Si può parlare di religione a Manhattan? Arriva in ItaliaDisgraceddiAyad Akhtar con la regia diJacopo Gassman.
Un testo fresco, freschissimo, scritto tra il 2011 e il 2013 arriva finalmente in Italia grazie a una coproduzione di Fondazione Luzzati/Teatro della Tosse onlus, Teatro di Roma e Teatro Nazionale. Debutta sabato 8 luglio al Teatro Spazio No'hma di Milano.
Si tratta del pluripremiato testo di Ayad Akhtar, Disgraced (leggi qui la SCHEDA SPETTACOLO), della cui traduzione e della regia si occupa nientemeno che Jacopo Gassman, l'ultimo figlio di Vittorio, che ha già debuttato come regista teatrale in Italia con La pace perpetua nel 2014.
Jacopo Gassman e il teatro
Il giovane artista poco più che trentenne si è diplomato in regia cinematografica in America, per poi passare alla Royal Academy di Londra. Non è un caso che anche l'autore di La pace perpetua, altro spettacolo di cui ha curato la regia, non sia italiano, ma un drammaturgo spagnolo, Juan Mayorga. Gassman si sta dimostrando dunque un grande conoscitore dei migliori drammaturghi contemporanei a livello internazionale.
Menù di stasera? Identità e religione
A New York, specie a Manatthan, è rischioso invitare amici a cena; è rischioso anche discutere di cronaca, soprattutto di questi tempi, soprattutto se si finisce a parlare del caso di un imam perseguitato dalla legge ingiustamente, pare, e poi arrestato. Senza contare che i quattro convitati hanno origini culturali ed etniche del tutto differenti e che a volte rinnegare la propria tradizione famigliare in America è un buon mezzo per fare carriera. Il New York Times commenta così il testo per la messa in scena nella Grande Mela, risalente al 2012:
"In dialogue that bristles with wit and intelligence, Mr. Akhtar [...] puts contemporary attitudes toward religion under a microscope, revealing how tenuous self-image can be for people born into one way of being who have embraced another."
[In un dialogo che si erge con arguzia e intelligenza, Mr Akhtar mette sotto un microscopio i moderni atteggiamenti nei confronti della religione, rivelando come può essere flebile la propria auto-rappresentazione per chi, nato in un certo contesto di vita, ne ha abbracciato un altro]
Un testo, la contemporaneità e i premi
Per questo gioiello che vuole essere più che una riflessione su temi attuali scottanti, dal momento che c'è chi lo ha definito una "moderna tragedia greca", l'autore ha ricevuto ben tre premi (Joseph Jefferson Award nel 2012 come miglior Nuovo testo; Premio Pulitzer 2013 per il Teatro; Obie Award 2013 per la Drammaturgia). Resta da scoprire se Jacopo Gassman e gli interpreti scelti per la difficile impresa (Hossein Taheri, Francesco Villano, Lisa Galantini, Saba Anglana, Marouane Zotti) sono all'altezza del drammaturgo americano.
Per maggiori info leggi la SCHEDA SPETTACOLO.