio, già incorniciato da una galleria di riconoscimenti, il lavoro completa la fortunata stagione ottenendo l’ambito premio tributato dai critici del quotidiano scozzese “The Herald”, con una motivazione di tutto rispetto: essere stato giudicato «uno degli spettacoli più interessanti e innovativi visti in questa settantesima edizione del Festival».

Dalla Scozia al Mediterraneo: folclore rituale e miti arcani

Infatti, già consolidato dall’ottima riuscita dell’intero cast in scena, il nuovo Macbeth riesce a contestualizzare il tema di fondo - la folle smania dell’uomo di ogni tempo per il potere, sullo sfondo di una Scozia ferina e barbarica – secondo un inedito taglio interpretativo che cattura l’attenzione e pone interrogativi.
Con estro visionario, e secondando il consueto gusto barocco- espressionista, la regia istituisce una sorta di cortocircuito spazio-temporale per cui le fosche ambientazioni medievali entro cui si colloca l’intreccio, specchio di rivolgimenti storici altrettanto torbidi, entrano in pendant con l’enorme patrimonio di rituali magico- misterici, superstizioni leggendarie e folclore fantastico di stampo mediterraneo, evocati dalla presente rilettura. «Un Macbeth stregonesco» - chiosa la regista palermitana- dove le streghe tramandano la loro specie, ed «è come se questa maternità fosse perpetua, e raccontasse la vita che va avanti. La progenie si identifica con il futuro degli uomini e delle donne». 

Il Macbeth, emblema corale dell’arte europea da esportazione

Dunque, giustamente soddisfatti i commenti dei diretti interessati alla notizia del premio: i dirigenti  della Fondazione Teatro Massimo - il sovrintendente Giambrone e il presidente Orlando- si congratulano con la regista, «una grande artista siciliana», sottolineando la posizione di rilievo dell’Ente lirico, riconfermatosi «luogo di produzione culturale capace di sfide di alto profilo internazionale».
Sulla stessa linea le parole di Walter Vergnano, sovrintendente del Regio di Torino, secondo il quale dobbiamo ritenerci fieri di essere «ambasciatori della cultura italiana nel mondo»; riuscire a «conquistare il cuore degli scozzesi» è stata la mission impossible vinta dalla Dante secondo il direttore d’orchestra Noseda: una rivisitazione ardita del Macbeth canonico, sulla base di «una visione personalissima delle famosissime vicende shakespeariane».
Un allestimento - quello del presente Macbeth - nato dall’interazione corale tra le plurime competenze coinvolte ai massimi livelli e che può vantare, ad ulteriore titolo di merito, l’abbattimento di ataviche scaramanzie che da secoli vietavano perfino di nominare il titolo dell’opera shakespeariana -ritenuta apportatrice di sventura- aggirandolo con la perifrasi «The scottish play»: «A noi questo spettacolo ha portato solo fortuna! » avrebbe esultato divertita la regista commentando l'aneddoto.